Dopo i numerosi articoli altisonanti usciti sulla stampa, nei quali non si sono purtroppo risparmiate inesattezze e inutili allarmismi, vorremmo fare chiarezza e cercare di andare incontro sia alle esigenze degli allevatori che ai diritti del lupo.
Messe via le ataviche paure e le più assurde congetture che qualcuno ha voluto fare, parliamo dei fatti.
La popolazione di lupo in Italia, negli ultimi 15 anni si è accresciuta di quasi il 40% ed un aumento del genere in così poco tempo è ricollegabile unicamente all’aumento delle risorse alimentari: il cinghiale. Cinghiale che da parte sua è aumentato ad opera dei cacciatori, in un primo momento in modo comunque folle ma legale, e poi in modo sempre più dannoso (specie per l’agricoltura) e illegale fino ad oggi. La popolazione di lupo accrescendosi è giunta rapidamente a saturare il territorio montano, dove c’è poca gente, molto bosco e la maggior parte delle prede selvatiche. Ma per il lupo la media montagna non è l’unico habitat possibile e anzi come molti selvatici preferirebbe vivere sulle colline, fin sulla costa, e così affrontare inverni meno rigidi. Non essendoci più tanto posto per i giovani lupi nell’Appennino, gli individui erratici sono scesi nelle colline alla ricerca di un territorio da abitare purchè fornito di risorse alimentari. Il lupo, va ricordato, è una specie prettamente territoriale e infatti i branchi (formati di solito da 2-3 lupi) difendono il loro territorio, che può arrivare a 2-3 mila ettari, dall’intromissione di altri lupi. Per cui, a parte qualche lupo fortunato che di tanto in tanto viene accolto nel branco, tutti gli altri che nascono e raggiungono i 2 anni di età se ne devono andare e cercare territori che abbiano due peculiarità: nessun branco stabile e prede da mangiare. E così è successo che lupi giovani, inesperti e spavaldi sono arrivati ormai 6-7 anni fa sulle colline pesaresi, dove non hanno trovato altri lupi, hanno incontrato un po’ di caprioli e qualche cinghiale ma soprattutto quasi 30 mila pecore, molte delle quali incustodite. Il resto è storia di questi giorni. Attacchi ripetuti e molti danni per gli allevatori, con risarcimenti disposti dagli enti pubblici che sono lenti ad arrivare e non tengono conto del vero valore dell’animale, senza parlare della beffa delle carcasse da smaltire, costose e assurdamente a carico di chi ha già subito il danno.
Alla luce di tutto questo cosa si può fare? Catturare i lupi e rinchiuderli è una idiozia tecnica, ecologica ed etica, ma soprattutto non servirebbe a nulla, perché se la risorsa alimentare rimane a disposizione altri lupi non tarderanno più di qualche settimane per arrivare e prendere il posto di quelli “fatti sparire”. Bisogna rendere la risorsa alimentare complicata da raggiungere: ci vogliono come minimo i cani da guardiania, ci vorrebbero i cari vecchi pastori che stanno con il gregge e che il gregge venga portato nelle stalle o negli stazzi la notte e nelle giornate di nebbia e di pioggia. Dove queste semplici regole sono state applicate le perdite sono diminuite drasticamente. Si tratta, secondo molti esperti, di mettere in pratica queste difese nella zootecnia e di contrastare le reintroduzioni illegali di cinghiale dopo di che la popolazione di lupo in Italia, giunta ormai al suo picco, tenderà inesorabilmente a scendere per assestarsi a quel valore di densità sostenibile dagli spazi e dallo spettro alimentare naturale della specie.
In conclusione un cenno ai rischi per l’incolumità che nel vortice delle polemiche sono state usate ad arte per rievocare Cappuccetto rosso e vendere qualche copia di giornale in più; negli ultimi 200 anni in Europa non ci sono stati attacchi dei lupi all’uomo e quest’ultimo resta per certo la specie più pericolosa da incontrare.
Un cenno lo merita anche l’impatto che può avere su persone più sensibili il ritrovamento di animali sbranati dai lupi o addirittura assistere ad una predazione: per queste persone più sensibili la cosa veramente traumatica sarebbe entrare in un mattatoio dove ogni giorno vengono uccise centinaia di pecore, maiali, mucche, capre, cavalli, asini, galline, conigli, ecc. ecc., non meno innocenti di quegli animali che hanno sfamato i lupi.
Per la Lupus in Fabula, Andrea Pellegrini Pesaro/Fano 2 settembre 2014