Energia e gestione rifiuti in provincia di Pesaro e Urbino

Negli ultimi giorni dagli articoli pubblicati sui quotidiani locali è emerso un quadro preoccupante in materia di energia e di rifiuti. Assindustria vuole la costruzione di nuove centrali a combustibili fossili e di un inceneritore, il presidente dell’Aspes la sostiene a spada tratta, e il presidente Ucchielli non esclude questa ipotesi e si impegna a modificare l’orientamento della Regione.
La sicurezza di poter accendere sempre la lampadina senza rischi di black-out spinge molti a credere che la costruzione di nuove centrali sia la migliore soluzione percorribile, ma non è così. Sulla reale necessità di nuove centrali e sulla loro dimensione ci sarebbe molto da dire, ma in merito a questo attendiamo di conoscere il Piano Energetico Regionale, sperando che le stime future di domanda energetica tengano conto delle nuove tecnologie e dei meccanismi di risparmio,

Immagine di un inceneritore nei pressi di Reggio Emilia

che costituiscono in assoluto gli interventi prioritari da avviare.Ferma opposizione da parte dell’Associazione “la Lupus in Fabula” anche alla proposta di costruire un inceneritore per i rifiuti nella nostra Provincia (leggi Assindustria e Aspes). Proposta condivisa anche dal Presidente Ucchielli che sta tentando di emendare, in qualità di presidente dell’Upi Marche, il Piano Regionale dei Rifiuti, per ottenere il via libera per la costruzione di questi impianti. Non ci può essere condivisione su questa scelta, perché anti-economica ed ambientalmente non sostenibile.
Un inceneritore, conosciuto anche come termovalorizzatore, non solo non sarebbe utile sotto il profilo energetico, ma attualmente rappresenterebbe una scelta miope ed in controtendenza, rispetto alle politiche comunitarie, anche in relazione alla gestione dei rifiuti. Gli ambientalisti non hanno un preclusione ideologica all’incenerimento dei rifiuti, se questa azione è riferita alla parte marginale e residuale di un sistema integrato di raccolta, di recupero e di riciclaggio dei rifiuti urbani.
Siamo sicuri che con adeguate scelte politiche, gestionali ed impiantistiche, nella nostra provincia, si possono raccogliere separatamente ed avviare al mercato delle materie seconde fino al 70% dei rifiuti prodotti. L’esperienza di realtà italiane simili alla nostra dimostra che ciò è possibile, con tempi ed investimenti inferiori a quelli di un impianto di incenerimento. Anche a Fano l’esperimento di raccolta domiciliare integrata sta dando simili risultati.
Al contrario, per il solo fatto di esistere e di dover funzionare, un inceneritore nella nostra provincia genererebbe una “domanda” di rifiuti, bloccando ogni altro interesse funzionale al riciclaggio o alla riduzione della produzione degli stessi, senza considerare il possibile inquinamento atmosferico.
Occorre quindi rimettere mano al Piano Provinciale dei Rifiuti, che non è stato mai avviato ed era già obsoleto alla sua approvazione, con le seguenti priorità: Riduzione, Raccolta Integrata e Riciclaggio.
L’amministrazione provinciale non può pensare da un lato di valorizzare un territorio puntando sulla qualità e dall’altro cospargerlo di centrali e inceneritori: in questo modo non farebbe gli interessi della comunità ma solo di pochi soggetti che perseguono esclusivamente fini di lucro.

Fano, 07/08/2004
LA LUPUS IN FABULA
Il consiglio direttivo

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