MONTE CATRIA NATALE ‘21 E CAPODANNO ’22
Pioggia battente, temperature alle stelle. Fusione completa del manto nevoso (peraltro di scarso spessore). E dire che la stagione era cominciata bene, con una nevicata precoce. Ma al Monte Catria non si è sciato nemmeno un giorno. E le previsioni per Capodanno sono impietose: un enorme anticiclone dinamico, a cuore caldo, africano, si posizionerà in modo anomalo sopra l’Europa, ben centrato sull’Italia. Avremo un periodo di tempo buono con temperature che a 1500 metri potranno raggiungere i 15 gradi. Sono le temperature di giugno. La neve sparirà anche nelle aree alpine e la stagione dello sci subirà uno stop. Purtroppo si tratta di una situazione metereologica sempre più ricorrente negli ultimi anni: l’Africa si mangia l’inverno europeo, sintomo di una situazione climatica preoccupante, all’apparenza ormai fuori controllo. Per questo, ad esempio in Valle d’Aosta (la regione mediamente più elevata d’Europa) le società private di gestione non investiranno più un euro al di sotto dei 2000 metri.
L’innevamento artificiale, indispensabile viste le prospettive climatiche, ha però costi insostenibili. E’ in perdita una parte consistente delle stazioni sciistiche Italiane, sulle Alpi e a maggior ragione sull’ Appennino ( praticamente tutte, Abetone compreso). Un quadro indicativo e molto chiaro di quel che si prospetta e infatti le località più lungimiranti hanno già iniziato la transizione verso attività sportivo turistiche dai costi meno elevati. Le Marche invece hanno finanziato la “stazione sciistica “ del Monte Catria, in area appenninica, a 1400 metri di quota e a due passi dal mare. Non contenta dei risultati ottenuti (l’annientamento del versante orientale del Monte Acuto), la Regione continua a investirvi ingenti somme, per impianti di innevamento artificiale destinati a sputare acqua, viste le temperature. Insomma, cambia l’orientamento politico, ma non i contenuti. Se anche l’inverno ripartisse e si mettesse a nevicare in gennaio o febbraio, è chiaro che la stagione è compromessa. Una stagione che sulle nostre montagne, peraltro, non è mai esistita: per sciare occorrono la neve, le basse temperature per periodi prolungati, la mancanza di vento e l’assenza dei fitti nebbioni che caratterizzano le nostre vette. Quindi la “stagione”, se va bene, si riduce a qualche giorno l’anno. Non vi è nessuna possibilità di sviluppo per impianti sciistici nella nostra area, possibilità assai scarse in tutto l’Appennino, in affanno le stesse stazioni alpine. Eppure, il Comune di Frontone ha sacrificato il proprio territorio (i danni inferti alla montagna sono di vasta portata ed irreversibili) e il proprio futuro dietro a questo miraggio. La Regione gli è andata dietro e si appresta a farlo ancora. Denari pubblici, preziosi, che potrebbero essere usati per produrre effetti benefici sui territori montani, verranno letteralmente buttati via, per continuare l’opera di devastazione ed inseguire un “futuro radioso” che non è mai esistito e per ultimare l’opera di devastazione del territorio del comune che amava autodefinirsi “la Piccola Svizzera delle Marche”.
Di fronte ad una tale determinazione al “cupio dissolvi” riusciamo a concepire solo la spiegazione che ci si trovi di fronte alla completa mancanza di conoscenza delle montagne e del clima.
29 dicembre 2021
CAI Marche – Federazione Pro Natura – Forum Salviamo il Paesaggio – Gruppo d’Intervento Giuridico GRIG – Italia Nostra Marche – LAC Marche – La Lupus in Fabula – LAV Marche – Legambiente Marche– LIPU Marche – Mountain Wilderness Marche – WWF Marche
https://valori.it/wp-content/uploads/2020/02/Turismo-bianco-futuro-nero-AA.VV_.pdf
Maurizio Beria, presidente dell’Unione Montana via Lattea, realtà della Valle di Susa che vive per l’80% di turismo, in prevalenza legato al sistema neve, spiega che «ormai i cambiamenti climatici e gli scenari che si prospettano ci impongono di adeguarci». E il primo «adeguamento» è che le società di gestione private non investiranno più un euro nell’indotto neve al di sotto dei 2000 metri. «Stiamo concentrando gli investimenti nel potenziare l’area sopra i 2000, compreso, se ci verrà consentito, attraverso la costruzione di bacini idrici per l’innevamento artificiale». In buona sostanza, per le grosse stazioni di sci da d