E allora giù con i digiuni forzati, con un metro
e mezzo di catena o 4 metri quadrati di box; giù con qualche bastonata
se serve e guai carezze, guai ricambiare i suoi gesti d'affetto perchè
è bene non si affezzioni troppo, che deve lavorare, poi se non
è buono viene messo via..., e se si perde non val la pena neanche
di andarlo a cercare. E così i canili sono stracolmi e il 70% dei
cani detenuti sono appunto da caccia o da tartufi. Inoltre non sia mai
di sterilizzare le femmine, che poi magari rendono meno sul lavoro (??),
d'altronde i piccoli si possono ammazzare, gettandoli in un secchio d'acqua,
tanto basta chiudere il coperchio per non vedere.
I cani da compagnia possono trovare persone adorabili, che ne fanno un
membro della famiglia: ce ne sono anche qui e portano a spasso i loro
amici a quattro zampe e li fan stare sul divano. Ma per un cane che vive
bene ce ne sono almeno 10 o più che stanno in un angolo tutta la
vita e non possono che rimpiangere quando da piccoli c'era chi giocava
e stava con loro. In un angolo perchè danno fastidio, abbaiano,
perdono i peli, bisogna portarli fuori a fare i bisogni e poi, infondo,
"il cane deve fare il cane". E' così che animali col
grande cuore vedono passare la loro triste e inutile vita dietro delle
sbarre, o devono camminare sui loro passi anno dopo anno fino a che il
solco è profondo quanto la loro delusione. Non sono solo quei cani
a perdere molto, ma anche e soprattutto quei padroni che non sapranno
mai cosa significa la compagnia e l'amore di un essere vivente così
intelligente e generoso. E' avvilente oltre che paradossale ammetterlo,
ma alcuni cani vivrebbero meglio randagi che con certi padroni, eppure
ogni anno all'inizio dell'estate sentiamo il ritornello del "non
abbandonare gli animali", che intendiamoci è una campagna
di grande valore, ma se il nostro interesse è veramente tutelare
i nostri amici a quattro zampe, perchè non si fa nulla per migliorare
le loro condizioni di vita? Basta allungare una catena, gettare via quelle
orrende botti di ferro e rimediare una bella cuccia; basta, in pratica,
far rispettare la legge.
I gatti hanno l'immensa fortuna di vivere liberi, perchè almeno
a loro la catena è risparmiata ed un piccolo recinto non basterebbe
a contenerli. Ma qualcuno ci ha già fatto il tiro al bersaglio
col fucile al gattile di Urbino, qualcuno ha giocato a fare strike con
l'auto in un viale di Piobbico, e lungo le strade in decine ogni giorno
restano uccisi e a quei poveri corpi nessuno (neanche chi dovrebbe per
lavoro) sa dare o vuol dare un minimo di dignità, così se
ne vedono la maggior parte decomporsi lentamente, nell'indifferenza.
La dignità: figurarsi che animali nobili come i cavalli vennero
in principio, in alcune località, individuati come un traino turistico,
e per anni si è decantato l'escursionismo a cavallo sui nostri
bellissimi Appennini, l'emozione di imparare a cavalcare in un maneggio,
fino a scoprire che si fà molto prima, e si fanno più soldi
mandando quegli stessi cavalli al mattatoio.
Forse tutto ha inizio con il retaggio culturale della caccia, pessima
tradizione che ci dobbiamo ancora oggi, nel terzo millennio, veder propinare
da qualche migliaio di uomini in mimetica e fucile. Un disprezzabile divertimento
crudele, violento, per giunta inutile e fastidioso, fin'anche pericoloso
per tutto il resto della popolazione. Un male della società contemporanea,
e in provincia di Pesaro ci sono 11000 sintomi di questa malattia. Si
spara a tutto e si spara sempre: i controlli praticamente non esistono
e le specie cacciabili aumentano. Crinali e prati di collina e montagna
sono oltraggiati da capanni e appostamenti fissi di caccia: gente che
ammazza uccelli grandi quanto la cartuccia che gli sparano addosso. E'
sconcertante ma c'è gente che si esalta nell'abbattere un uccello
che volteggia: sarà l'invida per non saper volare, sarà
l'ammissione di non avere una concezione abbastanza elevata della vita.
Consideriamo la situazione dalla parte degli animali selvatici, esseri
viventi che tengono alla vita quanto noi, e che in quel poco di ambiente
naturale che gli abbiamo lasciato già malsopportano la nostra invadenza
(funghi, tartufi, escursionismo) e le nostre attività (taglio del
bosco, cave, traffico), senza calcolare le malattie (parassitosi, virus,
micosi): meriterebbero nient'altro che rispetto e invece trovano la morte
in uno sparo.
Come se non bastasse da anni ha preso piede la caccia grossa e ci sono
centinaia di persone, probabilmente dei "super-uomini", che
hanno speso bei soldi per ottenere l'autorizzazione a sparare al capriolo
e al daino, gli animali più mansueti e innocui del bosco, e a qualcuno
di loro hanno anche fatto credere che è una cosa giusta da fare,
che è proprio per il bene di questi animali che gli si spara. E
poi il cinghiale, una incredibile messa in scena orchestrata dall'alto:
nata dal caos delle introduzioni scriteriate e poi indirizzata, da un
lato verso la massima espansione di un bussiness impensabile, dall'altro
verso la sciagurata rovina dell'agricoltura, male che evidente è
stato ritenuto necessario per il conseguente proliferare di squadre, battute,
mute di cani e carabine. E poi la volpe, che in questa provincia ha trovato
purtroppo chi la ritiene nociva, in sovrannumero, basandosi chissà
su che studi e che criteri, ma il risultato è un regalo inaspettato
(e immeritato) per cacciatori privilegiati, perchè la volpe si
può cacciare anche fuori dal periodo venatorio!
E il fenomeno della caccia non è slegato dal bracconaggio, tant'è
vero che non si sente mai dire di un cacciatore che denuncia un altro
cacciatore per qualcosa di illegale... In diverse zone dell'entroterra,
una considerevole percentuale delle case e degli orti posti al limitare
di zone boscate avevano negli ultimi anni o possiedono tutt'ora una qualche
trappola. Soprattutto lacci, ma anche tagliole, archetti, e persino meccanismi
di caricamento per fucili; i lacci sono un autentico flagello perchè
facili ed economici da fare, portano ad una morte orribile, inaccettabile.
Facili da fare e da posizionare se la persona che lo fà è
una persona cattiva dentro e fuori, molto lontano da quel senso di pietà
e di pace che oggi è assolutamente necessario rivendicare.