I Marchigiani e i boschi sono due cose assai distinte

Tra le grandi tematiche ambientali di impatto decisivo c'è la gestione dei boschi; perchè il bosco è la vita stessa dell'ambiente naturale, anzi per meglio dire il bosco è per definizione l'ambiente naturale, cioè non antropiazzato, cioè puro, cioè delicatissimo. Invece dei boschi si fa un uso ed un abuso notevolissimo, al punto che i quattro quinti dei boschi che ricoprono il territorio regionale (ma i paragoni sono gli stessi parlando di Italia peninsulare) sono sfruttati in malo modo e un pò alla volta questa alta pecentuale di verde si indebolirà e si impoverirà per poi scomparire. La desertificazione è un termine esagerato, per alcuni, ma è proprio il risultato ultimo di una gestione "a ceduo" ormai ultra secolare della vegetazione arborea. Il ceduo è un tipo di taglio sistematico che abbatte un bosco ogni 15, massimo 30 anni: dopo che sono passate le moto-seghe restano in piedi mediamente in un ettaro 300 piante su 5000. Assurdo!
Desolante panorama tipico della campagna marchigiana. A perdita d'occhio gli alberi si contano sulle dita di una mano!
Tanto più che quasi tutte le "sopravvissute", cioè le matricine, non sono altro che esili fusti che non sempre superano il primo inverno e mai riescono a svolgere il loro compito primario che è poi quello di seminare, quindi garantire la riproduzione delle piante. Il boscaiolo, si sa, tende a tagliare le piante più grandi e lasciare quelle più piccole. Tuttavia il problema non è tanto la seminazione (i semi giungono anche da alberi lontani) ma l'erosione del suolo che arriva a livelli estremi, talvolta irrimediabili, mancando da un giorno all'altro e per diversi anni la copertura delle piante lungo pendii lasciati letteralmente in balia degli eventi atmosferici. La terra scivola via, emergono le rocce e cambia drasticamente l'ambiente, molte piante non riscrescono più. Tutto ciò senza calcolare la vita degli animali e l'importanza che hanno i boschi per la produzione dell'ossigeno. Ma a livello nazionale l'associazionismo di tutela ambientale (per esempio il WWF) si sforza tanto a combattere gli incendi ma non pensa che un taglio ceduo ha gli stessi effetti, se non peggiori. Si, perchè il bosco reagisce al taglio ceduo diventando un autentico cespuglieto, per via del ricaccio delle ceppaie, e si allontana sempre più dal climax, cioè il suo top, che è poi l'alto fusto, quindi piante alte, vecchie e larghe, che consentono lo sviluppo del vero sottobosco e di una numerosissima e variegata fauna. Lupus in Fabula auspica che col tempo sempre più privati cessino l'antico rito del taglio ceduo, che del resto non produce altro che legna da ardere; l'avviamento ad alto fusto è l'unica operazione in grado di rivitalizzare i boschi. Attenzione però: avviare ad alto fusto i propri alberi non siginifica non tagliare più, significa tagliare meno (lasciarne in piedi 1500 su 5000 anzichè 300) per poi avere, col passare del tempo, grandi alberi che con la successiva opera di diradamento saranno a loro volta tagliati fornendo legna da opera, molto più remunerativa dal punto di vista economico. Oggi giorno quasi solo nel Demanio vengono compiuti avviamenti ad alto fusto e pochi altri sono gli esempi: tra questi l'Azienda Speciale del Catria (ditta privata) che cura in questo modo 2000 ettari di sua proprietà. La provincia di Pesaro ha si la metà dei boschi presenti nell'intera regione Marche, ma sono boschi di bassa qualità. Non è un dato di poco conto: molte aree, soprattutto nelle nostre montagne, hanno il solo difetto di non possedere veri boschi ed è quello il loro limite rispetto a zone che per la loro bellezza ed integrità si sono guadagnate il successo turistico (basta pensare al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi).

 

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