Acqua e agricoltura: consumi, salinizzazione e desertificazione |
L'agricoltura assorbe la maggior
parte delle risorse idriche. Si calcola che a livello mondiale circa il
70 % dell'acqua prelevata dai fiumi, dai laghi e dalle falde sotterranee
sia destinato all'irrigazione. L'agricoltura irrigua ha avuto il suo massimo
sviluppo nel secolo scorso, quando questa tecnica è stata applicata
nei paesi del Sud del mondo, principalmente Cina, India, Pakistan. Attualmente il 30-40% delle disponibilità di prodotti agricoli a livello mondiale derivano dal 16% irrigato della superficie totale; inoltre viene stimato che nei prossimi 30 anni, l'80% delle disponibilità alimentari supplementari deriveranno dall'agricoltura irrigua. |
|
L'irrigazione è praticata con modalità
diverse secondo le aree geografiche e le zone climatiche, con vari gradi
di sofisticazione e di tecnologia. Serve a stabilizzare la produttività
delle colture per ettaro e nei paesi tropicali a garantire più
produzioni nello stesso anno nonché rese più elevate. L'irrigazione
è importante anche in zone aride o semi-aride, che altrimenti sarebbero
inadatte a sostenere alcune colture. Questo sistema permette di sfruttare
al massimo la produttività dei terreni, aggiungendovi tutto ciò
che la natura non riesce a fornire secondo i suoi cicli, appunto, naturali.
Il che significa grande uso di pesticidi e di fertilizzanti chimici. Da
un lato quindi, l'irrigazione diventa uno strumento di sempre maggior
rilevanza ai fini delle disponibilità alimentari; dall'altro costituisce
la principale forma di consumo delle risorse idriche dovuta all'uomo a
livello planetario. Si pensi che la quantità d'acqua che basta
normalmente ad irrigare un ettaro di risiera, è la stessa che serve
ai bisogni di 100 nomadi con 450 capi di bestiame in tre anni, o a 100
famiglie urbane nell'arco di due anni. Inoltre nei Paesi del Sud del mondo
l'acqua utilizzata per l'irrigazione rappresenta ben il 91% del consumo
idrico (rispetto al 39% dei Paesi ad alto reddito), e a volte quella che
resta è fortemente inquinata; questo spiega perché questi
Paesi si trovano spesso ad affrontare gravi situazioni di deficit idrico
per uso alimentare e sanitario.
Sprechi. |
Sovrasfuttamento idrico. E' ormai evidente che i prelievi per usi irrigui superano in molte zone le capacità di apporto dei corsi d'acqua, delle piogge e quella di ricostituzione delle riserve naturali; pertanto ogni volta che le piogge tardano a venire, rispetto ai cicli naturali, scoppiano immani carestie, come quella che ha colpito lo scorso anno alcune regione dell'Africa sub-sahariana. Si calcola che in Giordania tra 35 anni le riserve acquifere sotterranee saranno completamente esaurite e, per ricostituirle, occorreranno migliaia d'anni. Negli Stati Uniti il Colorado non arriva più al mare se non in anni di precipitazioni eccezionali già dal 1960. Nella regione africana del Sahel, sia a causa di una prolungata siccità, che del diminuito afflusso dei fiumi, le cui acque sono state deviate per usi irrigui, il lago Chad si è ridotto di ¾ negli ultimi 30 anni. Ma la vicenda più esemplare è la morte del lago Aral (che era il 4° lago più grande del mondo), nel cuore dei deserti dell'Asia Centrale. Alcune repubbliche asiatiche dell'ex Unione Sovietica hanno avuto la "buona idea" di deviare il corso dei due fiumi che rifornivano il lago, Amu Dar'ya e Sir Dar'ya, per coltivare in terreni aridissimi colture estremamente bisognose d'acqua come il riso e il cotone. I risultati di questa scelta miope sono devastanti. La superficie del Lago Aral è diminuita di 2/3; ciò ha provocato un'ulteriore salinizzazione delle sue acque - già salate in passato ma ricche di pesce - aggravata dalla presenza di inquinanti e pesticidi che, convogliati per anni nello specchio d'acqua dai fiumi o drenati dai campi di cotone, sono oggi concentrati ai livelli massimi. L'inquinamento sta generando problemi sanitari gravissimi: anemia, mortalità infantile, artriti reumatoidi, reazioni allergiche, molto al di sopra della norma. |
Un'immagine emblematica del Lago d'Aral |
Salinizzazione
|
Inquinamento. Se fiumi e laghi sono per lo più inquinati da scarichi civili, e industriali (compresi allevamenti e laboratori artigiani), le falde acquifere sono in gran parte compromesse dalle attività agricole. I responsabili hanno un nome: si chiamano pesticidi e fertilizzanti chimici. I pesticidi sono sostanze chimiche create, a partire dagli anni '40, per sterminare insetti, funghi e malerbe che possono danneggiare o ridurre la quantità dei raccolti agricoli. Si calcola che ogni anno vengano immesse nella biosfera 250.000.000 di tonnellate di prodotti organici di sintesi, tra cui 2.000.000 di tonnellate di pesticidi (300.000 t. nella sola Unione Europea). |
|
Una serie di studi condotti da agenzie olandesi affermano che almeno
il 65% delle terre agricole europee supera abbondantemente il limite di
contaminazione stabiliti dalla U.E., con gravi ripercussioni sulle acque
che vi scorrono sopra e sotto il suolo.
|
Desertificazione e inondazioni. Desertificazione e inondazioni sono due facce della stessa medaglia. I mutamenti climatici, la distruzione delle foreste temperate e tropicali, le pratiche agricole sbagliate, i dissesto idrogeologico, che hanno sempre per protagonista l'uomo e le sua attività sono la causa di calamità, che di naturale oggi hanno ben poco. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio del 1992 la desertificazione è il "degrado delle terre aride, semi-aride e sub-umide secche, attribuibile a varie cause, fra le quali variazioni climatiche ed attività umane"; si concretizza con la progressiva riduzione dello strato superficiale del suolo e della sua capacità riproduttiva ed è un fenomeno ben più vasto dell'espansione dei deserti sabbiosi. |
Inondazione in Africa |
La desertificazione è una delle più gravi emergenze ambientali
e oggi minaccia circa 1.300.000.000 di persone (venti anni fa erano 57
milioni, nel 1984 erano saliti a 135 milioni), di cui 800.000.000 sono
gravemente denutrite, in oltre 100 Paesi, e ¼ delle terre del pianeta.
La situazione è particolarmente drammatica in Africa, ma vi sono
vaste aree inaridite o minacciate in Asia, in America Latina, nel Nord
del Mediterraneo, e anche in Italia (27% del territorio) che, tra l'altro,
è meta di consistenti flussi migratori dei cosiddetti "profughi
ambientali". In Europa 20 milioni di ettari risultano degradati a
causa degli scarichi industriali e dalle piogge acide e oltre il 25% delle
terre agricole e il 35% di quelle a pascolo sono a rischio. Il clima non
è il solo imputato. Il degrado dei suoli e la perdita di produttività
sono dovuti anche allo sfruttamento intensivo dei terreni e delle risorse
idriche, alla deforestazione, a pratiche agro-pastorali improprie, cioè
all'uso non sostenibile delle risorse naturali da parte dell'uomo.
|
L'agricoltura in Italia Situazione locale. Conclusioni |
Scrivi alla Lupus | Home Page Lupus in Fabula |