La crisi economica in atto può essere un’opportunità per ripensare al modello di sviluppo che negli ultimi 50 anni ha portato al saccheggio del territorio ed alla corsa per l’appropriazione delle risorse naturali e dei beni comuni, senza garantire comunque un benessere diffuso ed una piena occupazione. La cosiddetta Green Economy è sicuramente una possibilità concreta di coniugare economia ed ecologia, purchè ciò non comporti il sacrificio di nuove risorse ambientali, e quantomeno i benefici accertati siano notevolmente superiori ai costi.
In campo energetico le ass.ni ambientaliste LA LUPUS IN FABULA ed ARGONAUTA sono convinte che si debba diminuire progressivamente e celermente il consumo dei combustibili fossili per sostituirlo con energie alternative e rinnovabili a basso impatto ambientale. Dopo trent’anni che le associazioni ambientaliste propongono le energie rinnovabili come forma di energia inesauribile e democratica, ora il mercato dei grossi produttori si è svegliato grazie ai lauti incentivi dei certificati verdi.
Ma affinchè il mercato dell’energia verde non sia solo un’opportunità speculativa a vantaggio di pochi, occorre che le istituzioni locali si riapproprino del loro compito di programmazione e controllo. In assenza di una vera e seria politica energetica nazionale e di fronte all’immobilismo degli organismi internazionali nella lotta ai cambiamenti climatici, gli enti locali (comuni, provincia e regione) possono e debbono stimolare, incentivare e organizzare la diffusione del risparmio e dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.
Dal momento che il primo può rappresentare il 30% dell’attuale consumo di energia è su questo fronte che gli enti locali devono dedicare maggior i risorse, per spingere associazioni di categoria, imprenditori e singoli cittadini all’adozione di pratiche e tecnologie per la riduzione degli sprechi, intervenendo su regolamenti, promuovendo certificazioni e esercitando i controlli atti a verificare il rispetto delle leggi. In quanto alle energie rinnovabili, vanno incentivati e, in alcuni casi, resi obbligatori, impianti di piccola taglia, finalizzati principalmente all’auto consumo, mentre i grandi impianti sono accettabili solo se hanno il carattere di reversibilità ed hanno impatti minimi su flora, fauna e paesaggio.
Per questo riteniamo sbagliato che alcuni comuni siano i diretti promotori di grandi impianti fotofoltaici su terreno agricolo, mentre possiedono immobili (uffici, scuole, palestre, ecc.) che sprecano il 30/40% di energia ed hanno a disposizione ettari superfici già urbanizzate in cui collocare detti impianti (tetti, parcheggi, strade). La complessità dei problemi ambientali richiede soluzioni articolate e una politica che governi le scelte indirizzandole al benessere collettivo.
Consapevoli di poter dare un contributo pratico nella programmazione degli interventi e unite nell’opposizione alla follia nucleare del governo Berlusconi, le associazioni ambientaliste hanno dato vita a due commissioni di lavoro, che avranno il compito di dare indicazioni e suggerimenti agli enti locali in tema di energie rinnovabili, di riduzione degli sprechi e del consumo del territorio. Sugli stessi temi viene chiesto all’amministrazione provinciale l’apertura di un tavolo di confronto permanente (esempio una consulta ambientale), e l’esplicitazione in termini concreti del programma di governo della Giunta Ricci.
La Lupus in Fabula Claudio Orazi
Argonauta – Fano Luciano Poggiani