COMUNICATO STAMPA

Quindici associazioni del movimento ambientalista e animalista provinciale hanno sottoscritto un documento di forte critica alla gestione della Riserva Naturale Gola del Furlo, ora tra le mani dei politici e dei funzionari della Provincia e dell’Ispettorato Centrale del Corpo Forestale dello Stato a Roma. Un documento per affermare la netta contrarietà e indignazione per la decisione di effettuare abbattimento del cinghiale dentro l’area protetta, per il paventato progetto di un’area faunistica del lupo e, certo non ultimo per importanza, per il problema mai risolto e ben poco contrastato del bracconaggio, riemerso in tutta la sua gravità con il recente ritrovamento di diverse trappole. Associazioni che hanno voluto con forza avvalersi del diritto-dovere di vigilare sull’attuazione delle leggi, sulla correttezza dei procedimenti e sul corretto utilizzo del patrimonio e delle finanze pubbliche. Associazioni che non hanno mai nascosto le loro remore di fronte alla decisione assunta 12 anni fa di assegnare alla Provincia di Pesaro e Urbino la gestione di un patrimonio di così alto valore come la Gola del Furlo, ma il bene di questo luogo e la sua tutela vengono prima del dibattito politico ed esse hanno sempre sperato che la Provincia gli destinasse la giusta attenzione, con personale e uffici appositamente dedicati, invece della Riserva ora si occupa addirittura il Servizio Urbanistica dell’ente. Sono passati tanti anni, sono stati spesi tanti soldi pubblici, ma ancora l’esistenza della Riserva Statale non è palpabile e dopo la decisione di effettuare gli abbattimenti dei cinghiali si può affermare con certezza e con grande grande amarezza che il suo avvento ha persino peggiorato il grado di conservazione della biodiversità in quell’area. Gli abbattimenti, che significherebbero spari, armi, disturbo, stress, si andrebbero a sommare al bracconaggio notturno mai represso, bracconaggio con trappole ancora in voga, mentre le ricerche scientifiche sono pressochè assenti, mentre nelle palestre di rocce i divieti sono stati continuamente ignorati e si è assistito all’aumento esponenziale della presenza di moto e fuoristrada sui prati e sui sentieri, al cospetto di strade di servizio inspiegabilmente aperte, rimboschimenti falliti, selvicoltura di rapina, creazioni di laghi che non hanno acqua, improbabili percorsi turistici da fare in auto, personale invisibile e inadeguato, inutili mangiatoie e inutili altane, discariche di rifiuti mai bonificate, tabellazione dei confini danneggiata o addirittura assente, sentieristica incompleta, cartografia di scarsa qualità, ma anche il fallimento del rapporto con la popolazione residente, la stravaganza di numerose iniziative, l’inconsistenza dei servizi al turista, il mancato adeguamento dei perimetri, l’abbandono evidente di siti di interesse come le cave del Furlo e di Sant’Anna e certo non ultimo per importanza un accordo che potesse rendere credibile e tangibile la presenza del Corpo Forestale dello Stato, indicato dal decreto istitutivo come responsabile della sorveglianza. Le associazioni chiedono con forza e per l’ultima volta un cambiamento di rotta, altrimenti verrà espressamente chiesto al Ministero di rivedere la decisione sull’ente gestore della Riserva. Sugli abbattimenti del cinghiali non ci possono essere punti d’incontro: se davvero sul cinghiale è inderogabile un intervento questo va fatto solo ed esclusivamente mediante sistemi di cattura.

Le associazioni firmatarie sono:

LA LUPUS IN FABULA, WWF PESARO, LEGAMBIENTE PESARO, LEGAMBIENTE URBINO, ARGONAUTA FANO, LAC MARCHE, ANPANA FANO, ANIMALIA PESARO, RAGGRUPPAMENTO GEV PESARO E URBINO, RAGGRUPPAMENTO GEV PESARO, ENPA PESARO, IL GRAFFIO PESARO, MELAMPO FANO, OSIRIDE PESARO, ARAMICIS PESARO.