La Regione Marche modifica le norme sull'edificabilita' dei terreni agricoli

Nei prossimi giorni il Consiglio Regionale si troverà a decidere sulle modifiche alla norma (L.R.13/90) che disciplina le modalità di edificabilità nei territori agricoli. L'intento dovrebbe essere quello di aggiornare la normativa per aiutare la ripresa del settore agricolo riportando anche "gente" nelle campagne.Ovviamente rispetto alle dichiarazioni d'intenti non abbiamo nulla da eccepire, tuttavia, da una attenta lettura delle proposte presentate, non può non apparire chiaro che l'unico effetto che queste modifiche potranno produrre sarà quello di trasformare migliaia di fondi agricoli in zone residenziali di prime o seconde case, probabilmente a favore di chi i prodotti agricoli li maneggia si,ma solo belli e impacchettati al supermercato.Una prospettiva, questa, a dir poco indecente. L'aumento degli indici e delle possibilità edificatorie, assieme all'opportunità che si vorrebbe dare al figlio "dell'imprenditore agricolo"di costruirsi una abitazione sul fondo (senza neanche dover dimostrare, con progetti, una reale volontà di occuparsi di agricoltura), darebbe, a molti, ampi margini di "manovra" per costruire ville fino 300/350 mq in piena campagna e, in alcuni casi, anche più di una.Quindi non nuovi imprenditori agricoli, ma speculatori e "imprenditori" immobiliari. Non si comprende cosa centri tutto questo con l'agricoltura. Il paesaggio è la principale risorsa e fonte di ricchezza che possiede la nostra regione: non se ne può deliberatamente pianificarne la distruzione quando migliaia di turisti vengono e si fermano nelle Marche solo perchè attratti dal territorio ameno e ancora poco antropizzato; quando molti dei nostri prodotti agricoli oggi godono di marchi doc o riconoscimenti sulla qualità, proprio grazie a queste peculiarità territoriali. Infine non si può ignorare il fatto che gran parte il lavoro nei campi è svolto da terzisti che non risiedono neanche nel podere. Gli imprenditori agricoli a carattere familiare, che traggono sostentamento dall'attività agricola, sono poche centinaia, in gran parte anziani, con figli che spesso lavorano e risiedono in città, e questo non certo perché manchi loro l'opportunità di darsi all'agricoltura. I mali di cui soffre oggi il mondo agricolo sono ben altri e non hanno nulla a che fare con i limiti e le regole che la vigente L. 13/90 detta alle costruzioni in zona agricola. La strada da percorrere, nell'era degli OGM e delle manipolazioni in genere, è semmai tutt'altra e cioè quella del recupero di una sempre maggiore qualità e bontà dei prodotti anche attraverso l'abbandono di certe colture e dinamiche di coltivazione che impoveriscono i suoli, riducono la biodiversità, e inquinano le falde. Altro che cementificazioni!

Cagli,lì 25.04.04
Il Consiglio Direttivo

 

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