Aggiungere altro a quanto detto e scritto sulla tragedia del terremoto che ha colpito la provincia dell’Aquila non è possibile. Vorremo invece togliere qualcosa; togliere l’altro Abruzzo, quello che le scosse le ha avvertite ma che non ha visto crollare case e morire le persone, quello che non ha riportato danni materiali ma un grande danno d’immagine. L’Abruzzo del turismo: la regione dei Parchi, dei vasti boschi, delle alte cime, di animali mitici ma anche di antichi borghi arroccati, monasteri e castelli. L’Abruzzo che vive di turismo e che con grande determinazione ha puntato da tempo su quel che aveva a disposizione senza doverlo comprare o costruire: il patrimonio ambientale e storico. I media hanno colpevolmente e ripetutamente generalizzato sulla tragedia del terremoto e si è sempre ostinatamente parlato di Abruzzo e non della provincia dell’Aquila: sono stati fatti addirittura appelli a non recarsi in quella regione per motivi di sicurezza e di intralcio ai soccorsi. Eppure ci sono territori delle Marche e del Lazio più vicini all’epicentro del sisma di quanto lo siano le zone della provincia di Chieti, per esempio. Invece a forza di nominare l’Abruzzo chi dal terremoto è stato risparmiato si ritrova con gli alberghi e gli agriturismi vuoti, con le prenotazioni per la primavera e l’estate che sono state nel 90% dei casi annullate. E a vivere di turismo e di commercio indotto sono migliaia di famiglie che ora hanno le case salve ma chissà per quanto tempo il loro lavoro rovinato. Di fronte a questo perverso meccanismo di gogna mediatica generalista Lupus in Fabula non retrocede di un passo sui programmi prestabiliti e anzi invita tutti ad andare a fare turismo in quel “altro Abruzzo” che non va dimenticato.
Negli scorsi giorni alcuni rappresentanti dell’associazione sono stati sul massiccio della Majella in perlustrazione e tra un mese circa 30 soci trascorreranno a Lama dei Peligni (CH) quattro giorni di passeggiate e visite guidate.
24 Aprile 2009