Il Comune di Pesaro torni indietro sulla decisione di abbattere tutti  i 130 pini di Via Mancini.

 Se il problema da risolvere è quello della sicurezza o quello di evitare ulteriori danneggiamenti da parte degli apparati radicali delle piante alle proprietà private, l’abbattimento generalizzato non ha alcun senso, salvo che non si provi, con indagini di stabilità fatte su ogni singolo esemplare, che tutte le piante minacciano rovina e rappresentano pericolo, come stabilisce l’art. 6 della L.R. 7/85 (che è quella da applicare in ambito urbano). Per correggere evidenti errori di progettazione  perpetrati nel passato può anche essere, studiato e portato avanti un piano di progressiva sostituzione anche di tutti i pini, sia in Via Mancini, sia in altri punti della città dove possano esistere piante ammalate, pericolanti o le cui radici possano aver procurato danni specialmente alle abitazioni dei residenti, operando però con sostituzioni graduali nel corso di vari anni, e mettendo a dimora, ove è possibile, anche alberi di prima grandezza e non solo piccoli alberi ornamentali.

 Se invece l’obiettivo è quello di adottare la soluzione più sbrigativa e quella più economica, per risparmiare su potature e su perizie serie ed analitiche, allora proprio non siamo d’accordo. Oggi esistono agronomi e metodi scientifici per valutare, caso per caso, se il sacrificio di alberi che rappresentano un valore ed un patrimonio, non solo per i cittadini di Pesaro, sia necessario o evitabile con interventi manutentivi.

 Il Comune faccia ogni sforzo per salvare quante più piante è possibile e dia un senso a quanto sta scritto all’art. 13 comma 2 del Regolamento del Verde Urbano Pubblico e Privato: “i viali alberati sono intimamente connessi alla storia della città e costituiscono dunque un patrimonio da salvaguardare”. La perdita totale ed in un sol colpo del valore botanico, biologico, ornamentale di 130 esemplari maturi è un fatto molto grave, non solo per l’immagine e la vivibilità di una intera via, ma anche per la funzione di “pulizia dell’aria” che  queste piante svolgono.

 Il Regolamento comunale prevede che a fronte di una pianta abbattuta  ne siano re-impiantate due.

Anche un bambino capisce che la compensazione ambientale fatta in questo modo è ridicola ed inutile. Serviranno 25 anni (se le nuove piante sopravvivranno) affinché i nuovi impianti compensino la perdita di esemplari di 50 o più anni.

 E’ indispensabile una seria politica del verde ed una sua programmazione su tempi da brevi, a molto lunghi (la vita di un albero supera quella di svariati sindaci che si susseguono). La Giunta ed il Sindaco di Pesaro invece di cimentarsi in gare di velocità nell’emissione di ordinanze, tornino a riflettere e a dialogare con le associazioni di volontariato, anche attraverso la Consulta del Verde messa in piedi in occasione della redazione del Regolamento sul Verde e poi mai più riunita.

 Non vorremmo più dover intervenire su decisioni prese, ma discutere su piani, programmi e proposte. Il verde urbano è anche nostro.

 

Pesaro, 23/2/2010