Di fronte ad una crisi idrica drammaticamente fuori stagione che mette in risalto la mancanza ultradecennale di ogni programmazione intelligente per il governo del Bene acqua, l’amministratore delegato di Marche Multiservizi, dott. Tiviroli, l’Ato 1 Marche Nord, il Consigliere Regionale Biancani, ed il Governatore Ceriscioli, identificano nello sfruttamento delle risorse idriche profonde la soluzione del problema.
Innanzitutto una questione di metodo; occorre ricordare che Tiviroli è un dirigente di Hera, società per azioni, ormai prossima al controllo totale su Marche Multiservizi. Non dovrebbe essere chi ha come obiettivo aziendale quello di trarre il massimo profitto dalla gestione idrica a dirci come la comunità dovrebbe gestire una risorsa così preziosa e delicata come l’acqua. Il referendum del 2011, per quanto completamente disatteso a causa di politici ed amministratori superficiali e irrispettosi del volere degli elettori, dovrebbe aver chiarito che gli italiani considerano l’acqua un Bene Comune da tutelare ad ogni costo.
Sembra quasi che i nostri amministratori, a tutti i livelli, abbiano abdicato al loro ruolo di decisori scegliendo di esternalizzare e privatizzare gran parte delle competenze gestionali proprie. Quanto sta accadendo in materia di acqua, sanità, rifiuti, trasporti, energia ed altro ancora, dovrebbe far riflettere sulle capacità che questa classe politico/amministrativa è in grado di esprimere traendo le opportune conclusioni.
Entrando nel merito del problema, sfruttare le acque profonde è la soluzione più comoda ed economicamente vantaggiosa per chi gestisce l’acqua ma anche la più pericolosa: a tutt’oggi non sembrano essere stati fatti studi sufficienti per sapere cosa potrebbe accadere nel caso dovessimo sfruttare a regime i pozzi del Burano, di Sant’Anna o San Lazzaro. E’ stata annunciata la redazione di un elenco delle acque da considerarsi riserve strategiche, ma nel frattempo la Regione sta lavorando per modificare la legge sulle derivazioni (LR 5/ 2006) e dell’elenco nessuna traccia.
Il rischio è quello di alterare tutto il sistema idrico , con la probabilità di “seccare” le sorgenti poste a quote più alte e incidere negativamente su interi ecosistemi.
Come in molti altri campi stiamo depredando le ultime riserve senza alcuna precauzione per il nostro futuro e senza alcuna capacità di programmare a medio e lungo termine.
Inoltre vorremmo chiedere a Tiviroli e ai nostri amministratori, Ceriscioli in testa, perché non si mettono in atto le politiche necessarie per un utilizzo razionale e consapevole del Bene acqua?
Prima di cercare nuove fonti di approvvigionamento occorrerebbe risparmiarla; in questi anni, in cui i problemi dei cambiamenti climatici sono stati ampiamente annunciati, non si è fatto nulla di determinante per fronteggiare un uso scorretto dell’acqua in agricoltura (in piena estate, annaffiare i campi a mezzogiorno con impianti a pioggia, che sprecano il 70% dell’acqua per evaporazione dovrebbe essere considerato un reato ambientale); gli acquedotti continuano a perdere il 30 – 40% di quanto trasportano; sul territorio è quasi scomparsa la vigilanza ambientale per tutelare l’acqua da varie forme di inquinamento; non è stata stimolata una adeguata coscienza collettiva, anche tra la cittadinanza, per un uso consapevole e corretto della risorsa.
La Lupus in Fabula – che appoggia anche il lavoro del Forum dei Beni Comuni – tornerà a porre l’attenzione sugli effetti del clima sull’acqua e sulle strategie per affrontare il problema, nell’ambito di una campagna provinciale sui cambiamenti climatici che verrà promossa nei prossimi mesi.
Pesaro, 16 aprile 2017