Quando arriva la neve sui nostri Appennini si ripetono sempre situazioni inaccettabili di malgoverno e maltrattamento degli animali d’allevamento. I pochi bovini e ovini che continuano, per fortuna, a vivere all’aperto, vengono in molti casi abbandonati a loro stessi in inverno, con buona pace di pastori senza scrupoli, evidentemente senza memoria storica. Ogni capo un tempo aveva un valore, l’allevatore governava i suoi animali, restava con loro, li portava negli stazzi o nelle stalle in caso di maltempo. Oggi i pastori salgono di tanto in tanto nei pascoli, con l’auto o con le moto, e gli animali restano intrappolati nella neve senza cibo, dispersi nella bufera, nella nebbia: in questo modo sono molto più probabili le predazioni del lupo sui piccoli mentre il fenomeno dei furti, di notte col camion, si ripete con continuità. E’ veramente paradossale constatare che quegli animali la cui sorte non è stata l’allevamento intensivo, debbano morire d’inedia tra la neve perchè lasciati fuori da quelle stalle che comunque in inverno gli garantiscono la sopravvivenza.
Gli allevamenti intensivi, dove gli animali da macello passano tutta la loro vita i piccoli spazi, oggi rappresentano in Italia e nel mondo il 99% della produzione di carne: questa degenerazione figlia del consumismo sta producendo, periodicamente, effetti nefasti anche sulla salute umana, basti pensare alla mucca pazza. Una realtà come quella dell’Appennino pesarese, piccola ma profondamente segnata dalla tradizione della pastorizia, dovrebbe e potrebbe costituire l’esempio di un sano ritorno al passato, con le dovute regolamentazioni. Negli sterminati pascoli del Catria, Petrano, Nerone, Furlo e Carpegna da anni ormai pascolano poche centinaia di animali perchè probabilmente nessuno vuol più fare il mestiere del pastore, perchè i costi di una corretta gestione di questi animali deve comprendere anche stalle e quindi fieno invernale, perchè soprattutto la comodità e la convenienza economica dell’allevamento intensivo apre le porte al mercato. Ma dimostrati i limiti etici, igienici e sanitari (pensate alla mucca pazza…) di questi lager di sofferenza e tristezza, il pascolo brado deve tuttavia essere rilanciato attraverso adeguati sostegni economici europei e regionali, meglio ancora attraverso l’istituzione dei Parchi, che tanto fanno e spendono per la zootecnia e l’agricoltura.

Consiglio direttivo Lupus in Fabula

Marzo 2008