IDEE E PROPOSTE PER UN DIVERSO MODELLO DI GESTIONE
DEI RIFIUTI,
PER LA RIDUZIONE DEGLI STESSI
E PER L’AMPLIAMENTO DELLE RACCOLTE DIFFERENZIATE
Indice
Premessa
1) Il P.P.O.R.
2) Analisi dei dati sulla raccolta dei rifiuti nel Comune di Fano
3) Il quadro nazionale
4) Le iniziative dell’Aset Spa
4.1 La famiglio riciclona
4.2 Informazione e educazione
5) Esperienze di raccolta differenziata a confronto
5.1 Compost
5.2 Beni durevoli
6) La Tariffa
6.1 Tipologie di tariffa e sua applicazione
7) Proposte per Fano
7.1 Prima fase
7.2 Seconda fase
7.3 Terza fase
7.4 Isole ecologiche
7.5 Informazione
7.6 Vigilanza
7.7 Tariffa
7.8 Osservazioni sulla raccolta di singoli materiali
8)
Riduzione dei rifiuti
Conclusioni
Le finalità di questo
documento sono di:
·
avviare un confronto con il Comune di Fano e con
l’Aset SpA, che ha in affidamento il servizio di Igiene Ambientale, sulle
modalità di gestione del servizio di raccolta e di smaltimento dei Rifiuti
Urbani, dei Rifiuti Speciali Assimilati e dei Rifiuti Urbani Pericolosi;
·
avanzare proposte e spunti di riflessione sulle
modalità di riduzione della produzione di rifiuti in ambito locale;
·
avanzare proposte e sottoporre esperienze che
massimizzino la raccolta differenziata dei rifiuti ed il loro avvio al riciclo
e riuso e minimizzino i conferimenti in discarica;
·
promuovere nei tempi di legge e comunque entro
gennaio 2003 l’avvio del sistema di tariffazione dei rifiuti in sostituzione
della TARSU.
1) Il P.P.O.R. (Piano Provinciale Operativo sui Rifiuti)
Siamo consapevoli che questa proposta in parte contrasta con il PPOR recentemente adottato dalla Provincia di Pesaro-Urbino.
In particolare:
· il PPOR prevede la raccolta domiciliare solo per rifiuto organico, carta e cartone e non per plastica e vetro;
· la raccolta differenziata di r.s.u. è di tipo aggiuntivo alla raccolta effettuata con contenitori stradali di grosse dimensioni e quindi non c’è nessuna sostanziale modifica all’attuale sistema di raccolta diffuso nel territorio provinciale;
· non è prevista nessuna forma di incentivo per gli utenti che effettuano in casa la separazione dei rifiuti e che quindi contribuiscono in misura maggiore alla minor produzione di rifiuto indifferenziato;
· sebbene sia indicata la composizione della tariffa (che dovrà sostituire la tassa), il suo valore (espresso il lire) massimo e minimo per kg. di rifiuto, non è indicato come sarà applicata ai singoli utenti. Ovvero non è specificato con quale criterio chi produce più rifiuti pagherà di più e chi invece verrà agevolato;
· la nostra proposta non contiene un’analisi sui costi degli impianti e degli investimenti necessari ad attuarla, ma riteniamo che, sulla base del raffronto tra alcune diverse esperienze di raccolta di r.s.u., i costi previsti dal PPOR siano più elevati di quelli che si sosterrebbero con una raccolta domiciliare integrata.
Il PPOR è uno strumento di gestione che nasce già vecchio e con poche ambizioni. Non solo l’applicazione è in forte ritardo rispetto ai tempi programmati dal Piano stesso, e le percentuali di raccolta differenziata non verranno raggiunte negli anni previsti, ma tutto l’impianto è inadeguato ad affrontare una moderna ed ecologica gestione dei rifiuti. Va rilevato che gli obbiettivi massimi di raccolta differenziata previsti dal Piano sino al 2009, si fermano a quelli stabiliti dal Decreto Ronchi, e non viene concepita la possibilità di raggiungere quote più rilevanti. L’impressione che abbiamo ricavato dalla lettura del Piano è che sia stato fatto solo per adempiere ad un obbligo legislativo, e che nasconda (neanche troppo velatamente) la volontà di non fare mai decollare le raccolte differenziate per lasciare spazio a soluzioni, per il momento inaccettabili, come l’incenerimento dei rifiuti.
2)
Analisi dei dati sulla raccolta dei rifiuti nel Comune di Fano
(fonte Aset SpA)
La raccolta
differenziata (R.D.) del 2001 si pone al 12.52% rispetto al totale dei rifiuti
(se da questi si esclude lo spazzamento e la raccolta di rifiuti sulle spiagge
pari a 5.865.650 kg). L’incremento rispetto l’anno precedente è solo del
1,04%.
Rispetto al 1996 l’incremento dei rifiuti finiti in discarica è stato di 1.599.000 kg pari al 5,6% (esclusi spazzamento e spiagge), mentre le raccolte differenziate hanno registrato un incremento di 2.766.000 kg pari al 180%: le raccolte differenziate quindi, nonostante il forte incremento, non riescono ad invertire il trend dei rifiuti che finisce in discarica, che continua a crescere.
Il totale dei rifiuti raccolti nel 2001 (esclusi spazzamento e spiagge che negli anni precedenti non erano conteggiati) è del 3% superiore al 2000, che a sua volta è superiore del 1,8% rispetto al 1999. La media dell’incremento del totale rifiuti dal 1996 al 2001 è del +2,2% l’anno. L’incremento del 2001 e il dato medio sono abbastanza preoccupanti in quanto sono superiori alla media nazionale che si colloca intorno al +1%. Ma ancora più preoccupanti sono i dati della quantità di rifiuti per abitante che finisce in discarica (kg/ab/anno) pari a 615 kg. ed il totale prodotto (compreso il differenziato) pari a 688 kg (kg./ab/anno) che ci collocano tra i comuni con maggiore produzione di rifiuti (la media nazionale è di 466 kg/ab/anno). Occorre specificare che questa elevata produzione pro capite ha sicuramente delle giustificazioni, ma è da escludere che queste siano riferibili principalmente al flusso turistico estivo (come verrà più estesamente spiegato dopo). Quasi sicuramente una grossa parte del rifiuto indifferenziato è costituito dai rifiuti provenienti dalle utenze produttive, che invece di riciclare o smaltire direttamente in discarica, pagando la relativa tassa, trovano più comodo e conveniente utilizzare i grossi contenitori destinati alle utenze domestiche. Per ultimo rileviamo un fatto anomalo in contrasto con la statistica nazionale: l’estensione a quasi tutto il territorio comunale dei cassonetti da 2.400 lt. effettuata dal gennaio 1999 non ha favorito l’aumento dei rifiuti raccolti, ma nel 1999 si registra una loro leggera riduzione.
Con questi elementi di valutazione possiamo affermare che la raccolta differenziata è al palo mentre cresce incessante la quantità dei rifiuti complessiva (purtroppo crescono in maniera paurosa anche le discariche abusive). Ricordiamo a questo punto che gli obbiettivi stabiliti dal Decreto Ronchi sono per il 2002 il 30%, mentre nel 2001 bisognava raggiungere il 25% ed il 20% nel 2000.
Fano è dunque
lontanissima dai parametri di legge, ma la situazione in Italia?
3) Il quadro nazionale
La produzione di rifiuti registra un incremento medio del 2% mentre la raccolta differenziata del 1,7%.Come è facilmente comprensibile c’è una grossa differenza tra nord centro e sud. Al nord la raccolta differenziata è del 27% (su una produzione di 523,2 kg/ab/anno), al centro del 14% (562,7 kg/ab/anno)al sud del 4,7% (461,3 kg/ab/anno), media nazionale 16,9% (508 kg/ab/anno). Al nord in testa alla classifica si colloca la Lombardia con il 36% seguita con il 31,4% dalla Regione Veneto, mentre al sud abbiamo regioni come la Sardegna e la Calabria che raccolgono in modo differenziato rispettivamente solo 1,7 e il 2,4%. Il comune più “riciclone” d’Italia è Torre Bordone (BG) con il 78,7%, mentre Lecco con il 41,3% si è piazzato al 1^ posto tra i capoluoghi di provincia. Tra questi spicca anche Lucca con il 33% e sempre in centro Italia il comune di Poggibonsi (SI) con il 36,6% (dati diffusi da Legambiente riferiti al 2000).
Venendo ai dati della nostra regione: la produzione dei rifiuti del 2001 sul 2000 è cresciuta del 1%, ed ha raggiunto i 521,5 kg/ab/anno; la racc. diff. è del 11,4% con un incremento sul 2000 del 2,5%; la Prov. di Ancona separa il 14,6% di rifiuti, mentre il comprensorio di Pesaro (Aspes) il 21% (dato del 2000). Il confronto con i dati di altri comuni o bacini di raccolta ci dimostra che è possibile per la raccolta differenziata superare persino gli obbiettivi del DPR 22/97 se vi è la volontà politica, se vengono effettuate le scelte organizzative giuste, se vengono effettuati gli investimenti appropriati. (I dati di cui sopra sono tratti dall’indagine di Legambiente e dell’O.N.R. sulla “Produzione e raccolta di rifiuti urbani in Italia nel 2001”).
4.1)“La famiglia riciclona.” Questo concorso non ha inciso in termini quantitativi sulla raccolta differenziata ma è stato utile perché ha rappresentato la prima campagna pubblicitaria sul riciclaggio e recupero dei rifiuti da oltre 10 anni a questa parte, fatta eccezione per la campagna educativa dal titolo “un sacco brutto”. Riteniamo che gli scarsi risultati (l’incremento 2000/2001 è dell’1%) siano dovuti al fatto che chi aderisce all’iniziativa sono in gran parte persone già sensibilizzate, che comunque in passato già praticavano la separazione dei rifiuti, ma solamente gli conferivano in un altro modo (es. isole ecologiche). In effetti solo le famiglie numerose, o chi produce molti rifiuti e di conseguenza fa una efficiente separazione ha concrete possibilità di vincere ed è quindi incentivato a partecipare. Difficilmente chi non ha mai fatto la raccolta differenziata viene attratto dal concorso a premi. Quindi “la famiglia riciclona” è una iniziativa valida a livello informativo ma poco efficace in termini pratici, e rischia di essere un incentivo al consumo ed alla produzione di rifiuti.
Solo attivando un meccanismo che dia dei benefici a tutti gli utenti in proporzione della % di raccolta differenziata e del quantitativo di rifiuto indifferenziato residuo, si può pensare di raggiungere dei risultati apprezzabili.
4.2) Informazione e educazione. Sul campo dell’informazione, come dicevamo, il Comune e l’Aset hanno fatto pochissimo. Riteniamo che questo sia uno dei principali motivi dei bassi incrementi della raccolta differenziata. Se si eccettuano le iniziative sopra ricordate e la collaborazione avviata con Casa Archilei, che coinvolge insegnanti e alunni, nulla è stato prodotto per informare, educare, condizionare il cittadino.
Il quaderno “conoscere i rifiuti” ha avuto una scarsa diffusione e d’altronde non è nato per essere distribuito alle famiglie. Il giornalino “Linea diretta”, allegato a “Fano stampa”, poteva essere utilizzato come valido strumento di informazione e di guida alla raccolta differenziata, se avesse affrontato questo tema con un numero monografico.
Ad esempio, quanti cittadini sanno che presso il Centro di Raccolta di Fano (Via Madonna Ponte) si possono conferire ben 22 diverse tipologie di rifiuti? Quando è stato pubblicizzato che nei cassonetti per la plastica ora si può introdurre ogni tipo di imballaggio (di plastica) e non solo bottiglie e flaconi? Quante famiglie conoscono il servizio di raccolta domiciliare dei rifiuti ingombranti e degli scarti di giardino (potature e sfalcio), visto che continuano a proliferare gli scarichi abusivi, gli abbandoni vicino ai cassonetti, l’intasamento dei cassonetti con ramaglie ecc. ?
D’altro canto occorre osservare che quando invece l’informazione viene data, come nella campagna “Un sacco brutto”, manca totalmente la successiva e necessaria attività di controllo (e repressione), senza la quale ogni opera di sensibilizzazione viene svuotata di qualsiasi efficacia.
Gli esempi e le soluzioni di marketing adottate da Comuni, Aziende, Consorzi sono innumerevoli e di vario tipo, l’importante è arrivare al singolo utente e condizionarlo verso comportamenti virtuosi. Purtroppo la maggior parte dei cittadini vede la raccolta differenziata come una facoltà o al massimo come una opportunità, ma non come una necessità, e quindi i risultati raggiunti fino ad ora sono dovuti alla parte della popolazione dotata di maggiore sensibilità ambientale. L’azione di marketing deve far entrare nella mentalità dei cittadini che la separazione dei rifiuti è un obbligo e che quindi le abitudini vanno cambiate non solo per ragioni ecologiche, ma anche sociali ed economiche. E’ chiaro che il successo o il fallimento di qualsiasi progetto che punti ad un incremento delle quote di R.D. è in funzione anche dell’organizzazione del servizio e degli incentivi o disincentivi che vengono applicati. Quindi un ruolo fondamentale può essere svolto dalla “tariffa”che nel nostro Comune dovrebbe sostituire la “tarsu”a partire dal 01/01/2003.
E’ interessante a questo punto mettere a confronto, molto sinteticamente, alcuni modelli di raccolta dei rifiuti, vedere che influenza hanno sulla R.D. e sulla riduzione degli stessi e analizzare alcune esperienze di applicazione della “tariffa”
Le
considerazioni ed i dati che seguono sono estratti da studi svolti da Attilio
Tornavacca, Enzo Favonio e altri del Gruppo di Studio sul Compostaggio e la
Gestione Integrata dei Rifiuti della Scuola Agraria del Parco di Monza. Per
maggiori dettagli si rimanda alla visione integrale dei documenti che giudichiamo
di notevole interesse).
5) Esperienze di raccolta
differenziata
a confronto
Si da per scontato che l’aumento costante dei rifiuti sia un problema generalizzato dovuto alla dinamica dei consumi ed all’aumento dell’uso di imballaggi usa e getta. Un’analisi più approfondita del problema fa emergere che spesso gli aumenti più consistenti sono in realtà circoscritti ad aree, ed in particolare ai centri urbani, che hanno modificato il modello di raccolta con l’adozione di contenitori stradali per l’indifferenziato sempre più grandi (2400-3200 lt), accompagnati da sistemi da elevata meccanizzazione. Contemporaneamente si è assistito ad una speculare diminuzione del conferimento agli impianti autorizzati (es. discariche di 1^ categoria) dei rifiuti speciali assimilabili (ma non assimilati) agli urbani prodotti dalle grandi utenze (es. artigiani, industrie ecc.). In questo modo sulla P.A. e quindi sui cittadini e venuto a gravare il costo dello smaltimento di una quota consistente di rifiuti industriali ed artigianali che doveva rimanere in carico ai rispettivi produttori; inoltre una volta conferiti nel rifiuto urbano, i rifiuti speciali, spesso monospecifici e quindi recuperabili, sono andati ad aumentare la quota di rifiuto indistinto finito in discarica.
Al contrario è stato provato che l’adozione di sistemi di raccolta differenziata “integrata”, con l’eliminazione dei contenitori stradali e la contestuale adozione della raccolta domiciliare per il residuo secco (es. con sacchi trasparenti) e della frazione umida (es. con contenitori condominiali), non solo permette l’intercettazione di frazioni recuperabili nettamente più elevate, ma comporta costi di gestione (a regime) nettamente inferiori alla raccolta stradale. La gestione “integrata” infatti consente di disincentivare il conferimento dell’indifferenziato e di favorire e rendere più comoda la raccolta differenziata, che altrimenti verrebbe attuata soltanto dagli utenti più sensibili. La raccolta domiciliare delle frazioni fermentescibili (da tenere separata dagli scarti di giardinaggio) risulta fondamentale per raggiungere quote di R.D. significative, pari o superiori agli obblighi di legge.
E’ significativo confrontare i dati di produzione pro capite dei rifiuti, e di % di raccolta differenziata raggiunti da città che hanno attuato la raccolta domiciliare “integrata”(Monza e Cinisello Balsamo), rispetto ad altre che utilizzano compattatori a presa laterale (CMPL) e raccolte differenziate aggiuntive (Parma-Mantova, Brescia, Modena). Nel primo caso la R.D. raggiunge quote del 50% circa e i kg/ab/anno di rifiuti sono 450/500; nel secondo la R.D. è tra il 22 e il 32% e i rifiuti kg/ab/anno sono 550/650 (dati anno 1999). La cosa sorprendente è che il primo modello di raccolta è persino meno costoso del secondo. Ovviamente le valutazioni sono state fatte, come è giusto che sia, considerando i costi euro/ab/anno e non euro/kg/anno proprio per non premiare le situazioni di maggior produzione specifica di rifiuto. Inoltre nella valutazione della convenienza economica di un sistema rispetto all’altro si sono adottati due scenari per il costo di smaltimento dell’indifferenziato e due scenari per il conferimento dell’umido e del verde, normalizzando i costi della fase di trattamento delle varie frazioni recuperate. Questo perché le locali condizioni di mercato possono notevolmente influenzare i costi di smaltimento in discarica o di compostaggio. In ogni caso comunque il modello adottato da Monza è meno caro rispetto agli altri sistemi di raccolta (CMPL).
(Per quanto ci riguarda è da rilevare l’assoluta anomalia del Comune di Fano che non paga nulla per il conferimento in discarica.)
Una corretta analisi dei costi di un sistema organizzativo rispetto ad
un altro, deve per forza considerare i risparmi, che una maggiori quote di R.D.
consentono sugli impianti di smaltimento, in quanto ne allungano la durata e quindi i costi ed i problemi legati ad una
loro nuova localizzazione.
I dati dello studio dimostrano che applicando il
modello di raccolta differenziata integrata si possono contenere i costi di
gestione complessiva, ridurre la massa totale di rifiuti conferiti e
raggiungere elevati tassi di riciclo.
La città di Monza, che ha adottato un circuito di raccolta domiciliare per lo scarto di tipo alimentare, con elevati volumi pro capite (63 kg/ab/anno), per merito dei risparmi conseguiti nella gestione del servizio, si è riusciti a ridurre la Tarsu dell’8% per l’anno 2000.
5.1) Compost. A fine 2001 risultano circa 1500 comuni coinvolti nella raccolta secco/umido e la frazione organica raggiunge i 23,8 kg. ab/anno, un valore ancora lontano dai 75 kg/ab/anno della Germania. Lo scarto verde viene raccolto separatamente in Lombardia; Veneto e Piemonte. Ma importanti sviluppi con risultati analoghi ad alcune esperienze del nord si registrano in diverse decine di comuni in Campania. Il compost di qualità (quello proveniente dalla raccolta domiciliare) viene interamente assorbito dal mercato, in particolare dai produttori di terricci, e le condizioni di mercato sono favorevoli ad una sua prossima applicazione al florovivaismo ed alle coltivazioni di pieno campo. In proposito la Direttiva 99/31/CE sulle discariche (ancora non recepita in Italia) prevede una drastica riduzione del conferimento in discarica del rifiuto biodegradabile nei prossimi anni (fino al 65%).(Dati studio Legambiente).
5.2) Beni durevoli. Delle 253.773 tonnellate messe in commercio nel 1999, una quota pari a 182.427 t. sono state quelle dismesse, di cui solo 24.000 t. (13,48%) raccolte in maniera differenziata e di queste solo 17.000 t. sono state trattate in piattaforme pubbliche e private specializzate. Si stima che 5.500.000 elettrodomestici siano dismessi ogni anno, pari a 170.000 t. di materiale, di cui 1.500 costituite da sostanze pericolose. Nel 2000 sono state rilasciate in atmosfera 2.500 t. di gas nocivi per l’ozono (cfc, hcfc) a causa del non corretto smaltimento delle apparecchiature. Ma dal 01/01/2000 è diventato tassativo il divieto di smaltire in discarica i rifiuti contaminati da sostanze che possono danneggiare lo strato di ozono (D.M. 141 del 11/3/1998). Un aiuto alla R.D. di beni durevoli presto verrà da una direttiva comunitaria che stabilirà anche % minime di recupero. Quindi la R.D. di rifiuti ingombranti di provenienza domestica è ancora più importante, in quanto attraverso il recupero di sostanze rappresentate da metalli pesanti, materiali ignifughi bromurati, ecc. si evitano grossi e persistenti danni all’ambiente.
6) La Tariffa
Come si è evidenziato prima, in parecchi casi gli aumenti di raccolta differenziata, sono di fatto annullati dalla crescita della produzione di rifiuti. A differenza di altri Paesi della U.E. (soprattutto Austria e Germania), dove norme più efficaci hanno profondamente innovato i processi produttivi e distributivi incentivando la riduzione degli imballaggi, in Italia l’unico strumento che il D.L. 22/97 offre allo scopo è dato dalla “tariffa”.
La “tariffa” permette di premiare i cittadini che partecipano in maniera più attiva alla raccolta differenziata e i cittadini che utilizzano più vuoti a rendere, penalizzando coloro che invece lasciano quantità di residuo indifferenziato più elevate. Essa deve colpire non solo la frazione secca residua indifferenziata, ma anche (in misura minore) la frazione umida e verde al fine di incentivare il compostaggio domestico. L’applicazione della tariffazione volumetrica risulta più efficace con i modelli di raccolta “integrata” di tipo domiciliare, rispetto a quelli con contenitori stradali, perché implica una maggiore responsabilizzazione delle utenze coinvolte. Varie esperienze hanno dimostrato che nei Comuni dove è stata introdotta la tariffa a volume i rifiuti residui sino diminuiti in media del 15-20%.
Le prime azioni di contenimento della produzione di imballaggi sono state adottate in Prov. di Bolzano, la cui Amministrazione ha anche promosso la creazione del “Marchio Ecologico” per “prodotti alimentari e generi misti”.Da segnalare anche l’iniziativa “Rompiamo le scatole” di Padova e “Negozio per l’ambiente” di VE 4.
L’ente locale che appare più vocato per l’impostazione, gestione e controllo di politiche di gestione dei rifiuti è la Provincia e lo strumento il Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti (PPOR).
Riepilogando, il
passaggio dal sistema di raccolta stradale con contenitori di grandi dimensioni
alla raccolta differenziata a domicilio o almeno di “prossimità” è
consigliabile ovunque possibile (es. è sconveniente negli insediamenti
isolati), soprattutto per:
·
responsabilizzare il cittadino/utente nella riduzione
del conferimento di rifiuti;
·
raggiungere quote di raccolta differenziata (in
particolare per l’organico) altrimenti impossibili con le raccolte
differenziate aggiuntive;
·
ridurre i costi di gestione del servizio;
·
introdurre efficaci sistemi di tariffazione;
·
evitare il conferimento improprio di rifiuti
provenienti dalle attività industriali;
·
limitare i costi di manutenzione dei contenitori e
l’impatto visivo che essi causano nei contesti storici o di alto pregio
architettonico.
Dal punto di vista ambientale l’impostazione della tariffa traspone il concetto di responsabilità condivisa, “chi inquina paga”, espresso nell’art. 130 r del trattato di Maastrich e rappresenta una opportunità di correttezza economica in quanto le singole utenze pagano il servizio in proporzione ai rifiuti da esse prodotti.
Dal punto di vista economico la tariffa rappresenta un elemento di trasparenza perché rende di fatto evidenti tutti i costi sostenuti nella gestione del servizio raccolta e smaltimento dei rifiuti.
Il quadro normativo aggiornato al 31/7/2001 è il seguente:
D.L. n. 22 del 5/2/1997; L. n. 426 del 9/12/1998; L. 448 del 23/12/1998; D.P.R. n. 158 del 27/4/1999; Circolare Ministero Ambiente n. 618/99/17879/108 del 7/10/1999; L.Finanziaria n. 488 del 27/12/1999; Circolare Min. Finanze n. 25/e del 17/2/2000; D. Min. Interno del 17/1/2001.
La tariffa deve essere applicata a partire dal 01/01/2003 dai comuni con più di 5.000 abitanti se il grado di copertura dei costi di gestione del servizio (raccolta, spezzamento, smaltimento, ecc.) nel 1999 è stato superiore al 85%.
Tuttavia dal 01/01/2000 i comuni possono applicare la tariffa in via sperimentale.
Le esperienze avviate in ambito nazionale si possono suddividere come segue:
· la maggior parte dei comuni ha attivato la tariffa applicando alla lettera il metodo normalizzato (MN: superficie dell’immobile-numero componenti nucleo familiare), utilizzando i coefficienti presuntivi del DPR 158/99;
· alcuni bacini e aziende pubbliche (nel Veneto), dopo una serie di campagne di pesatura e quantificazione puntuale dei rifiuti, hanno applicato il MN effettuando una correzione degli indici presuntivi;
· altri comuni, che hanno avviato circuiti di raccolta domiciliarizzati, applicano la tariffa in funzione della quantità (peso o volume) dei rifiuti prodotti da ogni singola utenza;
· la Regione Alto Adige applica sistematicamente la tariffa;
· Pesaro è tra i Comuni a noi vicini che applicano la tariffa.
Il MN ha il difetto che non incentiva la singola utenza che aderisce in maniera convinta alla raccolta differenziata (RD). Quindi quei comuni che non intendono passare da sistemi di raccolta stradale a sistemi di raccolta domiciliare con pesatura dovrebbero comunque premiare la minore produzione di rifiuto con ad es. sconti a chi aderisce al compostaggio domestico, bonus a che conferisce i rifiuti separati alle “Riciclerie” o ai centri comunali di raccolta, differenziazione della tariffa per zona o quartiere (in relazione alla quantità di rifiuti immessi nei contenitori stradali). Occorre che il cittadino inizi a “vedere” gli effetti dei suoi diversi comportamenti.
La tariffa applicata con la rilevazione puntuale del rifiuto conferito, modula il costo per le singole utenze in funzione del residuo secco prodotto, incentivando la minor produzione di rifiuti, e quindi incoraggiando la R.D., con il risultato finale di riduzione dei costi di servizio.
La raccolta porta-a-porta può essere effettuata con sacchetti pre-pagati e con bidoni carellati identificabili con codici a barre e/o transponder che consentono la registrazione degli svuotamenti.
Dalle varie esperienze di applicazione della tariffa risulta una ampia casistica sulla composizione della stessa in Quota base (fissa) e Quota proporzionale (variabile), e sull’attribuzione di alcuni costi del servizio alla prima parte, rispetto alla seconda. Tuttavia al fine di prevenire comportamenti elusivi della tariffa causati da smaltimenti abusivi o non coerenti con il servizio adottato, ogni utenza deve pagare una quota minima anche per il rifiuto secco residuo, o comunque per quella parte di rifiuto che va ad incidere maggiormente nel calcolo della parte variabile.
Si può concludere (invitando, per maggiori dettagli, la lettura dello studio dell’ARPAV: Gruppo di lavoro sulla tariffa, o la consultazione della bibliografia esistente sull’argomento) ribadendo che sono sicuramente da preferire sistemi di raccolta di rifiuti a livello domiciliare con quantificazione dei rifiuti prodotti per singola utenza, ed una tariffa commisurata alla produzione del rifiuto indifferenziato, al fine di premiare gli utenti più virtuosi e penalizzare con prezzi più elevati chi produce più rifiuti non riciclabili e quindi inquina maggiormente.
I modelli di riferimento sono tanti, si tratta di applicare quello più rispondente alla realtà locale in funzione dell’obbiettivo di ridurre la produzione di rifiuti e di incentivare le R.D..
Per quanto concerne le utenze domestiche l’obbiettivo finale da raggiungere nella revisione del sistema deve essere quello di arrivare alla raccolta domiciliare del rifiuto secco indifferenziato,degli scarti da cucina, della carta, del vetro e della plastica che sono i materiali più diffusi tra i rifiuti prodotti dalle famiglie. Per le grandi utenze (bar, ristoranti, alberghi, mense, mercati ecc.) l’obbiettivo deve essere la raccolta separata domiciliare di umido, plastica, carta e vetro. Per gli scarti di giardinaggio e i rifiuti ingombranti si prevede il mantenimento della raccolta domiciliare. Al fine di testare la risposta dell’utenza, ammortizzare le attrezzature già in uso (cassonetti e campane per la raccolta stradale), calibrare il sistema di raccolta di tutto il rifiuto domestico si prevede un adeguamento graduale verso la raccolta domiciliare che può prevedere due o tre fasi.
Di fondamentale importanza accompagnare l’avvio di nuovi servizi o la modifica di altri esistenti con una campagna di informazione, discussione e partecipazione indirizzata ai soggetti coinvolti.
7.1) Prima fase. Si propone di avviare entro l’anno in corso e per tutto il prossimo anno la raccolta domiciliare di umido e secco residuo nei quartieri di Centro Storico (area delimitata da Via N. Sauro, Via della Fortezza, Via Mura Malatestiane, Via Cavallotti, Viale XII Settembre, Viale Gramsci, Viale Buozzi) Vallato I e II (area delimitata da Via della Colonna, Via Papiria, ferrovia Metaurense) e Fano 2 (area delimitata da Via Fanella, Via Roma e Via della Fornace). La scelta è caduta su questi tre quartieri perché rappresentano, l’uno rispetto all’altro, una tipologia abitativa diversa (case a schiera storiche, case a schiera e villette con giardino e palazzi di tre piani, palazzi da tre a 5 piani), come diversa nel tempo è stata l’urbanizzazione e quindi molto probabilmente anche l’età media dei componenti del nucleo familiare. Si potranno sperimentare due tipi di raccolta domiciliare: in Centro Storico con sacchetti colorati muniti di tagliandino con codice a barre. Al Vallato I e II e a Fano 2 con contenitori muniti di sistema di pesatura e di apertura condizionata ad una tessera magnetica (in questo caso i contenitori sono più piccoli rispetto a quelli attualmente in uso per l’indifferenziato e sono più diffusi). Questo doppio sistema di raccolta ha lo scopo di verificare i costi del servizio, nelle due modalità, e la risposta dell’utenza nei termini della suddivisione del rifiuto. Anche se all’uso dei sacchetti colorati dovrebbe corrispondere una tariffazione a volume, per uniformità con l’altro sistema di raccolta è necessario nella fase sperimentale attribuire ad ogni dimensione e tipologia di sacchetto un peso medio.
La raccolta separata dello scarto umido e fermentescibile permetterà di ridurre le frequenze della raccolta del rifiuto residuo.
Vetro, plastica, carta, pile, indumenti usati continueranno ad essere conferite nelle isole ecologiche, che dovranno essere integrate con i contenitori per i barattoli in banda stagnata e per le lattine in alluminio. I cassonetti da 2.400 lt possono essere convertiti (modificando il coperchio, il colore e le scritte esterne) in contenitori per la plastica.
Gli altri quartieri e frazioni di Fano manterranno il sistema di raccolta di rifiuti stradale e con isole ecologiche. Anche queste andranno integrate con i contenitori per banda stagnata e lattine.
7.2) Seconda fase. A partire dal 2004 tale tipo di raccolta (domiciliare per il rifiuto secco residuo ed il rifiuto organico, nelle isole ecologiche o al Centro di raccolta, per tutti i materiali riciclabili) può essere estesa a tutto il territorio comunale, ad eccezione di alcune frazioni periferiche.
7.3) Terza fase. A partire dal 2005 le raccolte domiciliari su tutto il territorio comunale (escluse alcune frazioni periferiche) saranno estese anche a vetro, plastica e carta (in aggiunta a rifiuto secco residuo e organico) e contemporaneamente saranno tolte le relative campane dalle isole ecologiche.
7.4) Isole ecologiche
-la disposizione dei cassonetti per la raccolta differenziata, compatibilmente alle disponibilità di spazio, dovranno trovare un collocazione di maggior visibilità rispetto a quelli per l’indifferenziato;
-in tutte le isole ecologiche verranno disposti dei pannelli che illustrano, attraverso una grafica efficace, i materiali che possono essere conferiti separatamente all’interno dell’isola, quelli che vanno conferiti al Centro di raccolta di Ponte Metauro, e quelli oggetto di raccolta domiciliare.
7.5) Informazione. Dal momento che
riteniamo assolutamente inadeguata la conoscenza dei cittadini sugli attuali
servizi di RD offerti dall’Aset Spa, è necessario realizzare al più presto un opuscolo
informativo (traendo spunto da quanto è stato prodotto da altre aziende o
comuni) leggero, pratico e graficamente accattivante, nel quale essi possano trovare
per ogni tipologia di materiale, i vari metodi di smaltimento (campana,
cassonetto, centro di raccolta, raccolta domiciliare ecc.), i costi del
servizio, e le penalità in caso di conferimento errato. I cittadini devono
assumere la consapevolezza che la R.D. non è una facoltà, ma un obbligo.
L’operazione di modifica del sistema di raccolta dovrà prevedere, per gli abitanti dei quartieri interessati, un coinvolgimento pieno e partecipato attraverso la diffusione di materiale informativo a hoc, la convocazione di assemblee e l’avvio di una campagna pubblicitaria a mezzo radio e manifesti.
7.6) Vigilanza. Per il rispetto della normativa comunale in termini di smaltimento dei rifiuti, che ovviamente dovrà essere adeguata alla luce dei cambiamenti apportati al sistema di raccolta e smaltimento, occorrerà rendere più attiva ed efficiente la vigilanza ambientale, con l’utilizzo “a tempo pieno” della pattuglia ambientale già individuata all’interno del Corpo di Polizia Municipale.
7.7) Tariffa. Secondo la normativa vigente (L. 488/99), il comune di Fano, avendo raggiunto nel 1999 un grado di copertura dei costi totali per il servizio di gestione dei rifiuti > del 85%, deve applicare dal 2003 la tariffa invece della tassa. Questo cambiamento comporterà da un lato più equità del distribuire i costi del servizio tra l’utenza servita e dall’altro l’introduzione di sistemi incentivanti (come abbiamo visto sopra) per migliorare il recupero e riciclaggio dei rifiuti. Oggi la tassa di smaltimento dei R.S.U. è sostanzialmente una tassa patrimoniale perché è in funzione della dimensione della superficie abitativa o commerciale posseduta dall’utente; la tariffa può essere strutturata in vari modi, ma comunque deve tenere in considerazione anche la composizione del nucleo familiare dell’utente (più persone producono rifiuti, più si paga) e/o la quantità di rifiuti prodotti da ogni singola utenza o da utenze omogenee (es. per quartiere, palazzo, ecc).
La tariffa se applicata dal 2003 dovrà prevedere un diverso sistema incentivante per i quartieri dove è stata avviata la raccolta domiciliare rispetto agli altri (vedi tariffa).
7.8) Osservazioni sulla
Raccolta dei singoli materiali.
Acciaio (barattoli, latte, scatole ecc). E’ necessario, dal momento che non è prevista una raccolta domiciliare per questo tipo di rifiuto, dotare tutte le “isole ecologiche” delle relative campane, ed eventualmente verificare se è possibile una raccolta congiunta con i contenitori in alluminio (lattine, vaschette ecc.)
Accumulatori al piombo (batterie auto ecc.). E’ necessario informare meglio l’utenza sul pericolo che rappresenta l’abbandono (ancora frequente) di questi materiali e le relative sanzioni.
Alluminio. Come per l’acciaio. Va verificata la possibilità di installare macchine schiaccia lattine (ne esistono di semplici e di complesse che danno anche una ricevuta) nelle isole ecologiche e/o nei bar.
Carta e cartone.
Essendo prevista, a regime (secondo il presente documento), la raccolta
domiciliare per questo materiale, le campane dislocate nelle zone servite dalla
raccolta domiciliare andranno distribuite nelle altre zone, moltiplicando i
punti di raccolta, o convertite per l’alluminio e l’acciaio. Contenitori per
la raccolta differenziata devono essere obbligatori anche in caso di feste,
sagre, fiere, eventi dove si consumino cibi e bevande. Il Comune di Fano
(tutti gli uffici comunali: scuole, biblioteca, ecc.) e gli enti partecipati,
dovrebbero utilizzare come materiale di cancelleria, fotocopie, stampe
ecc. esclusivamente carta riciclata non sbiancata.
Plastica. Essendo prevista, a regime, la raccolta domiciliare i cassonetti usati per la plastica dovranno essere riconvertiti per la raccolta di altri materiali riverniciandoli e modificando il coperchio, oppure venduti.
E’ necessario attivare anche la raccolta
domiciliare presso alcune grandi utenze (es., ristoranti self-service come il “Pesce Azzurro”, scuole e mense). Contenitori
per la R.D. devono essere obbligatori anche durante feste ecc. Infine
considerato che i contenitori per bibite e alimenti di plastica rappresentano
la causa di un diffuso inquinamento ambientale è importante progettare delle
iniziative, in collaborazione con altri Enti pubblici e Aziende multiservizi
(Provincia, Aspes, CCIA, Associazioni dei commercianti ecc.), volte alla riduzione
dei contenitori per imballaggi a perdere.
Vetro. Essendo prevista, a regime, la raccolta domiciliare, le campane andranno riconvertite o cedute. Va estesa ulteriormente la raccolta domiciliare presso le grandi utenze (ristoranti, bar, mense). Contenitori per la R.D. devono essere obbligatori anche durante feste ecc..
Organico (scarti di cucina, ramaglie e sfalcio dell’erba). Essendo prevista la raccolta domiciliare della frazione organica e il pagamento del servizio, da parte dell’utenza, in relazione al volume smaltito, e’ necessario tenere comunque distinte la raccolta a domicilio delle ramaglie e dello sfalcio dell’erba, che ha un carattere stagionale, da quella degli scarti da cucina, che probabilmente sarà quotidiana o al massimo, nei mesi più freddi, ogni due giorni. Quindi sarà opportuno applicare un tariffa specifica per il prelevamento delle ramaglie e dello sfalcio, mentre lo scarto da cucina entrerà a far parte della tariffa applicata in relazione al volume del rifiuto differenziato o indifferenziato prodotto dalla singola utenza. E’ bene specificare che è consigliabile, al fine di incentivare il compostaggio domestico, prevedere una tariffa ridotta per chi vi aderisce volontariamente e acquisisce la compostiera distribuita dall’Aset, tramite il CEA di Casa Archilei
Farmaci scaduti. E’ necessario informare meglio l’utenza sulle caratteristiche del servizio e sensibilizzare le farmacie a dislocare i contenitori i punti più accessibili dall’utenza.
Prodotti etichettati X, T e
F e oli esausti. E’ necessario informare meglio l’utenza (utenza
privata, artigiani, ristoratori, ecc.) sui pericoli che possono derivare
all’ambiente (e quindi alla salute dei consumatori) dall’abbandono dei
contenitori di questi prodotti, illustrando le opportunità offerte dall’Aset e
da ditte specializzate per un corretto smaltimento. Va studiato un sistema
di raccolta capillare di oli di origine domestica.
Indumenti usati. E’ necessario dislocare altri contenitori ed informare meglio l’utenza sulla destinazione del materiale conferito e sull’importanza non solo ambientale, ma anche sociale della raccolta separata.
Elettrodomestici e rifiuti ingombranti (frigoriferi, televisori, radio, computers, fax fotocopiatrici, stampanti, cucine a gas, mobilio di vario tipo, rottami ferrosi vari, neon). Tutti i rifiuti domestici di beni durevoli vanno separati e recuperati distinti per materiali. E’ necessario informare meglio l’utenza sul servizio domiciliare di raccolta di questi rifiuti, e sulla possibilità di conferirli al Centro di R.D., al fine di ridurre al massimo gli scarichi incontrollati e l’inquinamento ottico e chimico dell’ambiente. Inoltre per i televisori, i computers (inclusi anche tutte le altre apparecchiature ad essi collegati), i neon, che contengono elevate quantità di metalli pesanti (mercurio, piombo, cadmio, oltre a zinco fosforo ecc.) è assolutamente indispensabile avviare la raccolta differenziata ed il recupero dei singoli componenti servendosi delle numerose ditte specializzate. Essendo la separazione ed il riciclaggio operazioni piuttosto laboriose e quindi costose, si può chiedere un contributo all’utenza in funzione delle quantità conferite.
Inerti. E’ necessario informare meglio l’utenza, soprattutto il privato ed il piccolo artigiano, sulle possibilità di un corretto smaltimento di questo materiale (presso l’Aset o l’impianto privato di una ditta specializzata alla lavorazione di inerti). Questo materiale (unitamente ad altri scarti dell’attività edilizia) costituisce un buon 50% degli scarichi abusivi.
Pile esaurite. E’ necessario informare meglio l’utenza sulle modalità di smaltimento, sui pericoli per l’ambiente e sulla possibilità di usare pile ricaricabili.
Polistirolo. E’ necessario informare meglio l’utenza domestica e commerciale dell’esistenza del servizio di raccolta separata presso il Centro di R.D. di Ponte Metauro. E’ necessario anche verificare la possibilità di una raccolta domiciliare presso alcune grandi utenze come il Mercato Ittico all’ingrosso e al dettaglio, i Centri commerciali e il Centro storico, ecc. Anche questo materiale è la causa di un inquinamento diffuso, anche se in misura minore rispetto alla plastica.
Toner. E’
necessario informare l’utenza commerciale (uffici, studi, aziende ecc.)
sulla pericolosità di uno smaltimento non corretto delle cartucce di toner
esaurite, e sui servizi che offre l’Aset relativamente alla raccolta
differenziata. E’ auspicabile un servizio di raccolta domiciliare.
Pneumatici. Capita piuttosto di frequente di incontrare scariche abusivi di pneumatici usati. L’abbandono può riferirsi in parte ad artigiani e in parte a privati che acquistando i pneumatici presso i supermercati si disfano personalmente di quelli consumati. Quindi è necessario per l’utenza domestica avviare la raccolta separata presso il Centro R.D. dell’Aset e vigilare maggiormente per prevenire gli scariche abusivi.
Tetra Pack. Questi
contenitori sono sempre più diffusi
(bibite, latte, succhi, vino ecc) e finiscono normalmente in discarica
quando convengono abbandonati sul suolo pubblico. Ci sono esperienze avviate di
raccolta differenziata e di recupero, ad es. in provincia di Milano (Consorzio
est milanese) in collaborazione con la società del marchio Tetra-Pack e il
Conai. Occorre verificare la possibilità di raccolta differenziata
attraverso contenitori posti nelle isole ecologiche e quindi predisporre una
informativa specifica per l’utenza.
CONCLUSIONI.
Questo documento dovrebbe raggiungere, come minimo, l’obbiettivo di far comprendere ai soggetti all’indirizzo che la raccolta differenziata integrata è meno costosa rispetto al conferimento indifferenziato dei rifiuti, anche perché con essa si raggiunge l’obbiettivo di escludere i conferimenti vietati (come quelli provenienti da attività artigianali) e quindi i conseguenti costi di smaltimento. Altro punto importante è che con la raccolta domiciliare si rende più comoda l’opera di conferimento differenziato, che altrimenti verrebbe attuata solo dagli utenti più sensibili, quindi si raggiungono % di raccolta differenziata molto più alte.
Fano, 22/8/2002
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