L'abbandono del bosco di Torre Romana

Uno dei complessi forestali riparali più interessanti dell'Italia centrale, il Bosco della Torre Romana di Sant'Ippolito, è stato dimenticato dalle Amministrazioni Locali. Dopo anni di investimenti, inaugurazioni, promozione, pare che quel luogo così affascinante e bisognoso di tutela fosse stato solo una "vetrina" per parlare e sparlare di sostenibilità, turismo e valorizzazione. Oggi se un turista prende spunto da uno dei depliant della Comunità Montana del Metauro e va a passeggiare tra salici e pioppi si ritrova in un labirinto di rovi e ortiche, senza segnaletica, tra montagne di rifiuti trasportati dalle piene e alberi a terra che ostruiscono il passaggio. Da tempo il mondo ambientalista sostiene la necessità di salvaguardare l'area e anche in funzione di questo favorire il turismo e vigilare sul rispetto dei principi di conservazione, dettati tra l'altro dalla Direttiva Europea che da anni ha permesso l'istituzione della ZPS (Zona di Protezione Speciale). Nè l'Europa, nè le leggi regionali e tanto meno il buon senso sono bastati a evitare il devastante abbattimento di numerosi pioppi avvenuto tre anni fa in zona Pian di Rose (dalla Procura si attendono notizie...) e neppure sono stati sufficienti per convincere il comune di Sant'Ippolito a richiedere alla Provincia l'istituzione di una Oasi di Protezione, perchè da tempo gli escursionisti (bambini delle scuole compresi) non solo devono cercare disperatamente il sentiero ma devono anche guardarsi dalle fucilate dei cacciatori. Non è rimasto quasi nulla di bacheche, ponti in legno, passerelle, pannelli informativi, segnaletica CAI, capanni per bird-wacthing, nidi artificiali, tabelle di riconoscimento delle piante, segnaletica stradale: un bel progetto rimasto a metà e naufragato nell'imbarazzante vagare senza meta degli inconsapevoli turisti.

 




I rifiuti che ingombrano i sentieri del bosco di Sant'Ippolito e i resti di una delle bacheche distrutte dalle piene

 

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