La politica del “fare” ad ogni costo ha portato (fatti salvi il San Bartolo, e Baia del Re) alla cementificazione della costa ed allo scempio di tutte le vallate della Provincia di Pesaro ed Urbino, con capannoni e case senza soluzione di continuità che arrivano fino alle più remote valli dell’Appennino pesarese. Nemmeno le colline sono state risparmiate con quartieri costruiti sui crinali o in versanti con vista mare in spregio al PPAR ed al PTC. La frenetica attività edilizia degli ultimi 30 anni, che ha consumato il territorio al di sopra di ogni ragionevole bisogno, non ha impedito la profonda crisi che ora investe l’industria, l’artigianato e le costruzioni, testimoniata dai moltissimi cartelli “affittasi” e “vendesi”, nonché dagli “scheletri”di capannoni non terminati o da piani di lottizzazione che non partono.

Ai vari Falcioni, Severi e Carloni replichiamo dicendo che non si crea lavoro con opere faraoniche che sono destinate ad arricchire pochi privilegiati, creando solo lavoro temporaneo legato alla costruzione di immobili e senza altre garanzie per il futuro. Non vuole bene a Fano chi svende il suo territorio regalando sogni ai cittadini e non vere opportunità di sviluppo duraturo nel tempo. Cosa mangiano oggi le centinaia di operai in cassa integrazione o in mobilità che lavoravano ai cantieri navali? Sono stati forse quelli del “partito del No” a creare questi disoccupati? O forse è stata una cattiva programmazione di amministratori che non hanno saputo guardare al futuro, che non hanno voluto diversificare, che si sono limitati ad accettare supinamente le richieste di imprenditori poco avveduti o semplicemente furbi?

Tornando alla questione centrale, le Terme di Carignano, solo un bambino (poco intelligente) non capisce che lo sviluppo termale è solo il pretesto per fare altro. Cosa centrano 12.000 mq di residenze (pari a circa 200 appartamenti) o circa 9000 mq di superfici commerciali con il potenziamento delle Terme? E i 5200 mq di impianti sportivi sono davvero necessari? Probabilmente no visto che li dovranno realizzare gli enti pubblici, che non hanno soldi nemmeno per chiudere le buche nelle strade.  Altrochè baracche o tende caro assessore Falcioni! Se i permessi di costruire delle case e delle nuove Terme saranno rilasciati insieme (ndr Ass.re Falcioni),  si capisce su cosa si regge l’operazione immobiliare e dove sta l’affare per i privati.

E gli enti pubblici (Fano e Provincia), che mettono a disposizione circa 20 ettari di terreno agricolo, quali vantaggi trarranno dalla compartecipazione all’investimento?

Cosa ci guadagneranno gli abitanti di Carignano e gli agriturismi della zona da questa operazione che distruggerà uno dei più pei paesaggi della provincia? Che vadano in Toscana i nostri amministratori per vedere come sono le Terme. Le Terme che attirano turisti da tutta Europa e che non sono in rimessa, sono piccole e medie strutture, che non offrono solo bagni e trattamenti per il corpo, ma “vendono” un paesaggio integro, in cui sono splendidamente inseriti borghi ristrutturati, cascinali recuperati, aziende agricole che offrono ospitalità e prodotti locali. Queste potenzialità ci sono anche nella zona di Carignano, ma saranno annientate da una inutile e stupida colata di cemento. Invitiamo calorosamente i cittadini a visionare  nel dettaglio l’Accordo di Programma e chiediamo alla Sovrintendenza delle Marche di vigilare per il rispetto dei vincoli ambientali, prima che sia troppo tardi.

Fano, 19/01/2009