Sette Associazioni culturali ed ambientaliste operanti nelle Marche hanno espresso, nei giorni scorsi, al Presidente della Giunta Regionale, alle Soprintendenze ai Beni Architettonici ed Archeologici, agli organi del Ministero dell’Ambiente e dei Beni Culturali, nonché alla Comunità Economica Europea la propria opposizione al progetto di “Recupero e ripristino del complesso monumentale Eremo del Sasso in località Valleremita di Fabriano”, realizzato con fondi FAS della CEE.
In verità il progetto di recupero consiste in una “trasformazione del complesso conventuale in centro polifunzionale attrezzato”. In sintesi il progetto prevede :
- nell’area adibita agli spazi conventuali la realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica da destinare alle attività della vita monastica. Tale corpo di fabbrica sarà formato da due piani fuori terra e da un piano interrato lungo il perimetro esterno dell’antico impianto connesso da un portico quadrangolare alle strutture della chiesa, in modo da ricreare lo spazio del cortile della clausura,
- nell’area adibita agli spazi ad uso pubblico la realizzazione di due livelli interrati al di sotto dello spazio antistante i corpi di fabbrica utilizzati attualmente dalla comunità monastica da destinare a tutte le attività sociali e d’incontro”.
Solo per ultimo è previsto il recupero e restauro della parte storica del monastero, cioè l’unica che ha veramente valore e che dovrebbe motivare tutta la operazione.
Per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale, è sempre il progetto preliminare che esclude la necessità della valutazione di incidenza nonostante l’eremo sia tutelato dal Codice dei Beni Culturali e sia localizzato all’interno di un sito Natura 2000 con zone SIC e ZPS, vincolate da normative europee.
Le nuove costruzioni porteranno a triplicare la superficie edificata, che passerà dagli attuali 430 mq ai 1510 mq mentre, se si vuole realmente conservare la sua identità storica e spirituale, niente appare più incongruo che “valorizzarlo” a fini convegnistici, turistici e altri usi non ben definiti.
Oggi il fabbricato “risulta umile e disadorno, riedificato alla meglio con il materiale di spoglio originale ma conserva il suo innegabile fascino grazie alla sua posizione che si affaccia come un balcone ardito e stupendo sulla valletta cupa ed angusta di Valleremita” (Touring Club Italiano).
Ma l’intervento proposto è del tutto incongruo con l’architettura precedente, non risponde ai criteri di restauro conservativo, né a quelli di ripristino.
Le nuove costruzioni infatti per le loro dimensioni e forme, compresa la nuova parte seminterrata, mal si armonizzano col paesaggio montano a differenza delle architetture tradizionali, molto più sobrie e meno invasive. Inoltre l’aumentata capienza degli spazi e quindi l’aumentato afflusso di fruitori richiedono la realizzazione di una nuova strada su un precedente sentiero e tre parcheggi esterni da 70 posti auto, elementi tutti che non possono conciliarsi con il basso impatto ambientale e antropico richiesto dalla tutela del contesto naturalistico e dei relativi valori ambientali riconosciuti anche a livello europeo (zona SIC e ZPS)
LA SITUAZIONE OGGI
Oggi ci troviamo in presenza dell’inizio dei lavori per realizzare un progetto esecutivo approvato sulla base di un progetto preliminare che ha frainteso, come intervento di restauro e risanamento conservativo, un intervento molto pesante di stravolgimento della attuale realtà architettonica del sito, con la realizzazione di nuove strutture ben oltre il 30% della volumetria esistente, e che rimanda il vero importante intervento di restauro dell’esistente ad una fase successiva e comunque ultima nelle cronologia dei lavori.
LE CONCLUSIONI
In conclusione non è assolutamente condivisibile la filosofia della committente Regione Marche esposta nel progetto preliminare la quale, se i lavori dovessero iniziare veramente, provocherà un gravissimo danno non solo ad un bene culturale tutelato e cioè l’Eremo ed ad un ambiente naturale ugualmente tutelato da normative anche internazionali, ma porterà un gravissimo colpo anche allo SPIRITO DEI LUOGHI francescani che si dice di voler tutelare.
Una corretta “valorizzazione” delle aree montane ad alto valore anche spirituale, oltreché naturalistico, storico, ambientale, non può essere realizzata con nuove strade, nuovi edifici, più auto, più cemento, più consumismo invasivo, bensì con strumenti e strategie non impattanti e soprattutto in luoghi diversi da quello dell’eremo di Val di Sasso in Valleremita. Infatti “ l’Eremo conserva oggi una sua identità, legata certamente alla sua particolare e felicissima ubicazione nel paesaggio e un fascino legato alla ruderizzazione delle parti crollate che ne fanno un luogo di grande spiritualità” (dalla relazione della ditta aggiudicataria dei lavori, agosto 2010)”
La trasformazione del complesso conventuale in centro polifunzionale attrezzato distruggerà tutto questo.
Si chiede pertanto al Presidente della Giunta regionale di sospendere la procedura di esecuzione dei lavori e di rivisitare tutto il progetto, limitando l’intervento all’effettivo restauro e risanamento conservativo dell’esistente Eremo. Si fa appello agli altri Enti a voler effettuare una rivalutazione critica del progetto al fine di rimodellarlo agli effettivi fini del restauro e risanamento conservativo dell’Eremo, senza altre inopportune realizzazioni.
Svolgendo il proprio ruolo di tutela, consapevoli di perseguire il primario interesse pubblico.
ITALIA NOSTRA MARCHE (Giovanni Bambozzi), COORDINAMENTO PER IL PAESAGGIO DELLE MARCHE ( Riccardo Picciafuoco), LUPUS IN FABULA (Flavio Angelini), FEDERNATURA MARCHE (Mauro Furlani), “TERRA MATER” ( Franco Raffi), WWF MARCHE (Elisa Benedetti), LEGAMBIENTE MARCHE (Luigi Quarchioni).