COMUNICATO STAMPA

Ca’ Guerra (Urbino) No al consumo di suolo – Si al riuso del costruito.

Il comunicato stampa a firma di Giulio Lonzi di Slow Food Urbino ci impone una replica e una riflessione. La vicenda del nuovo polo industriale di 74000 mq a Ca’ Guerra, nel comune di Urbino, (al confine con i comuni di Sassocorvaro-Auditore, Tavoleto e Montecalvo in Foglia) sinceramente ci era sfuggita. Ha fatto bene il vicepresidente di Slow Food a richiamare l’attenzione delle associazioni ambientaliste e anche delle forze politiche che sempre più spesso infarciscono i loro discorsi e programmi con parole come “sostenibilità, resilienza, green economy, adattamento climatico, ecc”. L’annuncio da parte del sindaco di Urbino dell’insediamento di una grossa azienda della meccanica a Ca’ Guerra risale all’ottobre 2022 e si riferisce ad un’area già destinata ad uso industriale, artigianale, commerciale, direzionale fin dal P.R.G. del 1994. Il punto dolente è proprio questo: la previsione urbanistica è di 30 anni fa!!! Allora si era ancora in un clima politico e culturale in cui alla crescita economica non dovevano essere posti dei vincoli, nonostante già venti anni prima un noto studio (The Limits to Growth commissionato dal Club di Roma) ne evidenziava in maniera profetica le criticità e le problematiche ambientali e sociali. Oggi però, in piena crisi climatica, chi amministra gli enti locali non può non essere cosciente dei pericoli che derivano dalla continua e considerevole cementificazione dei suoli, dalla perdita di biodiversità, dall’incremento delle emissioni climalteranti in atmosfera. Quindi stigmatizziamo l’incomprensibile euforia del sindaco Gambini e di altri amministratori urbinati, e siamo solidali con le preoccupazioni di Slow Food per gli oltre 7 ettari di terreno agricolo che finiranno per essere impermeabilizzati. Chiediamo al Sindaco di Urbino: non ci sono altre superfici industriali già realizzate, oppure da ristrutturare, in tutta la valle del Foglia in cui far crescere l’attività di questa impresa che produce generatori e che ha necessità di espandersi? Non ci sono aree già urbanizzate da riconvertire evitando di distruggere altro suolo vivo e fertile? Pochi giorni fa la Giunta regionale ha approvato la nuova legge urbanistica (Norme di Pianificazione per il Governo del Territorio) che prioritariamente vorrebbe “orientare e coordinare gli enti locali e i loro piani a favore di obiettivi ormai imprescindibili quali il consumo di suolo a saldo zero, la rigenerazione urbana e territoriale, il riuso del costruito”: ma qui si rischia di chiudere il recinto quando i buoi sono ormai scappati! La nostra paura è che oggi non abbiamo amministratori locali capaci di affrontare le sfide che incombono e che inevitabilmente necessitano una revisione del modello di sviluppo basato sulla crescita infinita e sul corrispondente consumo di risorse naturali. Quando si valutano i benefici in termini di posti di lavoro di una impresa manifatturiera bisogna mettere sull’altro piatto della bilancia la perdita dei servizi economici ed ecosistemici della trasformazione di un territorio agricolo o forestale. Abbiamo l’impressione che mentre la casa brucia, molti amministratori (come Gambini) soffino sul fuoco.

Fano, 31/08/2023