Leggendo l’intervento dei progettisti e degli imprenditori, riportato dal Messaggero,  in relazione all’ipotesi di ampliamento del Porto di Vallugola, è difficile credere che essi stessero parlando proprio del progetto che è depositato presso gli uffici del Comune di Gabicce e che ciascuno può consultare nel sito del progettista Marco Gaudenzi.

Quello che noi abbiamo visto e per il quale ci siamo allarmati è lo stesso che hanno visto sia le centinaia di persone che si sono indignate e hanno costituito un gruppo contro l’ampliamento del porto di Vallugola in facebook, che le decine di cittadini che immediatamente si sono costituiti in un comitato. Al di la delle rassicurazioni dell’imprenditore Montagna si tratta di un progetto che conduce ad una radicale trasformazione dal punto di vista naturalistico, storico e paesaggistico dell’intera area con imprevedibili quanto inevitabili ripercussioni nelle aree limitrofe.

Ciò che traspare dall’intervista è un’idea di ambiente naturale che nulla ha a che vedere con il fine costituivo di un parco regionale.

E’ sufficiente, infatti, rileggere le finalità espresse all’Art. 1 della legge Regionale  n. 15 del 1994 -Norme per l’istituzione e gestione delle aree protette naturali –in cui recita: “conservare le specie animali e/o vegetali, le associazioni vegetali, forestali, le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche di comunità biologiche, i biotipi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali, gli equilibri idraulici ed idrogeologici, gli equilibri ecologici, il patrimonio biogenetico”. Dunque un parco regionale ha come finalità principale quella di conservare le comunità viventi e di far si che esse possano mantenersi in equilibrio con quelle non viventi. Al contrario, dalle parole dell’ Ing. Montagna  si coglie un’ idea di parco naturale e di naturalità del tutto opposto a quelle per le quali l’intera area è protetta. E’ un’ idea di natura completamente addomesticata, del tutto asservita ad un criterio speculativo ed  utilitaristico che con difficoltà si può condividere per un parco urbano o per un parco ricreativo ma che nulla ha a che fare con la conservazione di un ambiente naturale. L’intera area, tra l’altro, è parte della Rete Natura 2000 sia come SIC (Sito di Importanza Comunitaria, sia come ZPS (Zona di protezione speciale) e dunque opere di queste proporzioni sia nella parte a mare, ma soprattutto in quelle a terra, entrano in evidente conflitto anche con le convenzioni europee.

Difficile come tentano di sostenere i progettisti e gli imprenditori coinvolti che la costruzione di banchine con la possibilità di ospitare 239 yacht dalle dimensioni superiori ai trenta metri, fino a quelli di otto metri, una strada a doppia corsia  che si prolunga in una  pedonale all’incirca della stessa dimensione fino a Gabicce, oltre tutte le strutture logistiche e recettive  a servizio del porto, non comportino uno snaturamento dell’area e

Difficile sostenere che i bassi fondali ciottolosi, habitat di popolamenti di anemoni, di ricci di mare, di molte diverse specie di granchi, gamberetti, bavose e scorfani continuino a sopravvivere in un ambiente del tutto trasformato.

Altri elementi di preoccupazione sorgono dalla stessa intervista soprattutto dove si parla di effettuare lungo il colle un “ri-terrazzamento” a protezione della strada e dei parcheggi sottostanti. Il colle San Bartolo non è mai stato terrazzato e con l’espressione ricordata si vuol far passare il violento intervento sulla falesia quasi fosse un intervento di ripristino di ciò che in passato non è mai esistito! La falesia è un organismo “vivo e in movimento ” e la sua natura è quella di “scivolare” naturalmente verso il mare; pensare di volerla incardinare con un sistema di terrazzamenti è ciò di più contraddittorio e irrispettoso che si possa immaginare.

Le stesse espressioni utilizzate “gli ambientalisti fanno il loro mestiere” denota una visione utilitaristica che perfettamente si adatta ad uno spirito imprenditoriale ma che è ben lontano dalla cultura ambientalista e naturalistica; espressione che in qualche modo offende anche le molte centinaia di persone che senza alcun interesse personale, se non quello di difendere un bene collettivo, hanno espresso la loro preoccupazione e il loro dissenso al progetto.

Federazione Pro Natura- Marche

Lupus in Fabula

Italia Nostra Pesaro

WWF Marche

Legambiente Pesaro