Il giorno di caccia... dalla parte del cinghiale |
Il bosco, a quell'ora del mattino ha un fascino ed un'atmosfera
che pochi sanno cogliere. Chi ci riesce è un amico della natura,
un amico degli animali, degli gnomi che si nascondono dietro i grandi
alberi e degli scoiattoli che per primi fanno suonare i rumori dei rami.
A novembre l'aria è fredda anche dopo il sorgere del sole, ma un
freddo buono che aspetta i raggi di luce con serenità, ed è
gentile, si lascia dissolvere con piacere e a volte si tiene solo un po'
di nebbia, umida e gocciolante, già pronta in questo mese per ricordare
a tutti che il signor inverno non è lontano. L'estate, invece,
è un ricordo, e non occorre più fuggire dal caldo, ora non
manca più acqua e le prime foglie che si posano sulla lettiera
sono morbide e accoglienti. I colori dell'autunno sono un dipinto rinascimentale;
chi ha la presunzione di dare per scontato l'indifferenza degli animali
di fronte a spettacoli di questo tipo, allora non ama la natura. Forse
anche gli alberi, tra loro, fanno sfoggio d anche se qualcuno dice che
qui vengono a fare uno sport, qui presto degli esseri viventi saranno
selvaggiamente ammazzati, senza un motivo vero.
Si chiudono gli sportelli, i cani abbaiano, quegli uomini armati si parlano e si danno ordini per accerchiare la zona. Si parlano con le radio, bevono un po' di vino, addentano un panino e vestiti di verde stanno ognuno su di un lato del vasto perimetro. Per loro là dentro c'è carne per una cena in famiglia ed una cena con gli amici, un'alternativa ad altri pasti che saranno anche più buoni della cacciagione ma, diavolo, un cinghiale ucciso in battuta, in una mattinata da leoni, quello si che si mangia con entusiasmo. Di cinghiali, in quella triste domenica, il bosco ne conteneva 7, due giovani mamme e i loro piccoli di appena 6 mesi. Non erano mai stati prima in quella valle ma c'erano arrivati la notte, nel loro girovagare; avevano trovato acqua, molti tuberi nel sottosuolo, qualche fungo e qualche radura da dove la notte avevano guardato il cielo, vuoto di nuvole e pieno di stelle. Solo all'alba erano riusciti a trovare un buon nascondiglio e si erano fermati, tutti assieme, i piccoli al centro e le due madri all'estremità del gruppo. Temevano il lupo ma c'è un altro predatore, molto più numeroso, molto più attrezzato, molto, molto meno obbligato a fare di una famiglia di cinghiale carne da macello. A giorno fatto il lupo non sarebbe più arrivato e il sonno dei 7 cinghiali pareva potesse essere tranquillo fino al prossimo viaggio e al prossimo pasto. Ma gli occhi delle madri si aprirono all'improvviso; il rumore del ruscello aveva nascosto i passi dei cacciatori, il vento non aveva fatto giungere l'odore dei cani. Ed ora il pericolo era molto vicino. Si svegliano tutti e il gruppo corre via, ma sono al centro della battuta e cani arrivano da ogni direzione. Le madri fanno attenzione a non dividersi e i piccoli gli restano affianco, ma arrivano assieme 4 cani e il gruppo sbanda, 1 piccolo si smarrisce e un grosso cane lo addenta ferendolo gravemente. Una madre cerca di sottrarlo e carica il cane che arretra; il piccolo però è morente e non cammina più. Un altro cane piomba alle spalle della madre e lei reagisce ancora, poi altri cani e via, la madre scappa mentre il resto del gruppo dei cinghiali non si vede più. La sua corsa è breve, oltre un cespuglio, nel primo prato un vecchio cacciatore la colpisce sulla testa: uno, due colpi e l'animale va giù e gli occhi aperti si coprono del suo stesso sangue. Intanto l'altra madre e 4 piccoli sono ancora dentro il bosco, hanno più di 10 cani alle spalle che li inseguono e almeno 15 carabine che li aspettano al margine. I cani che raggiungono il gruppo riescono a far deviare la corsa disperata di 2 piccoli che ad un tratto si trovano sull'erba e mentre i primi colpi li sfiorano soltanto, pochi secondi dopo un pallettone perfora la spalla di uno e la mandibola dell'altro. Il primo non muore subito ma il suo ultimo respiro ansimante e l'occhio perso in uno sguardo incredulo non emoziona il cacciatore che lo raccoglie e lo mostra agli amici. L'ultima madre e gli ultimi due piccoli hanno sentito gli spari, hanno compreso che la famiglia non c'è più ma sperano di cavarsela almeno loro, sperano che gli uomini non siano dappertutto, che i cani siano stanchi, i fucili senza munizioni, che inizi a diluviare o che si spenga il sole. Ma anche la loro corsa è sempre meno veloce; la mamma ce la farebbe ma i suoi piccoli sono stremati. E allora lei li aspetta, fino a che si fermano, ed ecco i cani. Si guardano e tutto tace per un po', si sentono solo voci umane: i cacciatori hanno chiamato i cani, il loro lavoro è finito e presto torneranno in gabbia. I cinghiali sono sotto tiro: il primo sparo abbatte un piccolo, la madre si infuria e dopo aver indirizzato lo sguardo verso il fucile colpevole inizia una folle corsa, seguita dall'ultimo dei figli. Ma è un suicidio perché ci sono 5 fucili puntati su di lei e sul piccolo: tutti esplodono i colpi della morte e dopo un ora di guerriglia il bosco riprende a fatica i ritmi della giornata, con 7 figli in meno e una forte sensazione di morte. Andrea Pellegrini |
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