Con viva soddisfazione tutto il mondo ambientalista e animalista ha accolto la notizia della denuncia ai danni del bracconiere che disseminava di trappole il versante acqualagnese della Riserva del Furlo. Un plauso va alla Polizia Provinciale che ha avviato l’iter, alla Procura di Urbino che finalmente ha deciso di non archiviare ma di procedere e infine complimenti al Corpo Forestale dello Stato che ha sviluppato le indagini. Un bel lavoro d’equipe che rincuora e che fa ben sperare, prima di tutto sulla soluzione definitiva della gravissima diffusione del bracconaggio nella Riserva (ben sapendo che ci sono altre aree interessate da questo fenomeno: San Martino dei Muri, Sant’Anna, Sant’Ubaldo), e poi per la punizione esemplare che tutti ci aspettiamo venga data a questo sessant’enne che ai ripetuti atti illegali ha unito una crudeltà e ferocia che spaventa, anche per la sua proiezione nella vita sociale.
Il bracconaggio è una vecchia storia al Furlo e di fatti questo successo si va ad inserire in un contesto che non aiuta certo le forze dell’ordine; eppure la Riserva, che esiste da 12 anni, ha fatto davvero poco per contrastarlo, e il brillante risultato di questi giorni si sgancia dall’annosa questione dell’area protetta statale e della sua deludente gestione da parte della Provincia di Pesaro e Urbino. Il bracconaggio mediante trappole (in questo caso i lacci) va contrastato con la presenza quotidiana della vigilanza (oggi praticamente assente) e con una razionale gestione delle strade transitabili, indispensabili al bracconiere per il recupero degli animali uccisi. La semplice chiusura delle strade del Demanio con una sbarra risolverebbe tantissimi problemi, compresa la colpevole mancanza di Guardia-Parco.
Fano 14/05/2011
Il Presidente