La privatizzazione delle risorse idriche a Pesaro |
Privatizzare un servizio pubblico come quello della gestione
delle risorse idriche è una decisione quantomeno rischiosa; la
sciagurata scelta del Comune di Pesaro di cedere quote di Aspes ad Hera
s.p.a.(società emiliano-romagnola quotata in borsa); gli impegni
assunti da Provincia e Comuni di Pesaro, Fano e Urbino che legano, in
maniera stringente, la sorte e la funzionalità di alcuni servizi
pubblici proprio agli umori di Hera, e infine la volontà di cedere
anche quote di Aset e Megas in previsione della nascita del gestore unico,
sono tutti passaggi che stanno portando pericolosamente il settore delle
risorse idriche sotto il controllo di chi deve, già oggi, prima
di tutto rendere conto ai propri azionisti (interesse privato) e poi alla
comunità (interesse pubblico). Da qui a qualche tempo potremmo
doverci scordare l’erogazione funzionale di alcune prestazioni essenziali;
soprattutto nelle zone più disagiate del territorio provinciale…
perché? Costi troppo elevati a fronte di introiti troppo bassi…
Addio manutenzione… Gli azionisti (privati) non investono certo
in funzione di un pareggio di bilancio o “peggio” per coprire
i costi che ha, ad esempio, il portare acqua in un borgo di montagna dove
abitano dieci persone. La stessa questione inceneritore che Aspes ed Hera,
pretenderebbero forzando la mano rispetto a ciò che dispone la
normativa regionale, è dimostrazione di una visione gestionale
esclusivamente legata al business. Occorre sfatare il mito che vuole la
gestione privata “più efficiente” e quindi più
economica per il cittadino… è di ottobre la notizia in base
alla quale Hera ha chiesto un corposo rialzo delle tariffe (acqua e rifiuti)
nel territorio bolognese. Le popolazioni dei comuni più piccoli
e decentrati poi, potrebbero arrivare a pagare il prezzo più alto
perché, già oggi, non hanno nessuna voce in capitolo e quel
che è peggio nessuno chiede loro di partecipare alle decisioni.
La volontà di fare cassa, espressa dai Sindaci dei comuni più
grandi, si scontra quindi clamorosamente con gli interessi della gente,
soprattutto, perché i “guadagni” realizzati sino ad
oggi, il Comune di Pesaro insegna, non sono stati certo investiti né
per il miglioramento dei servizi in questione, né in funzione di
quello che dovrà essere il necessario contenimento delle tariffe.
Il Comitato Territoriale per il Contratto Mondiale sull’Acqua vuol
quindi richiamare l’attenzione dei cittadini su questa difficile
fase politico-decisionale e invitare politici ed amministratori a rivedere
le proprie scelte sulla futura azienda unica. Proprio nel momento in cui
c’è una forte pressione al fine di permettere ad Hera s.p.a.
una partecipazione superiore al 24% anche all’interno di quella
che sarà l’azienda provinciale, occorre una inversione di
tendenza che porti ad un maggiore controllo del pubblico nel settore dei
servizi essenziali. Sono ormai diffusi in Italia e nel Mondo i casi in
cui la gestione delle risorse idriche viene “privatizzata”
con un elevato aumento delle tariffe a fronte di una forte diminuzione
della qualità del servizio; L’acqua, quale necessità
primaria, deve rimanere un diritto e non può essere gestita in
base alla semplice convenienza economica. Per far questo sarà necessario
fermare la cessione di quote delle nostre multiservizi, predisporre piani
industriali che tutelino i diritti del cittadino e infine programmare
il riacquisto di ciò che è già stato ceduto.
Pesaro, lì 16.11.04 |
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