L'eliminazione dell¹articolo
842 del Codice Civile, che permette ai soli cacciatori di entrare nella
proprietà privata altrui, è un obiettivo 'storico' per la
LAC (Lega Anti Caccia), che ha promosso persino un referendum per abrogarlo
e, più recentemente, una petizione che sta riscuotendo unanime
successo.
L'articolo 842 del Codice civile, commi 1 e 2 recita: "Il proprietario
di un fondo non può impedire che vi si entri per l'esercizio della
caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge
sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno. Egli può
sempre opporsi a chi non è munito della licenza rilasciata dall'autorità."
La Legge 157/92 per la protezione della fauna selvatica stabilisce il
divieto d¹ingresso nei fondi, purché questi siano recintati
per tutto il loro perimetro con una rete metallica, o un muro, di altezza
non inferiore a mt 1.20, oppure delimitati da corsi d¹acqua perenni
il cui letto deve essere fondo almeno 1.50 mt e largo non meno di 3 metri.
In base alle disposizioni della Legge 157/1992 e dell¹art. 842 del
Codice Civile, risulta così garantita soltanto la proprietà
di quei cittadini che possano permettersi costose recinzioni. Questo stato
di cose, che risale all¹epoca della legislazione del ventennio, rappresenta
una violazione del principio di uguaglianza dei cittadini, sancito dalla
Costituzione italiana, che devono godere tutti degli stessi diritti davanti
alla legge (art. 3) e che devono vedere assicurato il loro diritto assoluto
alla proprietà privata riconosciuta e garantita dalla Costituzione
in maniera esclusiva (art. 42).
La legge prevede però che il conduttore che desideri escludere
il suo fondo dalla programmazione venatoria senza doverlo recintare, possa
farlo secondo precise modalità e tempi previsti dalle Regioni di
appartenenza: il proprietario o conduttore deve inoltrare, entro 30gg
dalla pubblicazione del piano faunistico venatorio, al presidente della
propria giunta regionale una richiesta motivata che viene esaminata nel
termine di 60 giorni. La Regione demanda solitamente all¹autorità
provinciale la competenza dei Piani territoriali di caccia, quindi il
proprietario o conduttore del fondo che si vuole sottrarre all¹attività
venatoria deve rivolgere la propria istanza alla Provincia di appartenenza.
Perché la richiesta possa essere accolta essa non deve contrastare
con la pianificazione territoriale ai fini venatori, oppure deve rientrare
in uno dei casi specificamente individuati con norme regionali. Tra questi
casi si considera il contrasto tra l¹attività venatoria e
l¹esigenza di salvaguardia di colture specializzate, siano esse condotte
con sistemi sperimentali o a fine di ricerca scientifica, ovvero quando
siano motivo di danno ad attività di rilevante interesse economico,
sociale o ambientale.
Questo iter si rivela complesso e non privo di difficoltà per i
proprietari di fondi, e spesso la domanda alla fine viene respinta dalla
Provincia con motivazioni che fanno pensare a una eccessiva attenzione
alle richieste del mondo venatorio, più che a quello dei proprietari
dei terreni. Bisogna considerare i gravi danni causati dall¹ingresso
di squadre di cacciatori impegnati, ad esempio, in una battuta al cinghiale,
dei loro fuoristrada, delle mute del loro cani, per non parlare dell¹uso
delle armi troppo vicino alle case che costituisce un pericolo reale per
persone e animali domestici purtroppo documentato quotidianamente dai
giornali.
Per tutti questi motivi, la Lega per l¹abolizione della caccia ha
scelto di rivolgersi direttamente ai proprietari dei terreni e ai loro
conduttori che vogliano far valere il proprio sacrosanto diritto a proteggere
la loro proprietà privata dai cacciatori, offrendo gratuitamente
informazione e assistenza per compilare la domanda di esclusione del fondo
dall¹attività venatoria, e assistenza legale nel caso sia
necessario fare ricorso contro un parere negativo da parte della provincia.
Se anche tu hai un terreno e lo vuoi vietare alla caccia, visita il sito
www.abolizionecaccia.it
e contatta:
Lega Abolizione Caccia:
EMail: info@abolizionecaccia.it
Tel/Fax: 0247711806
Gennaio 2009 |