di Andrea Pellegrini
A 12 anni di distanza dall’emanazione della Legge Regionale n.10/97, si è manifestata l’esigenza di verificarne l’applicazione, ben consci del fatto che il problema del randagismo, seppur sotto controllo, continua a manifestarsi con alcuni dei suoi effetti collaterali, in contrasto con il benessere animale ed evidentemente troppo pesante sul piano socio-economico per le amministrazioni locali. Di cani randagi in giro oggi ce ne sono pochi nelle Marche, perchè il sistema di controllo e di intervento funziona, ma quel che negli anni 70 e 80 era un elemento di impatto sociale e ambientale si è semplicemente spostato dentro i canili, sempre affollati e sovente sovraffollati.
Nel frattempo sono sorti anche i gattili, perchè finalmente ci si è resi conto che anche la popolazione felina aveva bisogno, per il bene degli stessi animali, di essere gestita. Intendiamoci, in Italia vivono oltre 7 milioni di cani e più o meno lo stesso numero di gatti: la sterilizzazione, per chi si occupa di protezione e benessere degli animali, può divenire materia eticamente complessa, ma non c’è alternativa altrettanto efficace per contenere le popolazioni di cani e gatti entro quel limite che permette di guardare con grande soddisfazione la fine della mattanza precedente alla legge 281 del ‘91, termine nemmeno tanto lontano nel tempo del controllo numerico di cani e gatti mediante soppressione. Non sono passati tanti anni e più di una volta in qualche comune, anche nelle Marche, si sono fatti sentire i nostalgici di quell’incivile metodo di gestione. Ciò significa che il passo in direzione del sentimento per gli animali è stato fatto, ma l’esasperazione di certi amministratori è la prova che il sistema va assolutamente migliorato. L’idea di questa pubblicazione nasce da una constatazione: la legge regionale sul randagismo, prima ancora di essere solo parzialmente applicata, pare essere sconosciuta a coloro che dovrebbero essere gli addetti ai lavori e ancor di meno si sono potute sviluppare strategie convincenti per la lotta al randagismo. Nella sola provincia di Pesaro e Urbino i risultati del monitoraggio a cui questa pubblicazione è collegata sono allarmanti: solo la metà dei Comuni ha collaborato e di questi solo un terzo ha portato a termine un lavoro corretto e completo.
Tanto disinteresse che non si spiega con l’enorme spesa che gli stessi comuni affrontano: spesa che in quello stesso contesto provinciale supera annualmente i due milioni di euro. Allora ecco l’esigenza di produrre una sorta di vademecum per il corretto approccio alla materia, utile speriamo ai funzionari, agli amministratori e a tutti i cittadini. Il ruolo della gente comune è fondamentale, perchè il randagismo e i reati contro il benessere animale sono tutta colpa nostra: noi abbandoniamo cani e gatti, noi li maltrattiamo, ma è anche vero che noi possiamo segnalare, denunciare e dare sempre il buon esempio. Con questa raccolta di consigli, informazioni e strumenti legislativi tutti quanti, dal vigile urbano all’assessore, dall’operaio al pensionato, potranno avere un motivo in più per correggere certi errori, rivedere tanti luoghi comuni, far rispettare le leggi e il buon senso, ma anche un motivo in meno per abbandonare un cane o un gatto, privare ad essi la libertà, le emozioni, i sentimenti, le vacanze; oppure confinarlo in una stanza chiusa se in famiglia è arrivato un bebè, iniziare a temerlo perchè i media in quei giorni parlano sempre di cani che azzannano e uccidono, non mettere in pratica la scelta consapevole della sterilizzazione, ritenerlo con somma ingratitudine solo un animale da lavoro. E’ riportata qui di seguito la “Dichiarazione universale dei diritti dell’animale”: un documento che ha fatto storia, certo non perchè ha cambiato il destino del 95% degli animali del Pianeta, che sono ancora oggi allevati per essere mangiati o selvatici uccisi per divertimento. Ha fatto storia nella misura in cui ha aperto la strada ad un nuovo modo di pensare gli animali, concedendogli per la prima volta il diritto di esseri viventi, senzienti, che sono felici o tristi, eccitati o stanchi, simpatici o noiosi, proprio come noi. Noi che spesso ci riteniamo superiori ma nel rapporto con gli animali abbiamo affinati in modo perverso anche la crudeltà. Chi li maltratta deve fare un profondo percorso nella sua coscienza e comprendere al più presto il significato di quelle azioni. Gli altri devono rispettare comunque delle regole, che fanno bene al proprio animale da compagnia ed anche alle altre persone. Allora leggetevi, se non le conoscete già, le indicazioni sulla corretta detenzione, su cosa fare se smarrite o trovate un cane, su che cos’è l’anagrafe canina, su quant’è importante la sterilizzazione, su come far conoscere il bebè al vostro cane, come portarlo a spasso, sui mezzi pubblici, all’estero e come ospitarlo in casa. E poi cosa dice il nuovo Codice della Strada riguardo al soccorso degli animali, cos’è il patentito per padroni di cani, la pet-therapy e la fauna sinantropa.
Ecco poi le leggi e le ordinanze: tutto materiale utilissimo per vedere nero su bianco la rivincita degli animali da compagnia dopo anni oscuri di stragi sommarie. Per la vera lotta al randagismo tutto ha preso il via nel 1991, con la legge 281, poi si è iniziato a parlare seriamente di benessere animale nel 2004, con la legge 189, quando subentrò il concetto della “soglia dolore” e i reati contro gli animali erano ormai ufficialmente “maltrattamento” e non un astratto “reato contro il sentimento per gli animali”. Tra la fine del 2008 e metà 2009 sono state emanate tre brillanti Ordinanze grazie al sottosegretario Francesca Martini che rivedono correggendola la questione “cani pericolosi”, quella dei bocconi avvelenati e la gestione dei canili. Di seguito la Legge Regionale marchigiana n.10 del 1997 (con annesso Regolamento) sul randagismo e la tutela degli animali d’affezione, una delle migliori in Italia. Infine il Regolamento Comunale Tutela Animali di Pesaro: un bell’esempio che tutti i comuni marchigiani dovrebbero seguire.
Bastassero le buone leggi e le belle frasi a far indirizzare il rapporto uomo-animale verso una serena convivenza, alla nostra società già afflitta da innumerevoli tragedie umane non ci sarebbe bisogno di sottoporre anche il disgusto per le violenze gratuite sugli animali. Invece è cronaca, talvolta è persino tradizione. Più spesso è la mancanza di quel convincimento che ha fatto cantare, persino in una canzone, che “l’amicizia più speciale è tra chi non si assomiglia”. Se bastasse ad un cane o ad un gatto di bere e mangiare, di star pulito e tranquillo, allora non potremmo spiegarci il musetto che spinge la mano per una carezza, i gatti che si arrampicano per stare in braccio o i cani che abbaiando richiedono attenzioni. Basterebbe l’accordo Stato – Regioni che in un atto formale di qualche anno fa si sono impegnati “a promuovere iniziative atte a favorire una corretta convivenza tra le persone e gli animali, nel rispetto delle esigenze sanitarie, ambientali e del benessere degli animali”.
Per sgombrare dubbi i nostri vertici istituzionali hanno anche dato una precisa definizione dell’animale da compagnia che ufficialmente è “ogni animale tenuto, o destinato ad essere tenuto dall’uomo, per compagnia o affezione senza fini produttivi od alimentari, compresi quelli che svolgono attività utili all’uomo, come il cane per disabili e gli animali da pet-therapy”. Lo stesso documento, con la solita freddezza fa anche la lista dei doveri del proprietario dell’animale da compagnia: “deve rifornirlo di cibo e di acqua in quantità sufficiente e con tempistica adeguata; assicurargli le necessarie cure sanitarie ed un adeguato livello di benessere fisico e etologico; consentirgli un’adeguata possibilità di esercizio fisico; prendere ogni possibile precauzione per impedirne la fuga; garantire la tutela di terzi da aggressioni; assicurare la regolare pulizia degli spazi di dimora degli animali”. Doveri che si ritrovano in tutte le leggi sugli animali d’affezione e che sono, per intendersi, già una bella conquista. Ma gli animali hanno tutti una vita emotiva e mangiare, bere, lavarsi, dormire, non basta loro, e non basta a noi. Ce ne sono di cani obesi e col pelo lucido tristi: non si tratta di riempirsi lo stomaco ma di ricevere affetto, di stare in un branco, cioè la famiglia. Alle leggi che regolano sul piano formale e giuridico questo tassello importante della società contemporanea non poteva del resto essere affidato il senso del rapporto di amicizia, di fiducia e di lealtà che solo nel nostro cuore possiamo trovare. Per il benessere nostro e di chi ci sta vicino, che abbia due o quattro zampe.
Il rapporto con gli animali, la loro compagnia, è un arricchimento della nostra vita; la legislazione e tutte le altre informazioni che trovate in questo volume possono aiutarvi a capire se in quel rapporto, a volte complesso, a volte lunatico, state commettendo errori. Ma c’è anche un altro modo: guardate il vostro amico, si farà capire da solo!