Periodicamente la stampa locale ripropone l’annosa polemica determinata dai mancati indennizzi per i danni causati dai cinghiali alle colture agricole, ed alla circolazione stradale. Peccato che il problema venga sistematicamente affrontato con superficialità e senza conoscere la realtà della situazione. Recentemente è caduta nel solito “luogo comune” anche l’AMTIC Cittadinanzattiva con un articolo nel quale si evidenziava come il problema dei cinghiali non troverebbe risoluzione a causa dell’eterna contrapposizione tra animalisti e cacciatori. Addirittura nell’articolo si afferma genericamente che gli “animalisti” alimenterebbero i cinghiali selvatici e che li proteggerebbero dentro delle fantomatiche “riserve”! Niente di più falso e ridicolo!!! Anche stavolta si è persa l’occasione di spiegare ai cittadini a chi debbano essere imputate le vere responsabilità e si è dimostrato di non volere risolvere il problema alla radice. Infatti il cinghiale è una specie alloctona, che crea problemi anche al resto della fauna autoctona, quindi non merita di essere protetta, ma rappresenta invece l’esempio più eclatante della pessima gestione venatoria in Italia. E’ solo colpa dei cacciatori, se questa specie oggi causa enormi danni all’agricoltura e determina gravissimi incidenti stradali. Furono proprio loro, difatti, a partire dagli anni ‘60, ad introdurre in Italia, per scopi venatori, la razza di cinghiale dall’Est europeo, di taglia notevolmente più grande e dotata di una maggiore fecondità rispetto a quella nostrana. Nel giro di pochi anni, la specie ungherese ha soppiantato quella autoctona italiana, che ormai si può considerare quasi estinta, mentre i danni ed i problemi causati ad un territorio come il nostro, non adatto ad una razza del genere, sono purtroppo alla vista di tutti. Qualche anno fa, partecipando ad un convegno sul tema, proposi provocatoriamente di sterminare completamente la popolazione regionale dei cinghiali. Ebbene, a quella proposta non ci fu alcuna protesta da parte dei rappresentanti delle associazioni animaliste, mentre invece ci fu una corale levata di scudi da parte di tutte le associazioni venatorie, visto che oramai la stragrande maggioranza dei cacciatori si dedica esclusivamente a questo tipo di caccia.
Sono quindi le stesse squadre di “cinghialai” ad alimentare i cinghiali con quintali di mais e pane secco lasciati in punti fissi dei boschi, per mantenere e incrementare questi animali nella propria zona di caccia esclusiva. Anche le Aziende faunistico-venatorie non sono da meno. Questi Istituti privati, infatti, peraltro poco democratici, in quanto riservati ad una ristretta “elite” di cacciatori danarosi, immettono e foraggiano i cinghiali nei periodi di chiusura della caccia, per poi farli ucciderli a pagamento e vendere le loro carni ai vari commercianti e ristoratori specializzati in cacciagione. Nell’area del San Vicino insistono da molti anni 2 Aziende faunistico-venatorie (Canfaito–La Forcella e Leode) che insieme occupano circa 2.500 ettari. Guarda caso, entrambe queste aziende sono state accuratamente tutelate dai politici escludendole dalla perimetrazione della nuova Riserva naturale di San Vicino – Canfaito, recentemente approvata dalla Regione… Il fatturato derivante dalla caccia al cinghiale nelle Marche, del resto, è veramente notevole: fonti ufficiali della Coldiretti parlano di oltre 2,5 milioni di euro all’anno, di cui almeno 1 milione in nero. I gestori delle Aziende faunistico-venatore sono per questo molto influenti e condizionano anche i politici che dovrebbero invece legiferare per risolvere il problema. Bisogna poi considerare anche il gravissimo problema sanitario, visto che i cinghiali che vengono uccisi e macellati clandestinamente non sono certo sottoposti al controllo dai veterinari e dunque c’è il serio rischio che a chi consumi la loro carne si trasmettano malattie gravi come la brucellosi o la peste suina, patologie molto diffuse tra queste specie di animali selvatici. Per non parlare delle gravi patologie neurovegetative, a cui sono esposti in particolare i bambini, derivate dal consumo di carne di selvaggina uccisa con munizioni di piombo. L’unica soluzione che la natura offra per contenere la proliferazione di questa specie invasiva è rappresentata dal lupo, che è il solo predatore in grado di uccidere i piccoli di cinghiale e quindi di limitare la specie. Peccato però che il lupo continui ancora oggi ad essere perseguitato e trattato come un “mostro” da sterminare da parte degli allevatori e che troppo spesso finisca ucciso “per sbaglio” proprio nel corso delle battute di caccia al cinghiale… E’ fin troppo evidente, quindi, che finché esisterà una categoria di persone che si dedica in maniera maniacale a questo pericoloso passatempo o che dalla caccia al cinghiale trae lauti guadagni, questa specie continuerà a proliferare indisturbata, a produrre danni nelle nostre campagne, ed a costituire un serio pericolo alla circolazione stradale! La sola cosa che resti ai cittadini da fare è semmai quella di “punire” quei politici, presenti nel PDL, nella Lega, nel PD e nell’UDC, che per accaparrarsi i voti dei cacciatori, continuano a legiferare in loro favore, fregandosene altamente di tutti gli altri elettori che hanno gli stessi diritti e che li votano.
La prossima primavera, con le elezioni regionali, ne avranno la prima occasione…
Danilo Baldini – Delegato responsabile LAC per le Marche