Dopo il Convegno Nazionale di Acqualagna del 11 novembre
2005 organizzato da Regione Marche, Legambiente, Lupus in Fabula, Greenpeace,
e dai CEA del Catria e Nerone, del Furlo e di Urbino, e al quale hanno
partecipato tra gli altri i massimi esponenti politici del settore dei
partiti che governano la Regione e ora governeranno anche il Paese, le
sciventi ass.ni pensavano che la questione forestale, almeno nelle Marche,
fosse stata finalmente analizzata a fondo e che i suoi aspetti negativi
fossero emersi in piena luce, con la forza dellíevidenza e nel
riconoscimento di tutti. Ci sbagliavamo.
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L'ennesima devastazione a norma di legge su un versante del Campifobio,
nel massiccio del Monte Catria (Pesaro-Urbino) |
La stagione silvana in atto è
stata tra le peggiori di sempre. Il taglio raso esteso continua ad essere
líunica forma di governo dei boschi marchigiani. Inoltre, cadono
gli ultimi boschi con più di trentíanni di età, per
i quali la legge prevede invece la riconversione ad alto fusto (una specie
di restauro). Boschi ultratrentennali: una cosa banale negli altri paesi
europei, una vera raritý nelle Marche, dove le formazioni forestali
vengono tagliate ad un ritmo frenetico. Quest'anno sono stati abbattuti
boschi di oltre quarantíanni persino nelle immediate vicinanze di
Urbino, praticamente di fronte alla città. Questo ci dà l'idea
della tranquillità con la quale operano le imprese del settore, che
evidentemente ritengono improbabile una punizione o un controllo. Eppure,
dai dati in possesso della Forestale la situazione marchigiana sembrerebbe
quasi rosea, con boschi che si espandono continuamente, ed abusi nella media.
E la Regione ? La politica di rado entra nel merito delle questioni, preferendo
delegare tutto ai "tecnici". E i tecnici della regione se ne stanno
in regione, ben lontani dai martoriati boschi dell'Appennino, a teorizzare.
E cosÏ il risultato medio della "selvicoltura" marchigiana
è quello che si può vedere nella foto del servizio, che rappresenta
il trattamento normale cui sono sottoposti i nostri boschi ! A peggiorare
le cose ci si mettono anche alcune Comunità Montane delle Marche
(non tutte per fortuna) che, in seguito ai tagli finanziari operati dal
governo non hanno più soldi, e quindi ipotizzano di tagliare a raso
anche i boschi pubblici, mediante estese ceduazioni, per fare legna da ardere,
dalla cui vendita si possono ricavare soldi, utili a sostentare parte dei
loro apparati. Ma, a prescindere dal fatto che i boschi pubblici sono poca
cosa rispetto a quelli privati e che quindi il gioco durerebbe poco, non
è più logico allora investire su modelli gestionali moderni
che contemplino la sostenibilità, piuttosto che svendere i nostri
boschi e foreste, che rappresentano il vero capitale da conservare ? Rimane
líAmministrazione Provinciale, che non ha competenze in materia forestale.
Però la Provincia di Pesaro Urbino ha approvato un Piano di Sostenibilità.
Il Pesarese è coperto di boschi o formazioni simili per circa un
quarto della sua superficie. Se i boschi vengono trattati come si osserva
, a che cosa si riduce la sostenibilità? Perchè ci si ostina
a non riformare un settore nel quale, tra l'altro, vi è a quanto
pare lavoro nero e sommerso? Gli strumenti per elevarne la qualità
esistono. Non voler mettere mano ad una riforma seria del settore serve
a perpetuare questa "macelleria", che per giunta si sostenta in
buona parte solo grazie al lavoro a cottimo degli extracomunitari: un minimo
di formazione pare non esistere. I lettori che vogliono avere riscontro
di quello che viene affermato in questo documento, non hanno che da recarsi
sull'Appennino; un bel giro lungo la strada di Bocca Trabaria, sul Nerone,
lungo la strada per il rifugio Corsini o per Cerreto; oppure salendo sul
Catria da Acquaviva, in qua e in là nell'Urbinate o in qualsiasi
altra area del nostro Appennino; è bene che i cittadini si rechino
a vedere e constatare questa vera e propria "macelleria forestale".
Osservino e giudichino i cittadini, come vengono trattate le foreste della
"Provincia Bella".
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Argonauta - Federnatura
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