COMUNICATO STAMPA

Siamo sconcertati ed esterrefatti dalle dichiarazioni del Presidente della Provincia Giuseppe Paolini in merito all’alluvione nelle Marche della scorsa settimana. Se la prende con l’Italia dei no che a suo dire “ha trasformato i fiumi in trappole mortali” perché non permette di “pulire” i fiumi, di “toccare un albero trascinato a valle che ostruisce un canale perché c’è una rana sopra”, di “alzare un argine perché devi tagliare alberi”, di “asportare la ghiaia dai fiumi perché è un furto”. Considerazioni che possono essere tollerate all’uomo della strada, ma che non possono uscire dalla bocca di un amministratore di un importante ente locale. Paolini dimostra non solo di non conoscere le norme, e le procedure, ma nemmeno di chi sono responsabilità, competenze e compiti. Affermare che “una volta la cultura contadina sapeva come affrontare la natura pulendo a fondo i fiumi” attesta che è fuori dalla realtà e che soprattutto non capisce la complessità del problema. Fosse possibile risolvere tutto tagliando alberi, raddrizzando il corso dei fiumi, scavarne il letto e costruendo argini sempre più alti, in pochi anni avremmo messo in sicurezza il Paese. Non comprendere che deve cambiare la gestione complessiva del territorio a partire dalla gestione dei boschi e dei terreni agricoli, dallo stop al consumo del suolo, dal divieto di costruire o ampliare edifici in aree esondabili, fino a delocalizzare abitazioni e attività economiche, significa non essere all’altezza di amministrare la cosa pubblica. E’ chiaro che serve anche fare manutenzione sugli argini, eliminare gli alberi flottanti o che minacciano di ostruire il letto del fiume, ma più ancora servono estese aree di laminazione in cui, quando serve, fare esondare il fiume, prima che la piena arrivi dentro i centri abitati, dove si verifica l’effetto imbuto perché spesso il letto del fiume è largo pochi metri, e non ci sono ponti sufficientemente alti. Ma tutto questo, ed altro ancora, sarà insufficiente se continuiamo a buttare metano e Co2 in atmosfera, se distruggiamo boschi e foreste, se non smettiamo di rapinare i beni e le risorse naturali per un immediato e breve guadagno. Sono la quantità di acqua e la velocità di corrivazione che causano le piene, non la presenza degli alberi nell’area golenale. Allargare o approfondire il letto dei fiumi, non solo non serve perché la maggior parte di essi sono già in erosione, ma è persino più pericoloso perché ciò aumenterebbe la velocità e la massa di acqua in attraversamento dei centri abitati. Non si dice inoltre che di fronte a eventi estremi come quello occorso (400 mm al mq in poche ore) è difficile evitare i danni alle cose, ma certamente si sarebbero potute salvare vite umane, e animali, con una allerta meteo più precisa e tempestiva.

Leggendo certa stampa o alcuni social sembra che le alluvioni siano colpa degli ambientalisti e non di chi ha amministrato il territorio finora. Non si dice ad esempio che a Cantiano i torrenti che attraversano o lambiscono il paese – il Burano, il Tenetra, e il Bevano – sono stati intubati o costretti in gallerie certamente non sufficienti a smaltire bombe d’acqua; si parla quasi sempre di arginature e di taglio della vegetazione spondale, ma non di aree di laminazione, perché avendo costruito ovunque è difficile trovare estese superfici inondabili vicino ai fiumi.

In conclusione, rimandiamo al mittente le squallide accuse sulla responsabilità degli ambientalisti, o del partito del no, per ciò che concerne il rischio alluvioni. Purtroppo, abbiamo amministratori che fanno le loro fortune politiche sulla gestione delle emergenze, sulla concessione di favori e deroghe, che si ricordano che bisogna mettere in sicurezza il territorio solo dopo le catastrofi, e che hanno la memoria corta di una mosca.

Fano, 20/09/2022

Il Consiglio Direttivo