Comunicato stampa
Il nuovo metodo tariffario ARERA non impone la crescita delle tariffe
Alcune settimane fa sulla stampa locale si scriveva di un aumento TARI del 2,5% per le tariffe rifiuti 2020, approvato dai sindaci della provincia riuniti in ATA, a seguito del nuovo metodo tariffario rifiuti (MTR) imposto dall’Autorità del settore ARERA.
Sono dovute alcune precisazioni, che denotano la sostanziale ignoranza o la volontà di non lasciar trasparire alcune cose, magari scomode.
Innanzitutto, la crescita tariffaria non è obbligatoria, non è una necessità ineluttabile. Non occorre andare tanto lontano per trovare comuni come Mondolfo che ha tariffa invariata rispetto all’anno precedente oppure Terre Roveresche che addirittura ha una riduzione del 3%. Nel caso in cui ci si ritrovasse, come la quasi totalità dei comuni della provincia, ad avere crescite tariffarie per l’anno 2020, il limite alla crescita minimo non è, come erroneamente dichiarato, pari a 1,7%, il dato relativo all’inflazione programmata; il limite alla crescita minimo applicabile è pari a 1,2% (valorizzando a 0,5 il recupero della produttività).
Inoltre, occorre ricordare che ATA era chiamata entro il 31/12/2020 e lo sarà in futuro, per l’approvazione dei Piani tariffari, a determinare alcuni parametri: 2 fattori di condivisione (sharing) dei ricavi, 3 coefficienti di gradualità del conguaglio, il numero di annualità in cui suddividere l’imputazione del conguaglio e 3 parametri che vanno a definire il limite alla crescita. Quindi i sindaci hanno dei margini discrezionali, che possono utilizzare per modulare le tariffe, non sono del tutto passivi nei confronti di ARERA come alcuni cercano di far credere. Da notare che hanno deciso di valorizzare a 4 le annualità in cui suddividere l’imputazione del conguaglio 2018: ciò significa che anche i prossimi 3 anni (2021-2024) vedranno in tariffa la quota conguaglio 2018, a cui aggiungere eventualmente anche il conguaglio 2019.
La crescita delle tariffe deriva sostanzialmente da due fattori. Il primo è il conguaglio TARI 2018: se in quell’anno si fosse conteggiato tutto correttamente ora ci si ritroverebbe come i già citati comuni di Mondolfo o Terre Roveresche a non avere bisogno di crescite tariffarie.
Il secondo è la condivisione dei ricavi della raccolta differenziata tra comuni e gestori. Con il nuovo MTR il gestore del servizio (Marche Multiservizi e Aset per la quasi totalità dei comuni della provincia) trattiene per sé parte dei ricavi dalla vendita di ciò che viene raccolto in modo differenziato, e poi venduto ai consorzi CONAI oppure sul mercato. Ciò, in realtà, non è obbligatorio. Infatti, basta valorizzare in altro modo i parametri a discrezione dei sindaci per fare in modo che quegli introiti vadano totalmente ad abbassare i costi di gestione, abbassando la tariffa o comunque contenendone l’impatto. A dimostrazione di tale possibilità basta prendere visione di quanto avviene nel comune di Fabriano o nel forlivese da Alea ambiente. Marche Multiservizi, che dichiara di vendere quasi tutto sul mercato, riesce a trattenerne per sé circa il 38% (circa 1.600.000 euro), contro il 19% circa di Aset (circa 300.000 euro).
Fano, 24/02/2020 Il consiglio direttivo