Passeggiando vicino al torrente dell’Arzilla, fino a pochi giorni fa era possibile ammirare un lussureggiante canneto lungo tutto il percorso, fino alla foce. Fermandosi un attimo e prestando attenzione, si poteva udire il canto delle rane e il verso di una gran varietà di uccelli che nidificano al riparo delle canne. Non di rado li si poteva vedere in volo uscire dal canneto e rientrarvi con il cibo per i nuovi nati. Un brulicare di vita e di suoni.
Poi un giorno la musica è cambiata. Un operaio con un mezzo meccanico in poche ore ha raso al suolo il canneto macinando tutto ciò che esso custodiva rendendo le sponde del torrente aride e scoperte. Sorvoliamo sul problema estetico che è soggettivo, infatti qualcuno potrebbe preferire le sponde del canale sgombre dalle canne, ma soffermiamoci a fare alcune riflessioni. Innanzitutto i canneti adempiono a molteplici funzioni di valore ecologico: assumono una importanza fondamentale per la conservazione di alcune specie del patrimonio ittico, svolgono un ruolo di fitodepurazione, il trasporto di ossigeno tramite le radici permette la detossificazione dei sedimenti evitando l’accumulo di solfuri. Le radici prevengono inoltre l’intasamento del letto e stabilizzano il terreno riducendo il rischio di erosione e riducono la velocità della corrente. Il canneto funge da filtro intrappolando i rifiuti da noi prodotti trattenendo lo sporco che altrimenti finirebbe direttamente in mare.
Questa funzione da pettine rende in effetti il canneto poco gradito, esso viene visto come qualcosa di sporco, un covo di topi e bisce. I topi, in particolare, non hanno bisogno certamente delle canne ed il taglio delle stesse non li danneggia affatto. Ma un’alternativa tra il lasciare il canneto a se stesso o raderlo al suolo c’è. Per esempio attendere il periodo successivo alla riproduzione e far intervenire mani competenti che effettuino periodiche pulizie accurate – perché il vero nemico e l’ambiente ideale per i ratti sono i rifiuti – lontano dalla stagione delle nidificazioni e con interventi meno drastici e radicali. In particolare il taglio andrebbe evitato nel periodo che va da aprile a metà agosto circa per salvaguardare le covate degli uccelli acquatici.
Fare ciò richiede senz’altro più tempo e quindi maggiore spesa ma spendere per l’ambiente è un investimento per noi stessi e per il nostro futuro.
Associazione Ambientalista La Lupus in Fabula
WWF – Pesaro