Nei giorni scorsi c’è stata un’alzata di scudi da parte delle associazioni di categoria dei commercianti di fronte alla paventata ipotesi che 100.000 mq di capannoni nell’area dell’ex zuccherificio possano ospitare nuove attività commerciali.

Confcommercio e Confesercenti, sostenuti anche da varie forze politiche, hanno detto che questa scelta metterebbe in ginocchio o farebbe chiudere molte attività site nel centro storico o nelle sue vicinanze. In effetti questa analisi prospettica è molto corretta e quindi il cambio di destinazione d’uso da artigianale a commerciale è assolutamente da evitare.

Ma ci chiediamo perché le stesse associazioni tacciono sui 9000 mq di commerciale e pubblici esercizi che sono previsti dalla variante di Carignano Terme? Forse gli otto km. che separano l’area termale dalla città sono sufficienti ad evitare il collasso di tanti piccoli esercizi della costa.? E i negozi del centro commerciale di Fenile possono stare tranquilli? 

Intanto una trentina di cittadini di Carignano e dintorni scrivono alla Soprintendenza delle Marche.

Lettera aperta al Sovrintendente ai Beni Paesaggistici della Regione Marche

In data 2/12/09 è stata pubblicata presso il Comune di Fano la nuova rielaborazione del Rapporto Ambientale sul progetto di sviluppo del nuovo polo termale di Carignano. Il Primo Rapporto Ambientale fu ritenuto dalla Provincia e dalla Regione nonché da Associazioni Ambientaliste, che espressero precise osservazioni, non idoneo a dimostrare la compatibilità di un intervento che complessivamente prevedeva e continua a prevedere la realizzazione ex novo di costruzioni per circa ben 200.000 m3 da destinare oltre che a funzioni termali, ad alberghi, villaggio turistico, residenze private, uffici direzionali, attività commerciali di ampia dimensione e campo da golf. Dopo aver attentamente esaminato il nuovo Rapporto Ambientale relativo al progetto in questione in pubblicazione sino alla fine di gennaio per le osservazioni, ci permettiamo di esprimere ampie riserve e perplessità su un intervento che continua a configurarsi, per una sua significativa parte, come una grossa operazione immobiliare-speculativa. Rimane veramente difficile pensare che si possa ritenere compatibile con il paesaggio una così ingente mole di volume (200.000 m3 circa con l’incognita degli impianti sportivi di rilevanza sovra-comunale di cui nulla si dice sulla loro dimensione volumetrica), collocato in un contesto vincolato con specifico decreto ministeriale per i suoi elevati valori paesaggistici; oltre a ciò non riusciamo a comprendere perché un progetto di riqualificazione ed ampliamento delle Terme debba essere accompagnato necessariamente da una consistente quota di volumi per villaggi turistici, residenze private, centri commerciali e centri direzionali. In proposito e nel merito ci permettiamo, se ci è concesso, di invitare Lei e i suoi funzionari ad approfondire bene i termini della questione e ad emettere un parere di competenza che limiti in modo decisivo i danni che un progetto siffatto e di tali proporzioni produrrebbe automaticamente al di là della possibile qualità architettonica (comunque al momento tutta da dimostrare) e dell’ eventuale presenza del cosiddetto verde “compensativo” di progetto. Per il potenziamento ed una corretta riqualificazione delle Terme di Carignano, commisurati entrambi alle reali potenzialità della domanda esistente nel settore, non è necessario, a nostro avviso, mettere in campo circa 200.000 m3 di cemento, ne basterebbero sicuramente molti di meno…, e questo la dice lunga sia sugli obbiettivi reali di buona parte dell’operazione, sia sull’inconsistenza delle motivazioni che dovrebbero sorreggere e dare credibilità al progetto e giustificare di conseguenza in qualche modo un così importante “sacrificio” di un paesaggio di grande qualità, vincolato con precise oggettive e forti motivazioni. Evidenziamo pertanto che il Rapporto Ambientale e tanto meno il progetto generale, non affrontano assolutamente il problema della verifica e/o quantificazione della domanda esistente nel settore del turismo termale e della sua possibile evoluzione futura, al fine di formulare realistiche, calibrate e credibili ipotesi di sviluppo per una sana ed equilibrata iniziativa imprenditoriale; il caso in questione non si pone proprio il problema ! I 200.000 m3 vengono assunti come assioma per gran parte, dicono, “imposto” dal PRG, quando invece anche i bambini (quelli intelligenti!) sanno che i PRG non impongono nulla, ma fissano solo dei tetti massimi di edificabilità oltre i quali non si può andare e dove comunque la traduzione in progetto è sempre soggetta a verifiche critiche ancor più stringenti e potenzialmente limitanti, in presenza di vincoli paesaggistici; tutti, e quindi anche i suddetti bambini, sanno altresì che le previsioni di PRG non fanno maturare e quindi acquisire alcun “diritto soggettivo” da parte dei proprietari delle aree interessate! Come semplici cittadini che hanno a cuore il Paesaggio quanto le Terme Ringraziando per la cortese attenzione porgiamo cordialissimi saluti

Fano, 17/02/2010 Il Presidente