Piste da sci sul Catria

Le ruspe che hanno grattato via faggi e felci rarissime sul Catria sono lo specchio di una situazione che non ha spiegazione alcuna se non la mancanza di una seria programmazione, una superficialità inquientante nel muoversi tra vincoli e buonsenso, un'ambiguo investimento a dir poco rischioso, di denaro pubblico. Pare chiaro che di tutti i risultati che imprenditori e costruttori si attendono dall'improbabile comprensorio sciistico del Monte Catria sia che qualcuno possa poi davvero sciare. Questo sport invernale non va certamente osteggiato, e può certamente essere un'offerta turistica valida, anche in aree protette. Ma gli interventi, in ordine ai soldi impiegati e all'impatto delle opere realizzate, deve essere assolutamente proporzionato a quelle garanzie costituite dalla neve e la sua permanenza a terra, dalla collocazione del sito, dalla conservazione del paesaggio e il bacino d'utenza. Senza questi requisiti qualsiasi iniziativa, così onerosa e invasiva, non ha senso. Per di più sul Catria si poteva fare riferimento ad un'esperienza pregressa, decisamente fallimentare e vergognosamente rimasta a far brutta mostra di se per decenni. Se non ci fosse stata una bella torta da dividere e l'opportunità di inserire nell'affare chi non avresti mai detto (cavatori), sarebbe bastato ripensare alla prima bidonvia che eppure poteva contare sulle nevicate degli anni '80 e una certa attrattiva che all'epoca poteva ancora avere un'offerta "alpina" a 1400 metri di quota in Appennino. Ci sono così tanti aspetti indecifrabili in questa vicenda che quanto meno sorge il dubbio sui perché. Perché la Regione che batte cassa da anni e anni attiva un finanziamento così ingente per gli impianti sciistici mentre il Pianeta si riscalda? Perché in una partita così insidiosa decide di entrarci anche la Provincia di Pesaro e Urbino? Perché il Comune di Frontone punta così tanto ad un progetto che agli occhi di tutti ha così tante lacune, mentre l'idea concreta (e gratuita) del Parco viene rigettata senza scrupoli? Come mai dei cavatori nel 2008 costruiscono piste da sci? Forse perché dei palazzinari ora vogliono far volare gli aerei di Alitalia? Francamente non pare ci sia una risposta diversa dagli interessi economici, anche se resta grossa perplessità sul ruolo degli enti pubblici. E non interessi economici per chissà quale guadagno nella gestione, perché se questa volta il "comprensorio sciistico del Catria" durerà 10 anni sarà già tanto. Del resto le premesse fanno riflettere: i lavori sono stati fatti senza le dovute autorizzazioni di Provincia e Regione (che però sono anche a pieno titolo nel progetto...), un edificio che era stato finanziato dallo Stato come stalla è sempre di più un rifugio lussuoso, ora pure con una terrazza-solarium. Dall'esterno non resta che pensare che tutti siano d'accordo con tutti, chi per convenienza, chi per negligenza o incompetenza. Solo un intervento serio e approfondito delle autorità competenti può ridare fiducia ai cittadini e il rispetto dovuto alla montagna; si spera solo che dagli urgenti e necessari controlli vengano escluse quelle istituzioni che oggi figurano clamorosamente, allo stesso tempo, controllati e controllori.

IL CONSIGLIO DIRETTIVO

Novembre 2008

A lato alcune immagini del sopralluogo effettueto nei giorni scorsi dalla Lupus

 

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