Comunicato stampa

CRISI IDRICA-CRISI DELLA POLITICA

Il sindaco di Fano si arrabbia per i dati diffusi da Legambiente che provano l’inquinamento dell’Arzilla. Ma sbaglia perché, al contrario, dovrebbe essere il primo a preoccuparsi se il torrente d’estate si trasforma in una fogna. Ma non sta meglio nemmeno il Metauro se da anni alla foce campeggia il divieto di balneazione.

Infatti non si può dire che il Metauro, grazie al quale si “disseta” mezza provincia, sia un fiume in buona salute. Quando non sono le lavanderie, le aziende di cromatura dei metalli o qualche pescatore di frodo (che usa il cloro come è accaduto qualche giorno fa) sono i depuratori ad inquinare l’alto corso del Metauro.  I numeri e i grafici pubblicati dal Gruppo Progetto Acqua di Urbania sul sito www.progetto-acqua.it parlano chiaro: i depuratori dell’alta valle del Metauro sono tutti fuorilegge per i valori di nitriti, nitrati e ammoniaca. A valle di Fermignano le analisi non sono state fatte ma è probabile che i risultati siano gli stessi. Non sono dati ufficiali e validati, ma d’altronde i dati delle analisi dell’Arpa Marche non si conoscono, sul sito non sono pubblicati, perché probabilmente potrebbero allarmare o fare arrabbiare più di un cittadino.

Si sono susseguiti in questi giorni mozioni ed interpellanze a livello comunale (Urbania) o regionale che chiedono giustamente ai sindaci di conoscere i valori della qualità delle acque dei fiumi, soprattutto a valle dei depuratori, oppure invitano la Regione alla piena applicazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque. Tuttavia è fuori d’ogni dubbio che i depuratori non funzionano bene, e da chi sono gestiti? Da Marche Multiservizi e da Aset.

Perché non vengono fatti gli investimenti necessari per metterli a norma con l’uso delle migliori tecnologie possibili? Oppure perché non si decide di sostituire tutta la rete di adduzione che porta l’acqua a Pesaro e Fano, con un investimento che secondo Tiviroli (A.D. M.M.S.) richiederebbe un investimento di 14 milioni di euro, ma si preferisce spenderne 200/300 mila all’anno per le riparazioni, con il rischio di lasciare a secco centinaia di migliaia di persone, o di sprecare il 30/40% di acqua depurata nelle cosiddette perdite fisiologiche? Perché non si praticano serie politiche di gestione dei bacini idrografici per evitare il prosciugamento dei fiumi d’estate e il loro straripamento nel caso di eventi meteorologici estremi, purtroppo ornìmai riccorrenti? Le risposte sono multiple. Investire nella depurazione e negli acquedotti non paga elettoralmente, meglio fare nuove strade, bretelle, parcheggi, oppure programmare un nuovo ospedale, o una nuova lottizzazione. Oppure nel caso della multi utility privata Marche Multiservizi è meglio distribuire utili per 3.793.791 € (dal sito di M.S.S.), che per metà finiscono in Romagna, invece di investire tutte le risorse prelevate dalle tasche degli utenti, in infrastrutture per risanare gli impianti. Qualcuno potrà osservare che gli investimenti li decide l’Aato acque, composto dai sindaci della provincia.

Ma su quali dati si fondano le scelte politiche  dell’Aato? Su quelli che i gestori Aset e MarcheMultiservizi gli forniscono, ma che nessuno controlla, e quindi il gestore privato fa un po’ quello che vuole. Invece i soldi ci sarebbero sia per rifare le reti, che per i depuratori; lo ammettono anche Alighiero Omiccioli e Marco Toni, presidente e direttore dell’Aato, basterebbe che i soci di M.M.S. rinuncino agli utili. Ma certe scelte richiedono una classe politica capace, con buona memoria, meno populista e non autoreferenziale: cosa difficile da trovare in questi tempi.

Fano 11/08/2012

 

La Lupus in Fabula

Il Vice presidente

Claudio Orazi