Risposta a Coldiretti sulla questione tagli boschivi
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La presa di posizione di Coldiretti sulla gestione forestale
ci risulta in certi passaggi di difficile comprensione. La nostra impressione,
scorrendo le righe dell'articolo, è che non ci sia alcuna corrispondenza
tra le cose descritte e la realtà. L'alzata di scudi a difesa della
categoria ci pare naturale, ma va chiarito che il nostro intervento non
voleva essere un giudizio volto a chi svolge le attività forestali,
si limitava ad un lettura della realtà, realtà che è
sotto gli occhi di tutti e che forse Coldiretti ignora, limitandosi per
questo ad una presa di posizione acritica e decisamente poco costruttiva.
Certe affermazioni fatte nell'articolo fanno sorridere e risultano prive
di qualsiasi fondamento scientifico, soprattutto se rapportate alla situazione
dell'entroterra pesarese: nel novembre scorso ad Acqualagna si è
svolto un convegno nazionale sulla selvicoltura (dove forse era meglio
partecipare...) in cui i maggiori accademici italiani della materia hanno
definito scioccanti le immagini dei tagli cedui nelle Marche.
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Taglio di un bosco con devastazione di un'intera collina nei pressi di Pergola (Pesaro-Urbino) |
Evitiamo pertanto di entrare nel
dettaglio su quanto espresso da Coldiretti per non parlare di cose che non
esistono, difatti affermazioni tipo il taglio viene effettuato con una selezione
delle piante denotano una scarsissima conoscenza di quello che avviene nelle
nostre foreste, dove il taglio raso lascia in piedi pochissime esili matricine,
per lo più coetanee, che spesso si spezzano sotto il peso della neve.
Per non parlare delle operazioni di esbosco che vengono effettuate con nessun
riguardo per la tradizionale viabilità e sentieristica utilizzando
ruspe per aprire nuove piste e realizzando in alcuni casi veri reticoli
di strade sterrate, sradicando ceppaie, ostruendo torrenti e provocando
frane e movimenti del terreno. Tutto questo è sotto gli occhi di
chi vuol vedere ed è ampiamente documentato da centinaia e centinaia
di fotografie. E' profondamente sbagliato continuare a considerare la foresta
come un campo di grano che per grazia ricevuta non ha nemmeno bisogno di
essere seminato, ma solamente falciato periodicamente; in questa idea fuorviante
e nell'assenza di una vera cultura forestale risiede un approccio con il
bosco che senza dubbio è devastante, con il risultato di produrre
effetti collaterali che poi la collettività paga in termini risorse
economica, di biodiversità e di paesaggio: si pensi alle oltre 45
mila frane presenti nelle Marche e al celebre bosco misto appenninico ridotto
ad una, massimo due specie dominanti. Noi continueremo ad occuparci delle
problematiche legate allíutilizzo della risorsa forestale denunciando,
quando ce ne sarà bisogno, ogni forma di abuso e invitiamo Coldiretti
ad uscire da una posizione chiusa e difensiva per contribuire, attraverso
un approccio nuovo, più olistico e collaborativo, ad una riorganizzazione
del settore forestale e alla realizzazione su tutto il territorio di piani
di assestamento forestale seri, che tengano conto di ogni aspetto legato
al ricchissimo mondo delle foreste.
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