I consumi di energia sono in crescente aumento e trovare il modo per
soddisfare le richieste sembra essere una delle principali priorità
delle amministrazioni.
La scelta più ovvia sarebbe puntare seriamente a migliorare l'efficienza
energetica, a diminuire i consumi, a eliminare gli sprechi: ma questo
tipo di strategia, prima di dare risultati misurabili, richiede tempi
relativamente lunghi ed una pianificazione attenta e trasversale. Troppo
complicato, soprattutto perché il ritorno di immagine non è
né immediato né altisonante. Molto meglio, quindi, indirizzarsi
vesro scelte che apparentemente risolvono i problemi di approvvigionamento
energetico nel breve tempo, con buona soddisfazione di tutti: di chi
può speculare su queste soluzioni, di chi può trarne immediato
vantaggio di immagine e degli utenti, che si sentono rassicurati sul
fatto che non dovranno vivere altre scomode situazioni di black out.
Sembra essere questo il ragionamento che seguono le amministrazioni
della nostra Regione, sempre più propenze all'apertura di nuove
centrali.
Sulla scelta della tipologia di centrale c'è poi molto da ridire.
Ultimamente, si sente spesso parlare di "turbogas", centrali
alimentate a metano che massimizzano l'efficienza, recuperando e sfruttando
l'energia del vapore che si forma nelle prime fasi del processo. Si
sente parlare di fantomatici progetti di centrali a turbogas nel Comune
di Fano (niente di concreto, per ora) mentra già si concretizza
la possibilità di nuove centrali di questo tipo nella Provincia
di Macerata. Sebbene il metano possa essere considerato un combusrtibile
"pulito" in confronto ad altri combustibili fossili (come
carbone e petrolio), centrali di questo tipo sono in grado di emettere
una serie di inquinanti dannosi per la salute e per l'ambiente in quantità
non trascurabili: si pensi solo agli ossidi di azoto, all'anidride carbonica,
alle polveri totali (di cui una percentuale non trascurabile di polvari
sottili, le ormai famose PM10) agli ossidi di zolfo e ad altre sostanze
meno conosciute ma altrettanto nocive. Questo tipo di centrali, per
avere una "convenienza economica" devono raggiungere certe
dimensioni (dell'ordine di centinaia di MW): ne consegue che l'impatto
sull'ambiente sarà di entità tutt'altro che trascurabile.
Discorso a parte va fatto per gli inceneritori, che sempre più
spesso si cerca di far passare come soluzione unica a due problemi:
quello di "eliminare" i rifiuti e quello di produrre energia.
Entrambe le affermazioni non sono appropriate. Se da un lato è
vero che con gli inceneritori diminuisce la "quantità"
finale di rifiuti, è altrettanto vero che aumenta la loro "pericolosità"
(filtri, fanghi e altri residui provenienti dai sistemi di abbattimento,
ceneri, ecc.) con notevoli problemi relativi allo smaltimento finale.
Da un punto di vista energetico, è ormai provato che le quantità
di energia prodotte da un inceneritore non sono sufficienti da sole
a giustificare la costruzione di un nuovo impianto: poca è in
realtà l'energia prodotta, molta quella richiesta per la gestione
degli impianti.
Viste le accertate conseguenze sull'ambiente, sono veramente queste
le scelte più convenienti? Nello stesso tempo che occorre per
la costruzione e la messa a regime di una centrale o di un inceneritore
(per nulla breve) potrebbero essere messe in atto strategie gestionali
di altro tipo, mirate al risparmio e all'aumento dell'efficienza energetica
e all'utilizzo di fonti energetiche realmente pulite (come il solare).
Costruire nuove centrali, cercare delle inconsistenti giustificazioni
per la realizzazione di inceneritori, significa non riuscire a vedere
al di là del prorpio naso. Qualsiasi scelta gestionale relativa
all'energia deve essere fatta in un ottica di lungo termine e sulla
base di considerazioni trasversali. Massimizzare la convenienza economica
oggi trascurando gli aspetti ambientali permette solo di ilrisolvere
piccoli problemi imminenti preparando per il futuro grossi guai difficilmente
risolvibili.
Fano,lì 17.03.04
Il Consiglio Direttivo