C'era una volta un grande bosco

Il dissesto idrogeologico, la carenza di acqua, l'inquinamento atmosferico: questi sono tutti prodotti, diretti o indiretti, delle trasformazioni compiute dall'uomo nella sua rapida azione di conquista del pianeta Terra. Oggi si parla a sproposito di un animale come il cinghiale che grufolando nel terreno provoca dissesto idrogeologico (cosi sta scritto anche in una delibera della giunta provinciale di Pesaro e Urbino....), del fatto che piove di meno e non c'è mai acqua d'estate, oppure che i boschi (come gli animali selvatici) esistono per essere sfruttati e fatti fuori all'occorrenza. Tutti questi concetti più o meno empirici sono alcuni gravemente incompetenti e comunque lontanissimi dalla spiegazione principale: in termini puramente ambientali, tenendo presenti le latitudini in cui ci troviamo, basterebbe fare un salto nel passato, risalendo il tempo fino a circa 500 anni fa, e se vogliamo proprio trovare la natura pressochè intatta ne basterrero 2000 di anni.
Bosco ceduo ipersfruttato nell'appennino pesarese. In queste condizioni l'acqua piovana non viene trattenuta e il terreno cede
Poca cosa rispetto ai miliardi di anni del pianeta, si perchè all'uomo, con i mezzi meccanici e la polvere da sparo è bastato pochissimo per stravolgere gli equilibri naturali. In assenza di fattori limitanti (cioè l'uomo) la natura a queste latitudini sarebbe sotto forma di bosco, foreste immense, e per esempio la Provincia di Pesaro e Urbino dovrebbe essere ricoperta, dal mare alla montagna, di alberi e nulla più. L'immagine della campagna marchigiana è eloquente, ma la situazione è piuttosto simile in gran parte dell'Italia peninsulare, e dove i boschi ancora esistono si tratta quasi sempre di boschi cedui esausti, tante volte ipersfruttati, in grado ormai di opporsi debolmente a cedimenti strutturali del terreno e incapaci in molti casi di immagazzinare acqua e resistere agli eventi climatici di forte entità. La natura si è evoluta nel corso di milioni di anni e la copertura forestale non può che essere, in termini biologici e idrologici, la situazione ottimale. Per questo è scorretto pensare che il bosco lungo il fiume danneggi il fiume stesso: il bosco ripariale ha il compito di far espandere all'occorrenza il letto fluviale e rallentare la corrente. Se le falde acquifere (che riforiniscono le sorgenti) si sono impoverite è perchè mancando la copertura arborea l'acqua piovana riesce difficilmente a percolare nel terreno ed è molto più facile che scivoli via in superficie; il bosco, viceversa, trattiene l'acqua (anche quella in forma gassosa, come la nebbia) e la rilascia lentamente consentendo che penetri nel terreno. Riguardo all'inquinamento atmosferico basterebbe ricordarsi quanto ci hanno insegnato da bambini: che gli alberi respirano l'anidride carbonica ed espirano l'ossigeno, fungendo quindi da straordinario filtro irrinunciabile e soprattutto insostituibile. Malgrado tutte queste fenomenali capacità degli alberi, del rispetto che dovremmo avere per loro c'è rimasto veramente poco e si limita, paradossalmente, alla tristezza per una grossa quercia abbattuta: giusto difendere i grandi alberi, ma sarebbe molto più utile salvare i boschi, salvarli e salvarci dalla deforestazione, dai tagli criminali legalizzati e dagli incendi.

 

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