Si sta delineando un quadro preoccupante rispetto agli alberi in città: Fano è solo l’ultimo di una serie di episodi: pensiamo agli alberi abbattuti ad Urbino per motivi di “sicurezza”, alla pinetina della stazione di Senigallia che è stata tagliata per qualche parcheggio in più, alle lamentele quotidiane sui giornali dei cittadini di viale Marconi a Pesaro per la lanuggine dei pioppi.
Si sta diffondendo una visione degli alberi che gli identifica come oggetti inanimati, dei pezzi di legno, portatori solo di problemi; non si considerano invece i benefici che le piante producono soprattutto in città: sono dei formidabili regolatori climatici; assorbono la Co2 ; assorbono polveri e particolato; trattengono il suolo nelle scarpate; ospitano quelle forme di vita animale (insetti, uccelli, qualche piccolo mammifero) che ci ricordano che siamo parte della natura anche in mezzo al cemento.
Abbiamo una concezione del pericolo riferita solo all’immediato: ci preoccupiamo della possibilità, peraltro molto bassa, che un albero ci cada in testa, ma non sembra interessarci ne il nostro benessere ne la nostra salute: ammalarci e morire per inquinamento ci sembra normale (500.000 morti in Europa ogni anno).
Dovremmo invece chiederci perché degli alberi si ammalano: spesso siamo noi che li facciamo ammalare piantandoli nel posto sbagliato, circondandoli di asfalto fino al tronco, sottoponendoli periodicamente a delle potature drastiche che provocano degli stress enormi alla pianta: come è accaduto ai platani di Viale Gramsci. Infatti l’albero capitozzato dismette una parte delle radici, diventando più attaccabile dai parassiti e meno stabile. Perché si chiamano dei tecnici esperti solo quando si tratta di decretare la morte di un albero e non quando vengono fatte le manutenzioni periodiche?
Un altro tema in cui vediamo le piante soccombere con un grave disinteresse dei nostri amministratori sono le opere pubbliche.
Per realizzare la nuova viabilità relativa alle opere compensative della terza corsia dell’A14, saranno sradicate qualche migliaio di piante.
Invece decine di alberi di alto fusto probabilmente verranno abbattuti per realizzare una pista ciclabile sul torrente Arzilla. Una vera e propria assurdità: da un lato si vuole favorire la mobilità a basso impatto ambientale, dall’altro si abbattono alberi che fanno ombra e assorbono l’inquinamento e in più si asfalta l’argine di un torrente. Inoltre vengono anche violate le prescrizioni del P.P.A.R. che tutela gli elementi diffusi del paesaggio agrario, come le alberature poderali (art.37).
Dovremmo quindi ripensare il nostro rapporto con le piante anche in città, per avere luoghi più vivibili climaticamente e paesaggisticamente, e dovremmo programmare nuove piantumazioni ove possibile, perché non c’è niente di più sicuro del cambiamento climatico che già sperimentiamo anche nei nostri territori.
Fano, 19/05/2017
Il v.presidente – Claudio Orazi