SULLE RISORSE IDRICHE È ORA DI DECIDERE, MA CON CRITERIO

Con riferimento a quanto dichiarato, nei giorni scorsi, dai Sindaci Gambini e Biancani, in merito alla necessità di realizzare un invaso ad uso idropotabile, le  associazioni La Lupus in Fabula, Gruppo di Intervento Giuridico, Mountain Wilderness ed il coordinamento guardie del WWF Marche,  pur condividendo la necessità di dover prendere delle decisioni su una materia divenuta ormai dirimente, intendono esprimere alcune contrarietà e perplessità rispetto a quelle logiche, tutte politiche, che vorrebbero scontata la possibilità di realizzare un invaso di grandi dimensioni nella nostra provincia. Allo scopo, appare necessario sottolineare alcune imprecisioni dei sindaci Gambini e Biancani, ai quali va ricordato che non esiste nessuno studio di fattibilità, ma più semplicemente una “Attività di ricognizione e screening… (febbraio 2021) cui ha fatto seguito un “Piano di azione… contro siccità e scarsità idrica” (gennaio 2024). Questo è lo stato dei fatti ad oggi, a meno che i Sindaci non abbiano altre informazioni non ufficiali. Nel merito, sembrerebbe proprio “l’attività di ricognizione” a porre importanti incertezze sulla reale praticabilità della realizzazione dell’invaso. I professionisti, sulla base di parametri puntuali (descrittori), hanno attribuito un punteggio (da -50 a +50) alle varie zone di interesse. Ora, il criterio adottato ha portato ad individuare la zona di San Martino del Piano (Candigliano) come “l’ambito più promettente “con un punteggio massimo di 21. Questo valore (21 su 50) è già di per sé sufficiente a far ritenere chiuso il discorso “invaso” e ad orientare i ragionamenti verso altre soluzioni. L’impatto di una tale opera risulterebbe insostenibile: nel sito San Martino del Piano, che dallo studio risulta il meno peggio, insiste una faglia che ha generato scosse con epicentro proprio nei pressi della potenziale futura diga. Migliaia, poi, gli alberi che bisognerebbe eradicare devastando l’intera valle. E tutto questo per nulla, perché lassù, il Candigliano, è un ruscelletto con una portata minima, soggetto a secche estive e non in grado di riempire alcun invaso. Rimangono, certamente, ancora praticabili le partite più ovvie, ma forse meno appariscenti per la nostra politica: una seria e continua  campagna sul risparmio della risorsa, controlli sul rispetto di ordinanze e decreti che ne vietano l’uso improprio, maggiori impegni di spesa per  manutenzione e rinnovo degli acquedotti (perdite circa il 30%) attraverso l’impiego degli utili di bilancio, una rete di laghi di piccole dimensioni ad uso irriguo e idropotabile e altro ancora. Ma la filosofia imperante sembra guidata dalla speranza (e dalla politica), più che dalla logica: un po’ come dire “Intanto facciamo… poi si vedrà”. Ed è proprio questo modo di pensare che, nel tempo, ha generato il nostro spropositato debito pubblico nazionale, nonché la non predisposizione –  in tempo utile – di misure efficaci e sostenibili atte a prevenire il grande deficit di risorse idriche.

Gruppo di Intervento Giuridico, La Lupus in Fabula,  Mountain Wilderness, WWF Marche Coordinamento Guardie

 4 luglio 2024