Dopo i giorni dell’ubriacatura nel e per il “Palio del nulla”, ecco che la “Città della Musica” e della Cultura si prepara a tenere a battesimo un altro evento degno della più scoppiettante “Fiera delle vanità”.

Dobbiamo riconoscere che un innato gusto dell’effimero – nel senso non nobile del termine – non manca a certi nostri amministratori che anche con questa iniziativa – dopo il tanto atteso e desiderato inserimento della Città nella romagnitudine della Notte Rosa – si stava interrogando con ansia sul come fare accendere su di sé le luci della ribalta, per una iniziativa che la legasse indissolubilmente a quel tessuto culturale degno delle più importanti città italiane se non anche europee: ed ecco qua spuntare dal bagnasciuga le “mille candele” per la notte di San Lorenzo!

Non ci dilunghiamo oltre sulla per noi difficile da comprendere pregnanza socio-culturale di una mega mangiata cultural-popolare in riva al mare – però non sbracatamente discinti bensì tutti candidamente di bianco vestiti – illuminati da mille e mille stelle cadenti e da altrettante candele sparse e sperse nel mare, una quasi sicuramente (ci si perdoni il quasi irriverente dubbio) splendida idea baluginata nella fervida mente del nostro Sindaco e di altri suoi simpatici amici tra una partecipazione televisiva, una funambolica presenza all’Assemblea Nazionale del Partito della Nazione ed una rapida approvazione di una mega e sostanziale variante al Piano Regolatore Generale; a noi, pruriginosi, biechi ed ignoranti ambientalisti ci vengono in mente e ci martellano nottetempo (con anticipo rispetto a quella luminosa del Martire Lorenzo) alcune domande, che con rispetto ci permettiamo di sussurrare:

–          ma le mille e una candele nella notte (quant’è soave il richiamo con “Le mille e una notte”!!!) verranno lasciate bruciare e sprofondare nelle limpide acque del nostro limpido mare “bandiera blu”?

–          i mille e mille immacolati commensali che giungeranno da ogni “contrada” pesarese, ma quasi sicuramente anche da tanti invidiosissimi borghi vicini e lontani, saranno così intimamente connaturati al loro bianco abito da non lasciare sulla spiaggia (o magari in acqua) qualche migliaia di bottiglie, bottigliette, carte, cartacce, plastichine, plasticacce, quale loro pensato ricordo per i bagnanti del “giorno dopo” e dei giorni successivi?

–          è questa l’idea dominante del possibile uso del  “bene comune” spiaggia/mare, quale luogo per far feste e soldi, che domina la mente dei nostri amministratori e che dominerà il prossimo “piano spiaggia”, del quale ciò che sembra trapelare è la fine eterna dei pochi tratti di spiaggia libera – miracolosamente ancora libera – a beneficio di altri deliziosi ristorantini in riva al mare o di certamente non effimere ma “pesanti” strutture pseudo sportive, certamente non a beneficio di chi ancora crede nel mare come “luogo di silenzio e di ascolto” o di chi non può permettersi comodi ombrelloni e lettini forniti non gratuitamente da simpatici bagnini?