Raccolta differenziata: bene Pesaro, male Fano, molto male la provincia

Negli ultimi mesi il tema dei rifiuti è all’ordine del giorno del dibattito politico. Il nodo fondamentale sono le modalità di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Le posizioni spaziano tra i sostenitori convinti della raccolta differenziata, coloro che la considerano importante ma non fondamentale, quelli che l’accettano ma ne farebbero a meno, e infine c’è chi vede negli inceneritori l’unica definitiva soluzione al problema di una inarrestabile crescita di rifiuti.
Le esperienze dei paesi europei più avanzati sotto il profilo culturale e tecnologico, danno ragione ai primi: pur con diverse modalità, la raccolta differenziata “porta a porta” dei rifiuti ha dimostrato di essere la metodologia migliore, sotto il profilo economico, ambientale e sanitario. La discarica e l’incenerimento, a causa dei problemi connessi ai tempi, ai costi di costruzione e di gestione, e alle localizzazioni di nuovi impianti, sono quindi destinati a rappresentare, la soluzione residuale per quella parte minima di rifiuti che non può essere avviata al riciclo ed al riutilizzo. Per raggiungere risultati significativi nella separazione delle frazioni recuperabili dei rifiuti (% tra il 60 e l’80% sono un obiettivo possibile) servono una massiccia e duratura opera di informazione e sensibilizzazione e un continuo monitoraggio del servizio. Chiaramente la raccolta differenziata da sola non basta. Occorrono politiche ed azioni mirate per la riduzione dei rifiuti, alle quali le amministrazioni locali non si possono più sottrarre. Acquisti verdi, certificati di qualità, accordi con importanti aziende locali del settore industriale e commerciale, sono lo strumento per avviare un contenimento della produzione di impallaggi e di scarti di lavorazione.
Il Comune di Pesaro è finalmente sulla buona strada e ci auguriamo che il servizio di raccolta domiciliare sia esteso entro pochi anni a tutto il territorio comunale. Il Comune di Fano, che tre anni fa era partito per primo con la raccolta “porta a porta” dei rifiuti, ora ha “tirato i remi in barca”: non spende più un centesimo nell’informazione, non investe nelle attrezzature, non fa i controlli sul rispetto della normativa. Ciò ovviamente si ripercuote in una flessione della raccolta differenziata.
Ma la maglia nera dell’ambientalismo spetta ancora una volta alla Provincia. Il Piano Provinciale dei Rifiuti scade tra tre anni ed in gran parte inapplicato. Dei tre previsti l’unico impianto di compostaggio forse sarà terminato entro l’anno in corso presso la discarica di Urbino. Non è stata ancora nominata l’Autorità di ambito territoriale e la Provincia che avrebbe tutti gli strumenti (politici ed amministrativi) per indurre i comuni a dare il loro consenso, non prende iniziative. In questa situazione a “macchia di leopardo”, le poche amministrazioni lungimiranti che avviano (o hanno avviato) autonomamente esperienze di raccolta domiciliare (fra poco anche Piobbico e Monteporzio) rischiano di dover far marcia indietro, se continua a mancare una strategia a livello Provinciale. La Provincia quindi deve assumere il ruolo di guida e di coordinamento attraverso la creazione di un AATO per i rifiuti, con l’adozione di un nuovo e moderno Piano Provinciale dei Rifiuti e con la leva fiscale costituita dall’Ecotassa sui conferimenti in discarica. Servono quindi importanti investimenti in impianti e attrezzature, che trovano giustificazione solo se la raccolta differenziata diventa la principale medologia di conferimento dei rifiuti urbani su tutto il territorio provinciale.


27/04/2006
Per La Lupus in Fabula
Il Presidente

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