L’ALLEANZA n. 17.20                                                                                24. 09.2020

COMUNICATO STAMPA

NON SARÀ LO SCI A PORTARE TURISTI SUL CATRIA

Due filosofie si scontrano sul futuro delle aree montane e sulla gente che le abita: da una parte quella rappresentata dalle associazioni ambientaliste che hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Urbino su sospette irregolarità per i lavori in corso sul Monte Acuto e dall’altra quella esposta negli ultimi comunicati dal Sindaco di Frontone e dal Consorzio Terre del Catria. Premesso che nessuno vuole delle “riserve indiane”, sicuramente esistono profonde differenze tra chi concepisce lo sviluppo attraverso la manomissione del territorio che vorrebbe trasformare il monte Catria in un luna park e chi guarda alle tendenze dei flussi turistici interni ed europei che sono alla ricerca di paesaggi e di natura salvaguardati, di cibo sano, di attività all’aria aperta, lontane da inquinamento e rumore. La montagna non ha bisogno di infrastrutture (strade, funivie, le piste sono anche troppe) ma di strutture per l’accoglienza, l’ospitalità, la vendita di prodotti locali e i servizi per il tempo libero che lascino inalterata la bellezza dei luoghi. Il sindaco di Frontone parla di 25.000 visitatori con un aumento del 40%. Chissà come li ha contati! Avrà messo delle telecamere nascoste sulle vie di accesso al monte! Certamente non sono state le due nuove seggiovie (ferme) e le nuove piste (inagibili) ad aver attirato nuovi frequentatori. Anzi in molti si saranno resi conto del disastro compiuto e forse non torneranno più. In realtà è stato il lock down a spingere molte persone a ricercare ambienti naturali salutari: è avvenuto nella provincia di Pesaro come sulle Alpi. Lo sci da discesa sarà la cenerentola dell’offerta turistica, nonostante gli oltre sei milioni di euro di spesi: ricordiamo che si tratta di fondi regionali, erogati in assenza di un benché minimo “business plan”, quindi puro assistenzialismo. Ci chiediamo quale privato avrebbe mai rischiato cosi tanti soldi! In merito all’innevamento, nel 2007 uno studio dell’Ocse certificava che un comprensorio sciistico per riuscire a sopravvivere deve poter contare su almeno 100 giorni all’anno di neve naturale alta cm.30, pertanto gli impianti sull’Acuto non svolgeranno nessuna attrazione turistica. Inoltre ogni grado di temperatura media in più sposta in alto di 300 mt il livello di neve sciabile. Di conseguenza gli impianti del comprensorio del Catria ben presto diventeranno ( ma forse già lo sono) cattedrali nel deserto, senza produrre nessun posto di lavoro aggiuntivo.

Chi va in mountain bike, a cavallo, fa trekking o nordic walking, non ha bisogno ne’ di seggiovie ne’ di piste da sci. Invece, l’aver fatto barricate contro l’ipotesi di un Parco Nazionale è un evidente segno di miopia: i parchi attraggono turisti da tutta Europa, sono un marchio di qualità per la vendita di prodotti locali, sono una vetrina per le attività economiche, con una unica vera limitazione: la caccia. Sulla costa i parchi si sono realizzati perché gli operatori turistici ne hanno compreso l’importanza per il valore aggiunto che offrono. Gli stessi operatori che hanno accettato che nel nuovo Piano di Difesa della Costa ci siano delle limitazioni e degli incentivi per interventi di resilienza a tutela degli arenili, per affrontare il previsto aumento del livello del mare e il verificarsi di eventi estremi sempre più gravi.

In conclusione non è con il modello di sviluppo che punta sullo sci da discesa (vecchio di 40 anni)  che si creeranno nuovi posti di lavoro e si arresterà lo spopolamento dei piccoli centri montani della provincia, ma con attività legate alla green economy, al turismo dolce e alla presenza di servizi.

La Alleanza della Associazioni Ambientaliste Marchigiane di Club Alpino Italiano, Federazione Pro Natura, Gruppo di Intervento Giuridico, Italia Nostra, Lega Anti Caccia, Lega Anti Vivisezione, Legambiente, Lipu, Lupus in Fabula, Salviamo il Paesaggio, WWF Italia.