Domani, 2 settembre, per l’ennesima volta ai cacciatori viene curiosamente regalata la preapertura della stagione venatoria.
C’è una legge nazionale (n.157/92) che dice inequivocabilmente (art. 18) che la caccia ha inizio la terza domenica di settembre e che deroghe a questo assunto si possono verificare solo in presenza di un Piano Faunistico che dimostri, dopo accurati studi, che vi sono animali che è necessario uccidere prima del previsto (…). Del Piano Faunistico Regionale però non si ha notizia e tanto meno di quello provinciale. Fatto sta che storno, merlo, tortora, colombaccio, gazza, ghiandaia, cornacchia grigia e alcuni tipi di anatra, non si sa bene perché, da domani si possono uccidere.
La preapertura non ha nulla di scientifico, è solo un regalo spassionato dei politici alla lobby venatoria; un regalo come tanti altri. In realtà gli spari in questa provincia sono iniziati già da quasi tre settimane visto che il Presidente Matteo Ricci, dimostrando di essere, malgrado l’età, il solito amministratore che fa la vecchia politica e che si adegua al suo predessore (Ucchielli), pur andando contro il parere della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Contro il parere e i diritti di una larga parte della popolazione: diritti intesi come sicurezza nel vivere o nel frequentare aree di campagna e montagna; diritti intesi come volontà di investire sull’economia turistico-naturalistica, che dalla caccia viene presa letteralmente a fucilate.
Già dal 15 agosto vengono ammazzati migliaia di animali selvatici in questa provincia perchè da allora ha aperto la caccia al daino e al capriolo. Vivendo in queste terre sembra che ci si debba rassegnare: in provincia di Pesaro e Urbino si spara e si uccide la fauna come in pochi altri posti in Italia, e allora non c’è da stupirsi se l’anno scorso è stato registrato anche il primato dei morti umani (ben 4). A far ammazzare innocui erbivori e a consentire la preapertura Matteo Ricci ci ha impiegato pochissimo, mentre invece da 4 mesi le associazioni ambientaliste chiedono invano di incontrarlo: era meglio invece avesse preso atto dello stato in cui versa la gestione faunistica da queste parti, con un bracconaggio diffusissimo, casi inquietanti di addetti ai lavori immischiati loro stessi in casi di bracconaggio e corruzzione, vigilanza intangibile, esami di rinnovo e attribuzione delle licenze che sono una farsa, spese pazze e scelte ambigue degli ATC, segnaletica inesistente nelle aree di divieto di caccia, segnaletica colpevolmente mancante nelle aree percorse dal fuoco gli anni scorsi, Oasi di Protezione coincidente con aree in cui già vige il divieto di caccia, aree demaniali prive di riferimenti, appostamenti fissi che spuntano ovunque, lacci e tagliole, gestori di strutture ricettive, canili e gattili esasperati dalla vicinanza dei cacciatori e situazioni di grande disagio delle popolazioni residenti (Mondolfo, San Costanzo, Vergineto, Piobbico, Gradara, Borgo Pace) lasciate inspiegabilmente inascoltate.
Domani la preapertura non può avvenire nelle aree della Rete Natura 2000 (Sic e Zps) ma c’è da chiedersi quanti cacciatori lo sanno, chi controllerà e soprattutto come è possibile individuare queste aree visto che si é deciso di non tabellarle. Un pasticcio che il 98% della popolazione dovrà sopportare a suon di colpi di fucile, pallini di piombo, carabine, pallettoni (che possono uccidere una persona a 2 km di distanza) e cani abbaianti.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO