Comunicato stampa
Il tema della localizzazione del nuovo ospedale, in quanto associazione ambientalista, ci interessa molto, anche se non siamo affatto convinti della reale necessità di questa grande opera. Ci preoccupa che si parli ancora troppo poco delle modalità di finanziamento. Che sia “project financing” o “contratto di disponibilità” fa poca differenza, l’affare lo faranno le banche e il “general contractor”, cioè chi si aggiudicherà l’appalto dell’opera e dei servizi accessori. La Regione Marche invece dovrà impegnarsi in una forma di indebitamento pluridecennale con il rischio, nel giro di pochi anni, di dover privatizzare anche una parte dei servizi sanitari o a diminuirne notevolmente la quantità e la qualità. Altro che eccellenze, il sistema scelto da Mezzolani e Co, aumenterà la mobilità passiva e il ricorso a strutture private, per chi potrà permetterselo!
Ma tornando al sito, il dibattito non ci appassiona perché è privo di sostanza. Ormai tutti hanno capito che Fosso Sejore è una scelta di tipo politico, suffragata da un ridicolo studio tecnico della Provincia, che la Regione Marche ha fatto proprio. Altre localizzazioni come Chiaruccia o Muraglia sono sempre dovute a scelte campanilistiche, anch’essere prive di motivazioni tecniche approfondite, discusse, validate. Nessuna di queste tiene adeguatamente conto della sostenibilità ambientale del nuovo polo ospedaliero, cioè del consumo di suolo, dell’impatto sulle infrastrutture viarie, della necessità di nuovi sottoservizi, dell’inquinamento che causerà. Ciò vale anche per la proposta dell’Ing. Carmelo La Torre che indica la zona di Santa Maria dell’Arzilla come la più baricentrica a livello provinciale e quindi, visto che è anche pianeggiante, la più adatta.
Ma stiamo scherzando? La valle dell’Arzilla è l’unica parte del territorio provinciale, a ridosso della costa, ad essersi salvata dalla cementificazione, conserva notevoli emergenze ambientali e per questo è soggetta a vari vincoli. Ora il nuovo casello di Fenile minaccia la sua integrità, se dovessimo aggiungere il nuovo ospedale, e magari resuscitasse anche il noto progetto delle Terme di Carignano, il paesaggio agrario che la contraddistingue resterà solo un ricordo, come è accaduto alla valle del Metauro.
L’ospedale provinciale, se davvero indispensabile, non deve essere l’ennesima opera che consuma territorio agricolo e compromette un paesaggio che è patrimonio di tutti, ma soprattutto è la nostra miniera, una risorsa sempre più preziosa per agricoltura, eno-gastronomia, turismo, qualità della vita. Perché non riconvertire aree produttive inutilizzate o dismesse o senza futuro?
Nell’ipotesi che si trovino soldi pubblici per realizzarlo, riteniamo che il basso impatto ambientale dovrà essere il uno dei più importanti parametri di scelta del sito del nuovo ospedale.
Fano, 23/08/2014
La Lupus in Fabula
Il V. presidente
Claudio Orazi