SULLA QUESTIONE “PROTOCOLLO CINGHIALI” CI SONO ANCHE GLI AMBIENTALISTI!
Abbiamo letto con interesse sulla stampa dell’incontro che c’è stato ieri in Regione, tra l’assessore regionale alla caccia Mirco Carloni, ed il comandante della Legione Carabinieri Forestali delle Marche, Giampiero Andreatta, sul problema del “contenimento” dei cinghiali.
La Giunta regionale,sulla questione “cinghiali” avrebbe predisposto un “protocollo d’intesa” da sottoscrivere, oltre che con i Carabinieri Forestali, che presenteranno delle osservazioni al testo proposto dalla Regione, anche con le Prefetture, le Polizie provinciali, gli ATC, l’ANCI (ossia i Comuni) e le associazioni agricole e venatorie. Peccato che per questa bella ed importante iniziativa, la Regione si sia “dimenticata” di coinvolgere, oltre gli istituti scientifici, anche un altro “soggetto” interessato all’argomento “cinghiali”: le associazioni ambientaliste ed animaliste, portatrici di interessi pubblici e non privati.
Eppure, rammentiamo all’assessore Carloni, che oltre 3 mesi orsono, il 10 Marzo 2021, le scriventi associazioni ambientaliste ed animaliste avevano inviato alla sua cortese attenzione, senza peraltro ricevere risposta, un elenco di 20 proposte/richieste da recepire per il prossimo calendario venatorio 2021/2022, delle quali almeno 4 riguardavano proprio una migliore gestione della specie cinghiale, la cui “conduzione” è stata finora delegata dai politici ed amministratori, che se ne dovrebbero occupare trattandosi di fauna selvatica di “proprietà dello Stato”, agli ATC ed alle associazioni venatorie, con un evidente peggioramento della situazione.
Apprezziamo che l’assessore Carloni, sulla questione cinghiali, voglia ora “cambiare pagina, con una collaborazione corale che non preveda solo abbattimenti selettivi, ma una serie di azioni che mettano in sicurezza le aree urbane e la circolazione stradale”. Al tempo stesso però, consapevoli che la gestione faunistica è un’attività scientifica e non venatoria, siamo fermamente convinti che la stesura di un protocollo d’intesa in una materia così delicata non debba e non possa prevedere tra gli attori principali proprio quei soggetti che il “problema” cinghiali lo hanno causato e che per decenni ne hanno beneficiato in termini ludici e soprattutto “economici”, ovvero gli Ambiti Territoriali di Caccia e le associazioni venatorie!
Come associazioni ambientaliste ed animaliste, ribadiamo quindi all’assessore Carloni ciò che gli proponemmo a marzo, a partire dal vietare il prelievo del cinghiale nella forma della “braccata”, in quanto si tratta della forma di caccia meno selettiva e più gravemente impattante nei confronti di specie non target e per questo condannata duramente dalla comunità scientifica e dall’ISPRA. I branchi dei cinghiali, infatti, sono dominati dalle femmine “matriarche”, le quali sono le uniche che si riproducono, grazie all’emissione dei feromoni, che inibiscono la fertilità delle femmine di rango inferiore. Durante le braccate al cinghiale, però, vengono abbattute prevalentemente le femmine matriarche, creando quindi una disgregazione dei branchi, ed innescando una reazione “liberatoria” nelle altre femmine di rango inferiore, che andando in estro, si riproducono più volte nello stesso anno, formando a loro volta altri branchi. Le braccate quindi, invece di contenere il
numero dei cinghiali, ne provocano di fatto un aumento, ed una conseguente maggiore
dispersione sul territorio, determinando quindi, spesso in totale assenza di sistemi di una politica di prevenzione del danno e di protezione delle strade, possibili maggiori danni alle coltivazioni agricole, ed un maggior rischio di attraversamento delle strade da parte di ungulati.
Inoltre, come prevede l’Art. 19 della Legge n. 157/92, e fermo restando l’assoluta priorità e obbligatorietà dei metodi ecologici per la prevenzione dei danni prima di procedere ad abbattimenti, si richiede che nella funzione di “controllo” del cinghiale, NON vengano utilizzati i cacciatori, senza alcuna specializzazione, ma personale abilitato allo scopo e che abbia obbligatoriamente frequentato dei corsi ed esami organizzati dalla Regione e non dagli ATC, con proprio personale e sulla base di programmi concordati con l’ISPRA.
Chiediamo, inoltre, che sia reso incompatibile anche il ruolo delle Forze dell’Ordine con quello della figura di “selecontrollore” ed un maggior coinvolgimento dell’ISPRA e della comunità scientifica, anche quella, forse scomoda, che da tempo ha comprovato
l’inutilità degli abbattimenti e la dannosità della caccia, prima causa della diffusione e
dell’aumento dei cinghiali nel nostro Paese!
15 Giugno 2021
CAI – ENPA – Ente Zoofilo Ecologista – GRIG – Italia Nostra – LAC – La Lupus in Fabula – LAV – LIPU – Pro Natura – WWF Marche