Calendario Venatorio Regione Marche: |
Anche quest'anno la Regione Marche, nella redazione del calendario
venatorio, ha ignorato i principali pareri espressi dall'Istituto Nazionale
per la Fauna Selvatica di Bologna, organo preposto per legge al controllo
dell'attività di caccia a livello nazionale. La Giunta è
di sinistra, si dice, ma così facendo è come se ricalcasse
le orme del Governo Berlusconi, deciso in passato a sopprimere l'istituto
bolognese. Anche le normative Europee sono state allegramente messe
da parte e questo è un vizio tutto marchigiano, il timbro identificativo
di una classe politica spesso assoggettata ai poteri economici: oggi
i cavatori, domani i cacciatori, dopodomani gli imprenditori edili...
Chi se ne frega del programma elettorale dell'Ulivo; chi se ne frega
della politica conservazionista che Pecoraro Scanio cerca di seguire.
Per la lobby venatoria la Regione Marche si svestono intrepide di quel
poco di cultura ambientale inculcata dalle moderne esigenze e senza
pudore giustificano come "consuetudini radicate" mattanze
di animali e privilegi di un manipolo di uomini armati. Poco importa
loro che la via tracciata dalle nuove sensibilità abbiano finalmente
isolato l'hobby della caccia tra le icone insostenibili, eticamente
e, in genere, politicamente. Gli ultimi sondaggi nazionali parlano dell'85%
di italiani contrari alla caccia! Peccato molti di essi vivano in città,
lontani da spari e guaiti, sangue e panico, per cui il diniego si ferma
ad una risposta telegrafica e non diventa una battaglia di cultura e
diritti dei cittadini e degli animali. I politici ci marciano perché
tanto in autunno e inverno la gente "normale" se ne sta a
casa e i pochi testimoni delle scorribande dei cacciatori non faranno
mai abbastanza chiasso. Se lo fanno poco importa perché 30 mila
voti a livello regionale intanto sono assicurati. Agli effetti collaterali
nessuno fa caso, tanto l'opinione pubblica è attratta dal calcio
o dalla televisione dei pettegolezzi: eppure di caccia si muore (più
di 200 in Italia negli ultimi 5 anni) e sette omicidi su dieci in ambito
famigliare avvengono con armi da caccia. Poi c'è il bracconaggio,
per cui si spara anche di notte e nelle aree protette; ci sono lacci
e tagliole posizionati ovunque, piromani che scatenano incendi o minacciano
di farlo se in un dato luogo la caccia sarà vietata; ci sono
famiglie che hanno dovuto vendere casa per le minacce dei cacciatori,
altri che sono stati persino aggrediti, i loro animali d'affezione uccisi
per vendetta. In un contesto del genere, in una regione che cerca di
parlare di turismo diffuso, per 5 mesi tanti sentieri escursionistici,
valli e crinali non possono essere percorsi per il pericolo di spari
e tante strutture ricettive perdono la loro tranquillità per
i colpi d'arma da fuoco e le scene terrorizzanti di safari e gruppi
paramilitari con cani abbaianti e chiassose auto fuoristrada. Ad Ancona
gli amministratori ci sentono solo da un orecchio, quello del consenso
piccolo ma sicuro, e allora al diavolo i pareri del più importante
centro studi della fauna italiana, che consiglia di aprire la caccia
alla lepre a al fagiano i primo ottobre, invece a questi due animali
nelle Marche si spara dal 16 settembre. Lo stesso INFS definisce il
combattente, sulla base dei censimenti effettuati in Italia e in altri
siti europei, una specie in drammatico calo e invece nelle Marche è
cacciabile. Un altro parere tecnico dell'Istituto riguarda la caccia
alla beccaccia che si consiglia far terminare il 31 dicembre ma ad Ancona
pensano evidentemente di saperne di più e così il termine
é posticipato al 23 gennaio. Da Bologna è arrivato inoltre
anche quest'anno l'appello a ridurre a tre le giornate settimanali di
caccia alla migratoria eppure la Giunta delle Marche e i suoi esperti
hanno ribadito che cinque va bene lo stesso ma non sono contrari, infondo,
a nuovi approfonditi studi sulla questione... Il Presidente Spacca e
i suoi “ubbidienti” assessori (nessuno dei cosiddetti ambientalisti
ha mosso un dito) fanno leva sul fatto che i pareri dell'INFS non sono
vincolanti e abusano, tra l'altro, della libertà di sventolare
motivazioni scientifiche che tuttavia non sono in linea con nessun parere
espresso a livello nazionale dai maggiori esperti e per giunta in contrasto
con le misure espresse a livello ministeriale. Le Marche con la caccia
restano nel passato e pare nessuno voglia imparare dagli errori fatti:
così si legge dopo quindici anni di disuso il termine nocivo
(riferito ai corvidi) e incredibilmente si apre alla possibilità
di reinserire nella lista dei cacciabili specie portate sull'orlo dell'estinzione
come la starna e la coturnice, facendo cenno addirittura al coniglio
selvatico e alla pernice rossa. L'argomento Sic e Zps, dopo il chiasso
fatto da qualche capopolo agitato, il grande progetto europeo della
Rete Natura 2000 nelle Marche si é penosamente incagliato nelle
secche della politica senza coraggio, incompetente e irresponsabile,
visto che aver ignorato i dettami di Bruxelles per non fare arrabbiare
i cacciatori comporterà l'avvio di procedure d'infrazione che
tutti i contribuenti pagheranno. Settembre 2007 |
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