“Sempre più spesso i cittadini assistono impotenti a rapide e significative trasformazioni dei propri luoghi di vita e di relazioni. La città, il territorio e più in generale il paesaggio – sia esso urbano o rurale – invece di essere tutelato nell’interesse della collettività come bene comune, riconosciuto dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea, è spesso considerato opportunità di rendite private.
Le amministrazioni pubbliche praticano una politica, convergente con gli interessi di proprietari e di costruttori, che vede nella cementificazione dei territori urbani ed extra-urbani la fonte primaria della propria stessa sussistenza.
Consumo di suolo agricolo, degrado della qualità sociale e ambientale dei luoghi sono tra gli esiti più evidenti di questi processi. Ma siamo sicuri che i ‘vantaggi’ per la collettività (pur sotto il ricatto della gravissima crisi economica ed occupazionale odierna) siano superiori ai costi che – tanto ora quanto nel lungo periodo – ci troveremo a pagare?”
A questa domanda e a queste preoccupazioni l’associazione la Lupusin Fabula ha cercato di rispondere presentando nove pagine di osservazioni alla variante di Piano Regolatore che il comune di Fano si appresta ad approvare per creare ben 23 nuovi nuclei abitativi extra-urbani nella piana del Metauro e sulla costa. In tutto saranno 15360 mq di nuove abitazioni o di ampliamenti, come due grosse zone di espansione, ma sparpagliate nella metà del territorio comunale. In gergo si chiama “sprawl”, dispersione urbana, cioè la crescita diffusa e disordinata di case, capannoni, impianti, che richiedono una moltitudine di strade e reti di servizi estremamente costosi per la collettività. Il consumo di suolo agricolo avviene attraverso la creazione di disordinate periferie senza identità, luoghi dove non si è più campagna ma nemmeno in città. Con questa operazione che ha il solo fine di soddisfare la rendita fondiaria e certe lobby legate all’edilizia la Giunta e alcune forze politiche dal Pd al Pdl, passando per la Tua Fano, cercano di recuperare consensi in vista delle prossime amministrative. La giustificazione ufficiale, quella di fare rimanere uniti i nuclei familiari, è una balla colossale; infatti sono state dati ampliamenti a ruderi, capanni e abitazioni trasformate in accessori agricoli. Il tutto senza fare alcuna verifica sullo stato di attuazione del PRG vigente, che già prevedeva in una situazione di piena crisi edilizia e forte riflusso demografico la possibilità di insediare circa 19.000 ab. divenuti poi addirittura molti di più con l’accoglimento delle varie osservazioni. L’aggiunta di ben 48152 nuovi mc in uno scenario caratterizzato anche dalla presenza di ingenti quantità di edifici residenziali invenduti, presenti in alcuni casi anche all’interno delle aree interessate dal presente P.P. o comunque ad esse prossime, risulta veramente una scelta senza fondate motivazioni. Inoltre la frammentazione degli interventi in un territorio molto vasto, vista la non certezza dell’esistenza delle reti tecnologiche nei diversi cosiddetti nuclei o agglomerati rurali assoggettati al presente P.P., espone la collettività a costi economici ingenti per la creazione delle reti di servizi, in particolare la fognatura, ma anche acquedotto, gas e illuminazione pubblica. Oltre a ciò si contesta il fatto che un variante che prevede l’edificabilità di 49.000 nuovi mc, per circa 700 nuovi abitanti, che ricadono su estese aree soggette a vincolo paesaggistico ed ad altri importanti vincoli ambientali non venga assoggettata alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica. Infine la variante aggira le norme della L.R. 13/1990 che regolano le costruzioni nelle zone agricole, elude quelle introdotte dalla L.R. 22/2011 in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico e non rispetta la L.R. 14/2008 che detta le norme per l’edilizia sostenibile. Per queste ed altre ragioni l’ass.ne la Lupus in Fabula si appella ai consiglieri comunali affinché siano prese in seria considerazioni le osservazioni presentate e modificata profondamente la variante, se non addirittura ritirata.
per
La Lupus in Fabula
Claudio Orazi