- LE RESPONSABILITÀ
La Regione è la prima responsabile della situazione attuale e Ceriscioli ha dimostrato di saper far peggio dei suoi predecessori. Cosa non facile. Poca lungimiranza e scarsa capacità di capire la vera radice dei problemi. Il Piano Acquedotti Regionale poteva essere una grande opportunità invece tutto è stato incentrato sull’uso delle falde profonde. La cosa più semplice e meno prudente. Un piano che non è ancora stato approvato ma che, soprattutto dopo la modifica della Legge Regionale 5/2006 che facilità l’adduzione da falde sotterranee, si presenta come una delle decisioni peggiori e potenzialmente più deleterie per il futuro delle Marche. Decidere di usare quelle che fino a qualche mese fa venivano considerate le ultime riserve idriche non è certo cosa furba soprattutto se a certe decisioni non si fanno seguire atti di coerenza come campagne per il risparmio della risorsa, il contenimento degli sprechi e delle perdite, il rispetto del territorio.
Naturalmente esiste una dimensione di corresponsabilità che è andata maturando negli anni. Molti Sindaci e Provincie hanno svolto un ruolo sostanziale in questa vicenda. Giochi di partito, di potere e negligenze hanno permesso che tutto maturasse senza grandi contestazioni se non da parte di movimenti e associazioni che in questi anni hanno tentato di attirare l’attenzione sul problema, purtroppo senza grandi risultati. Neanche un referendum vinto, quello contro la privatizzazione dei Servizi Idrici Integrati, ha potuto fermare le trame perverse di una politica malata di protagonismo e superficialità. Molte decisioni sono passate attraverso le Assemblee d’Ambito, partecipate da tutti i Sindaci, dove molti di questi votavano l’esatto contrario di quanto dichiarato ai propri cittadini. La scelta di captare falde profonde trova legittimità nei progetti, nei Piani di Investimento votati, con neanche tanta attenzione, proprio all’interno dei questi particolari Enti di Governo. Tanto per intenderci, gli stessi organismi dove si decidono gli aumenti alle tariffe!! Insomma, i Sindaci hanno le loro colpe.
- FALDE PROFONDE, ORDINANZE E SPRECHI
La questione non è solo la captazione dal Pozzo del Burano, ma la volontà di prelevare dalle falde profonde in generale. Sant’Anna e San Lazzaro hanno una grande importanza per gli equilibri idrogeologici di buona parte della provincia e non si comprende il silenzio del Sindaco di Fossombrone. E’ vero, occorre salvaguardare fiumi, torrenti e sorgenti già stressati dalle magre e dalle captazioni autorizzate e abusive (fiaccamente perseguite), ma occorre anche dare credibilità alle proprie decisioni con atti di coerenza che facciano capire la serietà della proprie scelte. Com’è possibile chiedere che vengano accettate le captazioni di nuove falde quando non si fa nulla o quasi per tutelare l’esistente? Le ordinanze di divieto ad un uso improprio dell’acqua potabile, per quanto già emesse da molti Comuni, non hanno nessuna efficacia se non si effettuano controlli e comminano sanzioni. Leggere il Piano degli Investimenti dell’AATO e realizzare che le voci di spesa sulle perdite sono ancora lontane dal potersi considerare esaustive e proporzionate al problema è disarmante. La totale assenza di campagne sul risparmio dell’acqua, da far partire per tempo e ripetere ciclicamente allo scopo di formare nuove e costruttive sensibilità, le decisioni contradditorie prese dalla Regione relative al finanziamento di piste da sci con annessi apparati per l’innevamento artificiale in contesti sotto i 1500/2000 mlm e a qualche decina di km dal mare, creano il sospetto che ,nella migliore delle ipotesi, non si sappia quello che sta accadendo né quello che occorrerebbe fare. La mancata definizione della famosa lista di acque da considerarsi strategiche, quindi meritevoli di particolare tutela, sembra poi avvalorare i sospetti di inadeguatezza delle politiche regionali soprattutto alla luce degli ormai comprovate evoluzioni climatiche rispetto alle quali si renderebbe necessario predisporre attività di prevenzione e strategie utili a mitigarne gli effetti quando questi dovessero iniziare a prodursi in maniera più estrema.
- GRANDI OPERE
Sono necessarie politiche e scelte amministrative più coerenti e consapevoli. Non è più possibile limitarsi a gestire le emergenze . La pianificazione del settore deve contenere una strategia, sull’uso delle risorse/riserve idriche , che non tenga conto solo delle soluzioni più facili o più comode politicamente, ma anche e soprattutto di quelle che, per quanto costose e complicate, sono maggiormente in grado di preservare e garantire, anche per il prossimo futuro, il mantenimento del Bene Acqua per quantità, tipo e qualità.
Nel corso degli anni si è fatto un gran parlare di grandi opere pubbliche, ma la progettazione, in questo senso, ha sempre deluso le aspettative. Grandi arterie stradali, linee ferroviarie, ponti da record, mai nulla che riguardasse uno dei settori più necessitanti di interventi: la rete acquedottistica. Con perdite che vanno dal 30 al 50% a livello Italia, 30/40% nella provincia di PU, il rinnovamento e la manutenzione della rete acquedottistica deve divenire una priorità. Definire un piano degli investimenti, anche solo per tentare di recuperare i ¾ di quanto viene perso durante le fasi di adduzione e trasporto, porterebbe benefici enormi sia in termini di rispetto del territorio sia in termini di qualità del servizio offerto. Questi sono i settori dove impegnare il denaro pubblico.
- IL TERRITORIO
Discutere attorno al problema riserve/risorse idriche sottintende avere una visione a 360° sul come gestire il territorio. Non sono credibili politiche che permettono il disboscamento di crinali con pendenze estreme per poi pretendere che l’acqua venga trattenuta dal terreno. Scoprire superfici in pendenza significa dilavamento dei suoli, scorrimento veloce delle acque rimaste in superficie, diminuzione della possibilità dei terreni di assorbire acqua affinché arrivi agli strati inferiori , infine, scarsa possibilità di mantenere costante, nel tempo, la ricarica di falde profonde o corpi idrici in genere .
Il dilavamento dei suoli è una delle cause che portano al riempimento degli alvei fluviali e di quegli stessi invasi la cui condizione è stata portata all’attenzione proprio in questi giorni in quanto, essendo ormai pieni di detriti, non sono più in grado di garantire l’approvvigionamento degli acquedotti della costa. Occorre rivedere la legge forestale regionale e regolamentare diversamente le attività legate al taglio boschivo. Cambiare il metodo di approccio verso le politiche forestali aiuterebbe anche a risolvere molti dei problemi legati al rischio idrogeologico.
- L’AGRICOLTURA
E’ necessaria una pianificazione accurata sulla tipologia di colture da impiantare e, in questo senso, tutte le categorie legate al mondo agricolo dovrebbero sentirsi responsabilizzate. Allo stato attuale, ma in linea generale il principio rimane comunque valido, vanno privilegiate ed incentivate le colture meno idrovore e l’uso di sistemi di irrigazione in grado di soddisfare i bisogni utilizzando la minor quantità di risorsa idrica possibile.
Limitare o abolire definitivamente l’uso di prodotti fitosanitari diviene , a questo punto, una delle condizioni da cui non si può prescindere se si vuole garantire la salubrità di terreni e corpi di idrici. E’ utile ricordare che il problema degli approvvigionamenti idrici non dipende solo dalla scarsità della risorsa , ma anche dall’impossibilità di usare una parte delle risorse in quanto contaminate.
Allo scopo di attirare una maggiore attenzione sui temi sopra trattati e sensibilizzare amministrazioni e politici al fine di un cambio di rotta nella gestione del territorio e dei Servizi Idrici Integrati (settore sempre più privatizzato), la Lupus in Fabula collaborerà con Il Forum dei Beni Comuni nella organizzazione di una manifestazione a cui sarà chiamata a partecipare la popolazione. E’ ora che la politica si renda conto che certe scelte non pagano perché lontane anni luce dal volere e dalle necessità della gente.
Cagli, 15 luglio 2017
La Lupus in Fabula Onlus