Nel corso del 2011 tanti cittadini, sindaci e categorie del territorio hanno espresso una posizione di contrarietà al rigassificatore API perché convinti che quel tipo di approccio fosse pericoloso e avrebbe finito per portare, presto o tardi, alla situazione attuale. Soprattutto si trattava e si tratta di un progetto che oltre a non portare occupazione, espone l’habitat naturale e la comunità locale a rischi notevoli.
Nel corso di queste ultime settimane abbiamo seguito l’evolversi della situazione negativa per ciò che attiene l’occupazione alla API di Falconara, e abbiamo appreso della convocazione di vari tavoli fra Regione, Azienda e Sindacato. La scelta dell’azienda di sospendere per un anno la raffinazione conferma quanto affermato in questi ultimi anni dal circuito associativo sociale e ambientale: gli impianti di raffinazione sono destinati sempre più ad un netto ridimensionamento. E’ la dimostrazione di un modello energetico ormai al tramonto. Si tratta di uno scenario internazionale di cui è necessario prendere atto, per prospettare un modello alternativo ecocompatibile, con ricadute positive dal punto di vista occupazionale.
Noi riteniamo utile un tavolo di confronto più ampio che tenga conto delle esigenze dell’intero territorio dichiarato Area a Elevato Rischio di Crisi Ambientale e dei cittadini che vi vivono e vi lavorano, prendendo in considerazione ipotesi diverse di sviluppo. Ciò anche perché non si vede quali garanzie fornite dalla API possano essere credibili dopo quello che è accaduto.
Riteniamo che il gruppo API nel suo insieme abbia le competenze per continuare a svolgere un ruolo importante nel tessuto produttivo locale e regionale, ma all’interno di un percorso realmente condiviso con il territorio, l’unico probabilmente capace di garantire gli attuali livelli occupazionali per i prossimi 10-15 anni e capace di evitare ulteriori casi Montedison.
Nell’ambito dell’attuale Piano Energetico Ambientale Regionale segnaliamo, ad esempio da tempo e purtroppo invano, l’esistenza di settori quali le fonti rinnovabili ed il risparmio energetico come possibili opportunità di lavoro per il Gruppo API.
Le associazioni sottoscriventi, rappresentanti di tanti cittadini e di tanta parte di realtà sociale, ritengono sia d’interesse pubblico (lavoratori e cittadini) convergere sui seguenti obiettivi:
- approvazione di un piano di risanamento pluriennale del territorio AERCA che preveda da subito l’impiego delle maestranze dell’API a rischio cassa integrazione;
- riconversione del sito industriale a polo tecnologicamente avanzato sfruttando le sinergie con altre aziende marchigiane orientate alla ricerca, allo sviluppo, alla innovazione nel settore delle rinnovabili.
Su queste proposte le associazioni sono pronte a confrontarsi senza pregiudizi con tutti coloro che vorranno iniziare a costruire insieme un futuro migliore per i cittadini di Falconara e degli altri comuni dell’AERCA.
Invitiamo i lavoratori tutti dell’API (diretti e dell’indotto), le rappresentanze sindacali e la RSU a non lasciarsi incantare o ricattare e a inaugurare, invece, nel rispetto dell’autonomia della propria lotta sindacale anche degli spazi di discussione che abbattano il vecchio e dannoso muro d’incomunicabilità con l’esterno.
Sarà necessario, per il bene comune, orientarsi verso una prospettiva diversa, servirà farlo insieme e al più presto, perché la crisi impone nuove soluzioni.
FIRMANO :
Ambasciata dei Diritti, Circolo “Il Pungitopo”, Comitato Mare Libero, Comitato Mezzavalle Libera, Comitato di Quartiere Villanova, CSA Kontatto Falconara, Falkatraz Onlus, Forum Paesaggio Marche, Italia Nostra Onlus Ancona, Italia Nostra Onlus Marche, Legambiente Marche, Lupus in Fabula, Ondaverde Onlus, Terra Mater, WWF Marche
Lì, 17 luglio 2012.